Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Gli stipendi medi 2025 in Italia. I dati e le statistiche in base differenti ricerche a confronto

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Disuguaglianze strutturali tra privato e

La distribuzione dei salari per settore produttivo conferma l'ormai consolidata classifica che vede in cima i comparti ad alto valore aggiunto.

Se da un lato l'economia italiana ha beneficiato di una timida ripresa post-inflattiva, con un recupero parziale del potere d'acquisto, dall'altro le statistiche confermano che la maggior parte dei lavoratori dipendenti percepisce meno di 25.000 euro lordi all'anno, e che i giovani, i precari e i lavoratori a tempo parziale restano i più penalizzati.

Per comprendere la reale portata della questione retributiva nel nostro Paese, è necessario esplorare in profondità i dati aggiornati pubblicati da Cgil, Inps, JobPricing:

  • Disuguaglianze strutturali tra privato e pubblico
  • Quanto contano il settore di impiego e la regione di lavoro
  • L'influenza dell'età e del ruolo aziendale

Disuguaglianze strutturali tra privato e pubblico

Nel settore privato italiano, la RAL (Retribuzione Annua Lorda) media nel 2025 si assesta attorno a 30.838 euro, valore che si traduce in circa 24.000 euro netti annui, ma che nasconde dietro di sé una forte eterogeneità. Secondo lo studio della Cgil basato su dati Inps, oltre 6,2 milioni di lavoratori guadagnano meno di 15mila euro lordi l'anno, mentre il 62,7% non supera i 25mila. Accade perché i dati includono anche chi lavora per pochi mesi o con orari molto ridotti.

Il salario medio dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato, inclusi i part-time, è di 28.540 euro, mentre chi è assunto a termine si ferma a 10.302 euro. La media per i lavoratori full-time, considerando sia i contratti stabili che quelli temporanei, è di 29.508 euro, mentre per chi lavora part-time scende a 11.782 euro. La situazione diventa ancora più penalizzante per chi unisce contratto a termine e part-time, categoria che si ferma a 7.100 euro lordi annui, un livello al limite della soglia di povertà.

Nel settore pubblico le cifre sono più alte: la RAL media è pari a 34.153 euro, che corrisponde a circa 1.985 euro netti al mese, ma anche qui le differenze sono marcate tra i comparti. Le amministrazioni centrali garantiscono stipendi medi annui sopra i 44.000 euro, mentre la scuola si ferma sotto i 25.000. Le università e gli enti di ricerca offrono le retribuzioni più alte, oltre 49.500 euro lordi.

Quanto contano il settore di impiego e la regione di lavoro

La distribuzione dei salari per settore produttivo conferma la classifica che vede in cima i comparti ad alto valore aggiunto e know-how tecnico. Le banche e i servizi finanziari restano in testa con una retribuzione media annua lorda pari a 45.906 euro, seguite da ingegneria, farmaceutica, telecomunicazioni, assicurazioni e consulenza informatica, tutte con RAL superiori ai 38.000 euro.

La chimica, l'energia, l'oil&gas e il comparto aerospaziale si attestano poco al di sotto di queste cifre ma restano nella fascia alta. I settori meno remunerativi comprendono i servizi alla persona, l'agricoltura e il commercio tradizionale, dove le RAL faticano a superare i 25.000 euro. Ma il fattore geografico resta uno degli elementi discriminanti nella definizione del salario.

In Lombardia, ad esempio, la RAL media tocca i 33.055 euro, mentre in Basilicata scende a 26.239 euro. Anche in Calabria, Sicilia, Molise e Puglia si registrano retribuzioni inferiori ai 28.000 euro, mentre Trentino-Alto Adige, Liguria, Piemonte e Emilia-Romagna si mantengono sopra i 31.000 euro. La città con i salari medi più alti è Milano, con 36.952 euro lordi, seguita da Trieste e Bolzano, mentre Ragusa, Crotone e Matera chiudono la classifica con valori medi compresi tra i 24.000 e i 25.700 euro.

L'influenza dell'età e del ruolo aziendale

Un altro parametro che incide in modo sostanziale sulle retribuzioni è l'età anagrafica del lavoratore. I dati del Salary Outlook di JobPricing indicano che, mediamente, i lavoratori tra i 15 e i 24 anni percepiscono 24.588 euro lordi annui, equivalenti a circa 1.590 euro netti al mese. Nella fascia 25-34 anni si sale a 27.028 euro, e tra i 35 e i 44 anni si toccano i 29.831 euro, con una netta impennata fino ai 34.057 euro per chi ha tra i 55 e i 64 anni.

L'aumento non è lineare: dopo i 45 anni, il ritmo di crescita salariale rallenta sensibilmente, in parte perché molte carriere si assestano e in parte perché i salari di ingresso nei nuovi impieghi tendono a essere più bassi. Le retribuzioni cambiano inoltre drasticamente a seconda del livello contrattuale. I dirigenti nel settore privato guadagnano in media 104.778 euro lordi all'anno, cifra che si traduce in circa 57.000 euro netti. I quadri si collocano attorno ai 56.416 euro lordi, mentre gli impiegati percepiscono in media 32.685 euro e gli operai si fermano a 26.074 euro.

Leggi anche