La scomparsa del Decreto Energia genera incertezza su costi di luce e gas per famiglie e imprese italiane. Tra crisi politica, bonus a rischio e mercato tutelato al capolinea, il panorama energetico si complica, con conseguenze nazionali ed europee.
Che fine ha fatto il tanto atteso decreto energia 2025? L'incertezza se e quando verrà realizzato è significativa sia per le famiglie che per il tessuto imprenditoriale nazionale.
Negli ultimi anni, l’instabilità internazionale e le tensioni sui mercati hanno determinato fluttuazioni senza precedenti nei prezzi di luce e gas, accentuando la vulnerabilità di consumatori e imprese.
In tale panorama, atti normativi come il decreto oggetto di discussione avrebbero dovuto fornire risposte tempestive ai rincari delle bollette, definire agevolazioni concrete e favorire le condizioni necessarie per una reale transizione verso il mercato libero.
Tuttavia, la mancata approvazione di tale provvedimento ha lasciato irrisolte numerose questioni di fondo: dalla definizione dei sostegni per utenze domestiche e attività produttive, alle regole per l’avanzamento delle fonti rinnovabili e l’adattamento agli standard europei.
Il tortuoso percorso che ha portato allo stallo del decreto energia mette in luce la particolare fragilità del sistema decisionale in materia di politiche energetiche.
Annunciato per la prima volta a maggio, il provvedimento era stato individuato dal governo come leva chiave per calmierare i prezzi dell'energia e aggiornare le regole settoriali. Tuttavia, dopo promesse ripetute in sede ufficiale e una calendarizzazione che sembrava portare a una rapida approvazione, il testo non ha mai visto la luce.
I principali motivi:
L’ultimo anno è stato caratterizzato da un continuo alternarsi di aumenti e ribassi nei costi dell’energia, con effetti tangibili sulle bollette domestiche e sulle spese operative delle imprese. Secondo i dati dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), nei primi mesi del 2025 la componente elettrica per il cliente tipo vulnerabile in maggior tutela ha registrato un incremento medio di oltre il 18%, a cui si è aggiunto un rialzo del gas nell’ordine del 2,5% tra fine 2024 e inizio anno.
Questa situazione ha generato malcontento diffuso e un senso di precarietà nella gestione dei bilanci, aggravato dalla mancata presenza di una cornice normativa aggiornata in grado di fissare meccanismi di contenimento strutturale dei prezzi. Va inoltre considerato il passaggio verso la determinazione dei prezzi zonali, che dal 2025 sostituiranno progressivamente il modello del Prezzo Unico Nazionale (PUN), introducendo nuove variabilità legate alle differenze territoriali fra domanda, offerta e infrastrutture locali.
| Scenario 2025 | Luce | Gas |
| Incremento trimestrale (clienti vulnerabili) | +18,2% | +2,5% |
| Variazione attesa (mercato all’ingrosso) | -2,4% | -9,9% |
| Costo totale stimato €/anno (famiglia tipo) | circa 600-670 | 500-650 |
Per le aziende, il caro energia continua a incidere anche in termini di competitività rispetto ai concorrenti europei. Politiche come l’Energy Release 2.0, che prometterebbero energia a prezzo calmierato alle imprese energivore in cambio di sviluppi nel campo delle rinnovabili, rischiano di restare inefficaci senza il coordinamento previsto dal provvedimento sospeso.
Il quadro degli aiuti destinati a famiglie e microimprese per far fronte al caro bollette appare frammentato e segnato da numerosi rinvii. Il contributo straordinario sulla bolletta elettrica, inserito nel decreto bollette 2025, avrebbe dovuto assicurare un alleggerimento pari a 200 euro per i nuclei con ISEE fino a 25.000 euro. Tuttavia, l’erogazione è stata posticipata al secondo trimestre dell’anno in corso per chi fosse già in regola con la dichiarazione, mentre chi aggiornerà successivamente la DSU vedrà lo sconto più avanti.
In sintesi:
| Mercato tutelato (concluso) | Mercato libero |
| Prezzi e condizioni fissati da ARERA | Prezzi stabiliti dai fornitori, tariffe bloccate o variabili |
| Tutela rafforzata per vulnerabili | Scelta fra più offerte, servizi accessori |
| Passaggio automatico a mercato libero per tutti | Necessario valutare attentamente ogni contratto |
Le famiglie devono affrontare una maggiore responsabilità nella selezione delle tariffe e nella comprensione delle proprie abitudini di consumo, consapevoli che le protezioni tipiche della vecchia maggior tutela non sono più in vigore ad eccezione dei vulnerabili.
L’indebolimento delle politiche di sostegno alle energie rinnovabili e la frammentazione normativa rischiano di ostacolare il percorso di decarbonizzazione italiano e di compromettere la conformità agli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Nonostante le performance positive di altri grandi paesi europei, l’Italia stenta a superare il 41% di energia elettrica prodotta tramite fonti green, ben lontana dai risultati di Germania e Spagna.
Il rallentamento è dovuto principalmente a:
Lo scenario richiede strategie coerenti, tempi certi e una pianificazione trasparente delle deroghe, per non rischiare sanzioni europee e la perdita di finanziamenti essenziali per la transizione energetica nazionale.
L’irrisolta questione del cosiddetto decreto energia sparito riflette la difficoltà dell’Italia nell’assicurare ai cittadini e alle imprese un contesto stabile, affidabile e competitivo per l’energia.
Lo scenario attuale, segnato da ritardi normativi, bonus temporanei e una gestione transitoria della fine della maggior tutela, lascia spazio a incertezze e vulnerabilità economiche nei confronti dei rincari di luce e gas. Il rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili e la frammentazione delle regole tra i livelli istituzionali rischiano di penalizzare la competitività del paese e la sostenibilità degli impegni europei assunti con il PNRR e le direttive green.