Le grandi imprese europee accelerano sugli investimenti nell'UE, puntando su settori chiave come energia, digitale e difesa. Chiedono meno burocrazia e nuove riforme per rafforzare la competitività e valorizzare sinergie con PMI.
L’Europa sta assistendo a una rinnovata centralità degli investimenti industriali. I maggiori gruppi del continente, guidati da colossi quali Airbus, Siemens, Maersk, ASML e Leonardo, hanno manifestato una decisa intenzione d’investire per rafforzare la competitività del sistema produttivo europeo.
Questa tendenza viene letta come una risposta coordinata alle sfide globali poste dagli Stati Uniti e dalla Cina, nonché alle transizioni tecnologiche e ambientali in atto. L’impegno dichiarato, sancito nel Copenhagen Pledge, prevede un aumento fino al 50% degli investimenti in Unione Europea entro il 2030. Tale accelerazione non rappresenta solamente una somma di capitali mobilitati, ma testimonia la volontà di creare un ambiente fertile per innovazione, crescita e sicurezza economica.
Sullo sfondo, la pressione della competizione internazionale e l’esigenza di una maggiore autonomia industriale premono per nuove strategie comuni tra aziende, istituzioni e capitale privato, segnando l’avvio di una stagione che promette di ridefinire il ruolo stesso dell’industria europea sulla scena globale.
La necessità di rafforzare la posizione delle realtà industriali dell’Unione Europea si traduce in richieste puntuali avanzate ai decisori politici. Le imprese desiderano un mercato unico più integrato e privo di barriere che ostacolino la libera circolazione di capitali, tecnologie e competenze. Molti attori del Big industria Ue pronte ad investire individuano nella frammentazione regolatoria un freno alla crescita: gli adempimenti burocratici elevati, la molteplicità di autorizzazioni e la lentezza delle procedure influiscono negativamente sulla capacità di scalare nuovi mercati e portare innovazione. I principali elementi richiesti dalle grandi aziende includono:
La nuova strategia, sostenuta dal Rapporto Draghi e dalle comunicazioni della Commissione, riconosce che l’efficacia delle riforme dipende dalla capacità di ridurre drasticamente la burocrazia e di stabilire una “tabella di marcia” per concludere il mercato unico entro il 2028. In questo quadro, gli investitori privati osservano con attenzione il confronto tra Consiglio e Parlamento, decisive per assicurare una regolazione più prevedibile, efficiente e orientata alla crescita dell’industria UE.
Il percorso di rilancio degli investimenti ruota attorno a comparti considerati essenziali per la crescita sostenibile e la sicurezza europea. L’energia riveste un ruolo chiave, con un’attenzione particolare alle fonti rinnovabili, all’idrogeno e alla modernizzazione delle infrastrutture e reti intelligenti. Nell’ambito tech, la mobilitazione riguarda la microelettronica, l’intelligenza artificiale e servizi cloud: soluzioni indispensabili per mantenere la sovranità digitale e rilanciare la produttività.
La difesa occupa una posizione centrale per rispondere alle esigenze di deterrenza e autonomia strategica, anche alla luce della nuova politica di sicurezza europea. Qui i grandi gruppi chiedono di rafforzare joint venture e filiere integrate, favorendo l’ingresso del capitale privato in progetti di ricerca avanzata. Il settore farmaceutico, infine, segna una direzione di crescita con investimenti in ricerca e sviluppo, favoriti dalla richiesta di snellimento normativo e da politiche industriali che premiano l’innovazione e la produzione locale.
In particolare:
La spinta agli investimenti non coinvolge solo le grandi industrie: anche le PMI sono chiamate a giocare un ruolo chiave nella catena del valore europea. In Italia e nel resto d’Europa, le piccole e medie imprese rappresentano una porzione consistente della produzione, dell’occupazione e della capacità di innovazione. Le collaborazioni tra big industry e PMI sono sempre più frequenti, soprattutto nell’ambito della supply chain tecnologica e della difesa, dove le capacità di produzione flessibili e la specializzazione locale risultano determinanti.
In che modo?