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Le conseguenze dei nuovi dazi Usa su farmaci, mobili da cucina e bagno, camion su aziende e cittadini italiani

di Marcello Tansini pubblicato il
nuovi dazi usa

Gli effetti e le ripercussioni sugli aumenti delle importazioni farmaci, mobili per cucina e bagno e camion decise dagli Usa per l'Italia

L’annuncio statunitense di nuove tariffe sulle importazioni di farmaci, mobili per cucina e bagno e camion ha acceso un nuovo capitolo nelle relazioni commerciali mondiali.

Attraverso queste misure restrittive, destinate a entrare in vigore dal primo ottobre, si delinea un impatto significativo sia sui mercati internazionali che sul tessuto produttivo di diversi Paesi, Italia inclusa. Questa decisione genera forti preoccupazioni tra gli operatori economici e i cittadini, poiché le ripercussioni si estenderanno ben oltre i confini americani.

L’applicazione di dazi al 100%, 50% e 25% su specifiche categorie di prodotti mira a proteggere la manifattura interna degli Stati Uniti, ma rischia di stravolgere equilibri consolidati del commercio globale.

In questo scenario, le aziende italiane attive nei settori farmaceutico, dell’arredo e dell’automotive si trovano a dover affrontare una fase di incertezza e ridefinizione strategica.

Misure tariffarie annunciate: dettagli su farmaci, mobili e camion

Le nuove misure tariffarie introdotte dagli Stati Uniti prevedono aliquote estremamente aggressive su alcune delle principali esportazioni mondiali. I dettagli comunicati evidenziano:

  • Farmaci di marca e brevettati: dazio del 100% sulle importazioni, con l’esclusione delle aziende che hanno uno stabilimento produttivo in territorio statunitense o che hanno avviato la costruzione di uno. Il criterio di esenzione si applica solo se i lavori sono effettivamente iniziati.
  • Mobili da cucina e bagno: dazio del 50% su mobili e articoli correlati provenienti dall’estero. La misura riguarda sia prodotti finiti che componenti preassemblati o semilavorati destinati agli USA.
  • Camion pesanti: dazio del 25% su tutti i camion importati, senza distinzione tra produttori europei, asiatici o di altri Paesi.
Queste tariffe si aggiungono a una politica già restrittiva, che aveva incluso aliquote dal 10% in su su vari comparti fra cui acciaio, alluminio e automotive. Sussistono ancora aree di incertezza sull’applicazione delle esenzioni, specialmente per i grandi gruppi farmaceutici multinazionali operativi tra Europa e Stati Uniti. Restano inoltre dubbi sull’eventuale estensione dei dazi ad altri prodotti o settori affini.
Prodotto Aliquota Dazi Usa
Farmaci di marca/brevettati 100% (esente se produzione o cantiere avviato negli USA)
Mobili da cucina/bagno 50%
Camion pesanti 25%

Motivazioni e obiettivi della politica protezionistica americana

L’adozione di tariffe elevate appare come una strategia chiara verso un rafforzamento del settore manifatturiero nazionale statunitense. La motivazione principale comunicata dalle autorità americane risiede nella volontà di ridurre una presunta “invasione” di prodotti esteri, giudicata dannosa per la sicurezza nazionale e la capacità produttiva interna. Il riferimento ricorrente alla sicurezza nazionale trova fondamento nell’uso della Section 232 del Trade Expansion Act del 1962, che consente di imporre restrizioni commerciali qualora sia minacciata la sicurezza degli Stati Uniti.

Il fine dichiarato è duplice:

  • Tutelare i produttori americani da pratiche ritenute sleali da parte dei principali partner commerciali internazionali;
  • Incentivare la rilocalizzazione delle attività industriali incentivando investimenti interni e la costruzione di nuovi impianti produttivi nel Paese.
Questa scelta rappresenta un marcato allontanamento dalle politiche di libero scambio del passato e introduce elementi di incertezza nei rapporti commerciali multilaterali. Al contempo, pone pressione sulle catene globali del valore, richiedendo una rimodulazione delle strategie da parte degli attori coinvolti.

Conseguenze previste per le aziende italiane del settore farmaceutico

Le società italiane attive nella produzione di farmaci di marca e brevettati si trovano di fronte a sfide imponenti derivanti dall’introduzione di un dazio del 100% sulle importazioni negli USA. Questo provvedimento potrà incidere su ricavi, marginalità e sulla sostenibilità di alcune linee produttive.

