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Decreto Energia sparito: le cause e le gravi ripercussioni su costi luce e gas per cittadini e imprese

di Marcello Tansini pubblicato il
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La scomparsa del Decreto Energia genera incertezza su costi di luce e gas per famiglie e imprese italiane. Tra crisi politica, bonus a rischio e mercato tutelato al capolinea, il panorama energetico si complica, con conseguenze nazionali ed europee.

Che fine ha fatto il tanto atteso decreto energia 2025? L'incertezza se e quando verrà realizzato è significativa sia per le famiglie che per il tessuto imprenditoriale nazionale.

Negli ultimi anni, l’instabilità internazionale e le tensioni sui mercati hanno determinato fluttuazioni senza precedenti nei prezzi di luce e gas, accentuando la vulnerabilità di consumatori e imprese.

In tale panorama, atti normativi come il decreto oggetto di discussione avrebbero dovuto fornire risposte tempestive ai rincari delle bollette, definire agevolazioni concrete e favorire le condizioni necessarie per una reale transizione verso il mercato libero.

Tuttavia, la mancata approvazione di tale provvedimento ha lasciato irrisolte numerose questioni di fondo: dalla definizione dei sostegni per utenze domestiche e attività produttive, alle regole per l’avanzamento delle fonti rinnovabili e l’adattamento agli standard europei. 

Crisi e stallo politico: perché il Decreto Energia è sparito?

Il tortuoso percorso che ha portato allo stallo del decreto energia mette in luce la particolare fragilità del sistema decisionale in materia di politiche energetiche.

Annunciato per la prima volta a maggio, il provvedimento era stato individuato dal governo come leva chiave per calmierare i prezzi dell'energia e aggiornare le regole settoriali. Tuttavia, dopo promesse ripetute in sede ufficiale e una calendarizzazione che sembrava portare a una rapida approvazione, il testo non ha mai visto la luce.

I principali motivi:

  • Da una parte si sono evidenziate divisioni all'interno della maggioranza di governo riguardo alle modalità di individuazione delle cosiddette "aree idonee" per gli impianti fotovoltaici. Minimi comuni tra i ministeri chiave dell’ambiente, agricoltura e cultura sembravano irraggiungibili: le richieste di maggiore flessibilità da parte delle aziende delle energie rinnovabili si sono scontrate con le posizioni restrittive di chi rappresenta il settore agricolo e la difesa del paesaggio.
  • L’aspetto giuridico dello stallo si è complicato con la sentenza del TAR Lazio, che ha accolto i ricorsi delle imprese contro l’eccessiva discrezionalità nella definizione delle aree e la possibilità per le Regioni di rilasciare vincoli ulteriori rispetto a quelli generali. Il risultato è stato un ulteriore irrigidimento istituzionale, culminato nell’impugnazione della sentenza presso il Consiglio di Stato.
  • Sullo sfondo, il confronto interno si è intrecciato con la necessità di rispettare impegni presi a Bruxelles: la direttiva RED II e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) impongono semplificazioni nell’installazione delle infrastrutture green, pena l’avvio di procedure d’infrazione e il mancato accesso ai fondi europei.
Il nodo delle aree idonee, sebbene centrale, è solo una delle questioni non risolte dal provvedimento non approvato. Restano sospesi interventi essenziali per la competitività delle aziende, revisioni delle concessioni alle reti e misure per ridurre il gap tra i prezzi dell’energia italiana e quelli delle principali economie europee. 

Costi di luce e gas nel 2025: impatti e scenari per famiglie e imprese

L’ultimo anno è stato caratterizzato da un continuo alternarsi di aumenti e ribassi nei costi dell’energia, con effetti tangibili sulle bollette domestiche e sulle spese operative delle imprese. Secondo i dati dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), nei primi mesi del 2025 la componente elettrica per il cliente tipo vulnerabile in maggior tutela ha registrato un incremento medio di oltre il 18%, a cui si è aggiunto un rialzo del gas nell’ordine del 2,5% tra fine 2024 e inizio anno.

Questa situazione ha generato malcontento diffuso e un senso di precarietà nella gestione dei bilanci, aggravato dalla mancata presenza di una cornice normativa aggiornata in grado di fissare meccanismi di contenimento strutturale dei prezzi. Va inoltre considerato il passaggio verso la determinazione dei prezzi zonali, che dal 2025 sostituiranno progressivamente il modello del Prezzo Unico Nazionale (PUN), introducendo nuove variabilità legate alle differenze territoriali fra domanda, offerta e infrastrutture locali.

Scenario 2025 Luce Gas
Incremento trimestrale (clienti vulnerabili) +18,2% +2,5%
Variazione attesa (mercato all’ingrosso) -2,4% -9,9%
Costo totale stimato €/anno (famiglia tipo) circa 600-670 500-650

Per le aziende, il caro energia continua a incidere anche in termini di competitività rispetto ai concorrenti europei. Politiche come l’Energy Release 2.0, che prometterebbero energia a prezzo calmierato alle imprese energivore in cambio di sviluppi nel campo delle rinnovabili, rischiano di restare inefficaci senza il coordinamento previsto dal provvedimento sospeso.

Bonus bollette e misure di sostegno: ritardi, modifiche e limiti

Il quadro degli aiuti destinati a famiglie e microimprese per far fronte al caro bollette appare frammentato e segnato da numerosi rinvii. Il contributo straordinario sulla bolletta elettrica, inserito nel decreto bollette 2025, avrebbe dovuto assicurare un alleggerimento pari a 200 euro per i nuclei con ISEE fino a 25.000 euro. Tuttavia, l’erogazione è stata posticipata al secondo trimestre dell’anno in corso per chi fosse già in regola con la dichiarazione, mentre chi aggiornerà successivamente la DSU vedrà lo sconto più avanti.

