La distribuzione dei salari per settore produttivo conferma l'ormai consolidata classifica che vede in cima i comparti ad alto valore aggiunto.
Se da un lato l'economia italiana ha beneficiato di una timida ripresa post-inflattiva, con un recupero parziale del potere d'acquisto, dall'altro le statistiche confermano che la maggior parte dei lavoratori dipendenti percepisce meno di 25.000 euro lordi all'anno, e che i giovani, i precari e i lavoratori a tempo parziale restano i più penalizzati.
Per comprendere la reale portata della questione retributiva nel nostro Paese, è necessario esplorare in profondità i dati aggiornati pubblicati da Cgil, Inps, JobPricing:
Il salario medio dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato, inclusi i part-time, è di 28.540 euro, mentre chi è assunto a termine si ferma a 10.302 euro. La media per i lavoratori full-time, considerando sia i contratti stabili che quelli temporanei, è di 29.508 euro, mentre per chi lavora part-time scende a 11.782 euro. La situazione diventa ancora più penalizzante per chi unisce contratto a termine e part-time, categoria che si ferma a 7.100 euro lordi annui, un livello al limite della soglia di povertà.
Nel settore pubblico le cifre sono più alte: la RAL media è pari a 34.153 euro, che corrisponde a circa 1.985 euro netti al mese, ma anche qui le differenze sono marcate tra i comparti. Le amministrazioni centrali garantiscono stipendi medi annui sopra i 44.000 euro, mentre la scuola si ferma sotto i 25.000. Le università e gli enti di ricerca offrono le retribuzioni più alte, oltre 49.500 euro lordi.
La distribuzione dei salari per settore produttivo conferma la classifica che vede in cima i comparti ad alto valore aggiunto e know-how tecnico. Le banche e i servizi finanziari restano in testa con una retribuzione media annua lorda pari a 45.906 euro, seguite da ingegneria, farmaceutica, telecomunicazioni, assicurazioni e consulenza informatica, tutte con RAL superiori ai 38.000 euro.
La chimica, l'energia, l'oil&gas e il comparto aerospaziale si attestano poco al di sotto di queste cifre ma restano nella fascia alta. I settori meno remunerativi comprendono i servizi alla persona, l'agricoltura e il commercio tradizionale, dove le RAL faticano a superare i 25.000 euro. Ma il fattore geografico resta uno degli elementi discriminanti nella definizione del salario.
In Lombardia, ad esempio, la RAL media tocca i 33.055 euro, mentre in Basilicata scende a 26.239 euro. Anche in Calabria, Sicilia, Molise e Puglia si registrano retribuzioni inferiori ai 28.000 euro, mentre Trentino-Alto Adige, Liguria, Piemonte e Emilia-Romagna si mantengono sopra i 31.000 euro. La città con i salari medi più alti è Milano, con 36.952 euro lordi, seguita da Trieste e Bolzano, mentre Ragusa, Crotone e Matera chiudono la classifica con valori medi compresi tra i 24.000 e i 25.700 euro.
Un altro parametro che incide in modo sostanziale sulle retribuzioni è l'età anagrafica del lavoratore. I dati del Salary Outlook di JobPricing indicano che, mediamente, i lavoratori tra i 15 e i 24 anni percepiscono 24.588 euro lordi annui, equivalenti a circa 1.590 euro netti al mese. Nella fascia 25-34 anni si sale a 27.028 euro, e tra i 35 e i 44 anni si toccano i 29.831 euro, con una netta impennata fino ai 34.057 euro per chi ha tra i 55 e i 64 anni.
L'aumento non è lineare: dopo i 45 anni, il ritmo di crescita salariale rallenta sensibilmente, in parte perché molte carriere si assestano e in parte perché i salari di ingresso nei nuovi impieghi tendono a essere più bassi. Le retribuzioni cambiano inoltre drasticamente a seconda del livello contrattuale. I dirigenti nel settore privato guadagnano in media 104.778 euro lordi all'anno, cifra che si traduce in circa 57.000 euro netti. I quadri si collocano attorno ai 56.416 euro lordi, mentre gli impiegati percepiscono in media 32.685 euro e gli operai si fermano a 26.074 euro.