  • Le aziende che già dispongono di stabilimenti produttivi negli Stati Uniti, o che hanno avviato progetti di costruzione, potrebbero evitare il pesante impatto delle nuove aliquote, ma molte PMI resteranno esposte alla nuova stretta.
  • La complessità dei processi autorizzativi negli Stati Uniti – dalla FDA alle regole doganali – si tradurrà in tempi più lunghi e costi più alti per chi deciderà di investire direttamente oltreoceano.
  • Per le imprese italiane senza presenza industriale negli Stati Uniti, il rischio concreto è la perdita di quote di mercato, a beneficio di multinazionali che possono adeguarsi più agevolmente alle nuove regole.
Il comparto farmaceutico made in Italy, che nel 2024 ha raggiunto un export record, vede dunque un’improvvisa barriera commerciale su uno dei mercati chiave. Potrebbero emergere anche ricadute in termini occupazionali e di ricerca, in quanto molti investimenti potrebbero essere dirottati verso il mercato americano piuttosto che rafforzare la presenza produttiva in Italia.

Effetti sui produttori e sui consumatori di mobili da cucina e bagno

Il dazio del 50% su mobili e componenti per cucina e bagno rappresenta una minaccia diretta per i produttori italiani che da anni esportano con successo negli Stati Uniti. Tali aziende dovranno affrontare un aumento dei costi che potrà riflettersi sull’intera filiera:

  • aumento dei prezzi al dettaglio negli Stati Uniti, che potrebbe limitare la domanda e ridurre la competitività dei prodotti italiani sul mercato americano;
  • pressione sui margini dei produttori italiani, già alle prese con l’inflazione delle materie prime e con altre barriere tariffarie e non-tariffarie;
  • rischio di riduzione dei volumi esportati, con possibili conseguenze negative per la salute del settore legionello e per l’indotto produttivo nazionale.
D’altro canto, anche i consumatori americani subiranno un incremento dei prezzi finali, negli acquisti di arredi di fascia alta e media e nei progetti di ristrutturazione domestica. Alcune aziende potrebbero valutare strategie di delocalizzazione produttiva e partnership locali negli Stati Uniti per aggirare le nuove barriere.

Impatto delle tariffe sul mercato dei veicoli commerciali italiani

Il dazio del 25% sulle importazioni di camion pesanti avrà ricadute dirette su quei costruttori italiani che operano nella produzione di veicoli commerciali destinati all’export verso gli Stati Uniti.

  • Le imprese dovranno fronteggiare una perdita di competitività rispetto ai concorrenti statunitensi e a quelli esteri che hanno filiali produttive negli USA.
  • Alcuni costruttori potrebbero rivedere le proprie strategie produttive, accelerando investimenti in joint-venture o stabilimenti oltreoceano per ridurre l’impatto doganale.
  • Il comparto della componentistica subirà un’ulteriore pressione sui prezzi, mettendo a rischio commesse e collaborazioni con aziende americane.
Il rischio generale è un rallentamento della penetrazione italiana nei mercati di riferimento, con effetti a catena su export, occupazione e crescita industriale.

Le conseguenze e gli effetti sui cittadini italiani

Almeno su 2 livelli ci sono e ci saranno conseguenze sull'aumento dei dazi USA per i cittadini italiani. I farmaci, made in USA o con brevetti USA, costeranno di più e alcuni potrebbero arrivare con forti ritardi e difficoltà in Italia, almeno con il sistema sanitario nazionale. E non è un fattore da sottovaliutare, tanto che diverse associazioni ed enti internazionali hanno già parlato di un allarme mondiale per la disponibilità di medicine e di cure.
Il secondo aspetto, da non sottovalutare, sono le ricadute sull'occupazione su aziende che si trovano già in difficoltà come quelle dei mobili (anche pensando alla cancellzione del bonus mobili nel 2026 e alla riduzione delle altre agevolazioni per la casa), dei camion e automotive in generale. Meglio dovrebbero rispondere le aziende famarceutiche, almeno a livello di impatto occupazionale nel breve e medio termine, ma nel lungo periodo, le preoccupazione restano anche per loro.

Rischio di inflazione, tensioni internazionali e reazioni UE

L’introduzione dei dazi statunitensi, specie su beni essenziali o ad alto valore aggiunto, alimenta timori diffusi di un’accelerazione dell’inflazione. Negli USA i costi più elevati per farmaci, arredi e veicoli rischiano di innescare ulteriori rincari, vanificando gli sforzi della Federal Reserve per contenere i prezzi.

Le ripercussioni non si fermano agli Stati Uniti: altri Paesi, in primis Unione europea, Canada, Giappone e Corea del Sud, valutano contromisure. L’UE, già impegnata in complesse trattative commerciali con gli USA, potrebbe ricorrere a strumenti di difesa presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) o stabilire nuovi dazi su prodotti americani in risposta alle misure restrittive.

Questo scenario alimenta tensioni diplomatiche e rischia di dar luogo a una vera "guerra commerciale", con impatti negativi su crescita e stabilità dei mercati mondiali.

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