In sintesi:

  • Inizialmente la misura prevedeva una durata di sei mesi e una soglia massima di 15.000 euro di ISEE; le modifiche hanno aumentato la platea ma ridotto il periodo di aiuto a soli tre mesi, sollevando interrogativi sull’efficacia dello strumento.
  • Le famiglie che beneficiano già del bonus sociale ordinario non dovranno fare alcuna domanda per ricevere il sostegno straordinario, che verrà accreditato direttamente in bolletta: resta però il rischio che la frammentarietà e la brevità della misura non rappresentino una reale risposta di lungo termine all’instabilità dei prezzi.
Tra i motivi del rinvio degli aiuti, la necessità di rivedere al rialzo la soglia ISEE senza incrementare la spesa pubblica complessiva, e l’evidente difficoltà di individuare un calendario omogeneo e razionale per l’erogazione degli importi agli aventi diritto.
  • Restano infine i limiti legati all’accessibilità e all’adeguatezza del sostegno, con la necessità di informare i cittadini sia sui parametri di accesso sia sulle differenze tra bonus sociale regolamentato da Arera e bonus straordinario una tantum.

Mercato libero e fine del mercato tutelato: cosa cambia senza il decreto?

Dal luglio 2024 è stata avviata la completa transizione al mercato libero per la fornitura di luce e gas, lasciando solo agli utenti vulnerabili la possibilità di una tutela regolata. La mancata approvazione del provvedimento oggetto di discussione ha complicato ulteriormente questo passaggio, lasciando molti interrogativi aperti sulla regolazione, la trasparenza delle offerte e il controllo sulle condizioni economiche applicate dai fornitori tra cui:
  • I clienti domestici non vulnerabili che non hanno scelto un operatore sono stati affidati d’ufficio ai fornitori selezionati tramite gara, in applicazione del Servizio a Tutele Graduali.
  • I contratti nel libero mercato prevedono maggior flessibilità, inclusi prezzi bloccati e servizi aggiuntivi, ma richiedono estrema attenzione da parte dei consumatori per valutare clausole, costi fissi e rapporti contrattuali ormai fuori dalla protezione Arera.
  • In assenza di nuove regole chiare, il rischio di pratiche commerciali poco trasparenti, penali per recesso e difficoltà nella comparazione delle offerte aumenta, richiedendo un livello più alto di consapevolezza.
Tabella: Differenze tra Mercato Tutelato e Libero
Mercato tutelato (concluso) Mercato libero
Prezzi e condizioni fissati da ARERA Prezzi stabiliti dai fornitori, tariffe bloccate o variabili
Tutela rafforzata per vulnerabili Scelta fra più offerte, servizi accessori
Passaggio automatico a mercato libero per tutti Necessario valutare attentamente ogni contratto

Le famiglie devono affrontare una maggiore responsabilità nella selezione delle tariffe e nella comprensione delle proprie abitudini di consumo, consapevoli che le protezioni tipiche della vecchia maggior tutela non sono più in vigore ad eccezione dei vulnerabili.

Rallentamento delle energie rinnovabili e quadro normativo europeo

L’indebolimento delle politiche di sostegno alle energie rinnovabili e la frammentazione normativa rischiano di ostacolare il percorso di decarbonizzazione italiano e di compromettere la conformità agli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Nonostante le performance positive di altri grandi paesi europei, l’Italia stenta a superare il 41% di energia elettrica prodotta tramite fonti green, ben lontana dai risultati di Germania e Spagna.

Il rallentamento è dovuto principalmente a:

  • Procedure di autorizzazione particolarmente complesse e soggette a sovrapposizioni di competenze tra Stato e Regioni, con frequenti ricorsi e impugnazioni che ostacolano la realizzazione degli impianti.
  • L’assenza di comunicazione istituzionale efficace sui benefici economici, ambientali e sociali della transizione verso le fonti pulite.
  • Interventi legislativi che, pur prefiggendosi la semplificazione, in realtà aggiungono incertezza e favoriscono la frammentazione territoriale, come la normativa sulle aree agricole e il Testo Unico sulle rinnovabili.
In parallelo, il recepimento delle direttive europee sulla "case green" prevede obiettivi sfidanti: riduzione del 16% dei consumi energetici medi degli edifici residenziali entro il 2030 e ulteriore calo al 20-22% entro il 2035. Alla mancanza di finanziamenti UE diretti, si aggiunge la necessità per lo Stato di sostenere i costi attraverso incentivi nazionali, considerando deroghe limitate e specificità del patrimonio edilizio italiano.

Lo scenario richiede strategie coerenti, tempi certi e una pianificazione trasparente delle deroghe, per non rischiare sanzioni europee e la perdita di finanziamenti essenziali per la transizione energetica nazionale.

Conclusioni: rischi e urgenze per la politica energetica italiana

L’irrisolta questione del cosiddetto decreto energia sparito riflette la difficoltà dell’Italia nell’assicurare ai cittadini e alle imprese un contesto stabile, affidabile e competitivo per l’energia.

Lo scenario attuale, segnato da ritardi normativi, bonus temporanei e una gestione transitoria della fine della maggior tutela, lascia spazio a incertezze e vulnerabilità economiche nei confronti dei rincari di luce e gas. Il rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili e la frammentazione delle regole tra i livelli istituzionali rischiano di penalizzare la competitività del paese e la sostenibilità degli impegni europei assunti con il PNRR e le direttive green. 

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