Gli effetti e le ripercussioni sugli aumenti delle importazioni farmaci, mobili per cucina e bagno e camion decise dagli Usa per l'Italia
L’annuncio statunitense di nuove tariffe sulle importazioni di farmaci, mobili per cucina e bagno e camion ha acceso un nuovo capitolo nelle relazioni commerciali mondiali.
Attraverso queste misure restrittive, destinate a entrare in vigore dal primo ottobre, si delinea un impatto significativo sia sui mercati internazionali che sul tessuto produttivo di diversi Paesi, Italia inclusa. Questa decisione genera forti preoccupazioni tra gli operatori economici e i cittadini, poiché le ripercussioni si estenderanno ben oltre i confini americani.
L’applicazione di dazi al 100%, 50% e 25% su specifiche categorie di prodotti mira a proteggere la manifattura interna degli Stati Uniti, ma rischia di stravolgere equilibri consolidati del commercio globale.
In questo scenario, le aziende italiane attive nei settori farmaceutico, dell’arredo e dell’automotive si trovano a dover affrontare una fase di incertezza e ridefinizione strategica.
Le nuove misure tariffarie introdotte dagli Stati Uniti prevedono aliquote estremamente aggressive su alcune delle principali esportazioni mondiali. I dettagli comunicati evidenziano:
Prodotto | Aliquota Dazi Usa |
Farmaci di marca/brevettati | 100% (esente se produzione o cantiere avviato negli USA) |
Mobili da cucina/bagno | 50% |
Camion pesanti | 25% |
L’adozione di tariffe elevate appare come una strategia chiara verso un rafforzamento del settore manifatturiero nazionale statunitense. La motivazione principale comunicata dalle autorità americane risiede nella volontà di ridurre una presunta “invasione” di prodotti esteri, giudicata dannosa per la sicurezza nazionale e la capacità produttiva interna. Il riferimento ricorrente alla sicurezza nazionale trova fondamento nell’uso della Section 232 del Trade Expansion Act del 1962, che consente di imporre restrizioni commerciali qualora sia minacciata la sicurezza degli Stati Uniti.
Il fine dichiarato è duplice:
Le società italiane attive nella produzione di farmaci di marca e brevettati si trovano di fronte a sfide imponenti derivanti dall’introduzione di un dazio del 100% sulle importazioni negli USA. Questo provvedimento potrà incidere su ricavi, marginalità e sulla sostenibilità di alcune linee produttive.
Il dazio del 50% su mobili e componenti per cucina e bagno rappresenta una minaccia diretta per i produttori italiani che da anni esportano con successo negli Stati Uniti. Tali aziende dovranno affrontare un aumento dei costi che potrà riflettersi sull’intera filiera:
Il dazio del 25% sulle importazioni di camion pesanti avrà ricadute dirette su quei costruttori italiani che operano nella produzione di veicoli commerciali destinati all’export verso gli Stati Uniti.
Almeno su 2 livelli ci sono e ci saranno conseguenze sull'aumento dei dazi USA per i cittadini italiani. I farmaci, made in USA o con brevetti USA, costeranno di più e alcuni potrebbero arrivare con forti ritardi e difficoltà in Italia, almeno con il sistema sanitario nazionale. E non è un fattore da sottovaliutare, tanto che diverse associazioni ed enti internazionali hanno già parlato di un allarme mondiale per la disponibilità di medicine e di cure.
Il secondo aspetto, da non sottovalutare, sono le ricadute sull'occupazione su aziende che si trovano già in difficoltà come quelle dei mobili (anche pensando alla cancellzione del bonus mobili nel 2026 e alla riduzione delle altre agevolazioni per la casa), dei camion e automotive in generale. Meglio dovrebbero rispondere le aziende famarceutiche, almeno a livello di impatto occupazionale nel breve e medio termine, ma nel lungo periodo, le preoccupazione restano anche per loro.
L’introduzione dei dazi statunitensi, specie su beni essenziali o ad alto valore aggiunto, alimenta timori diffusi di un’accelerazione dell’inflazione. Negli USA i costi più elevati per farmaci, arredi e veicoli rischiano di innescare ulteriori rincari, vanificando gli sforzi della Federal Reserve per contenere i prezzi.
Le ripercussioni non si fermano agli Stati Uniti: altri Paesi, in primis Unione europea, Canada, Giappone e Corea del Sud, valutano contromisure. L’UE, già impegnata in complesse trattative commerciali con gli USA, potrebbe ricorrere a strumenti di difesa presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) o stabilire nuovi dazi su prodotti americani in risposta alle misure restrittive.
Questo scenario alimenta tensioni diplomatiche e rischia di dar luogo a una vera "guerra commerciale", con impatti negativi su crescita e stabilità dei mercati mondiali.