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Nelle aree comuni, parcheggio e box condomini è punibile la guida da ubriaco o sotto effetto di droga

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Guida in stato di ebbrezza condominio

Contrariamente a quanto molti credono, guidare in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti è punibile dalla legge anche nelle aree condominiali. Normativa e conseguenze

La guida in stato di ebbrezza rappresenta un comportamento pericoloso e severamente punito dal Codice della Strada, per tutelare la sicurezza pubblica. Ciò non riguarda solamente le strade pubbliche, ma anche aree apparentemente private, come quelle condominiali, qualora siano destinate o facilmente accessibili al transito di più persone o veicoli. 

Perché la guida in stato di ebbrezza è reato anche nelle aree condominiali?

La guida in stato di ebbrezza all’interno delle aree condominiali è considerata reato quando queste zone sono liberamente accessibili a un numero indeterminato di persone o veicoli. Questo principio è stato ribadito dalla giurisprudenza della Cassazione, che ricorda come le norme del Codice della Strada trovino applicazione ovunque vi sia un uso pubblico della viabilità. Di conseguenza, anche spazi privati che consentono il transito non esclusivo, come parcheggi e vialetti condominiali aperti o facilmente aggirabili, rientrano in questa disciplina.

L’applicazione normativa in tali contesti si basa sull’esigenza di garantire la sicurezza collettiva, indipendentemente dalla proprietà dell’area. Questa interpretazione tutela pedoni, automobilisti e residenti che possono essere esposti ai rischi causati da comportamenti scorretti, come incidenti stradali o danni materiali. Infatti, per area privata con destinazione d’uso pubblico si intende qualsiasi luogo privato, che, pur essendo delimitato, consenta di fatto un passaggio indistinto di persone o mezzi, rendendo necessaria l’applicazione delle regole di circolazione.

Ad esempio, urtare veicoli parcheggiati, lampioni o mura condominiali sotto l’effetto dell’alcol non solo costituisce reato di guida in stato di ebbrezza, ma può far scattare aggravanti qualora l’area venga ritenuta ad accesso pubblico. La Corte di Cassazione ha sottolineato che queste norme non solo preservano l’ordine, ma ribadiscono la responsabilità individuale anche in contesti privati apparentemente non soggetti a regolamentazione pubblica.

Cosa si intende per uso pubblico di un'area privata?

Un’area privata a uso pubblico si identifica come uno spazio di proprietà privata che, per sua natura o destinazione, permette il transito a una pluralità di individui non specificamente determinati. La caratteristica essenziale è l’accessibilità, che non deve essere necessariamente arbitraria, ma concreta o implicita. Ad esempio, i vialetti condominiali, se liberi da barriere invalicabili o con accessi non adeguatamente sorvegliati, rientrano in questa definizione.

Secondo le interpretazioni fornite dalla Corte di Cassazione, l’inserimento di cancelli o sbarre non esclude automaticamente l’uso pubblico, a meno che tali misure non limitino in modo effettivo l’accesso a un ristretto numero di utenti ben identificabili. Per esempio, un’area dotata di cancello aperto o facilmente aggirabile è comunque considerata a uso pubblico tanto quanto un cortile completamente privo di delimitazioni fisiche. La fruibilità pratica dell’area da parte di un indeterminato numero di persone è infatti l’elemento discriminante.

Esempi pratici sono i parcheggi interni ai condomini o i vialetti di manovra, che, pur essendo inclusi in una proprietà privata, possono essere utilizzati da residenti, visitatori o fornitori senza specifica autorizzazione. La legge richiede che in queste zone si rispettino le norme del Codice della Strada proprio per la loro destinazione funzionale, che le assimila a spazi con rilevanza pubblica dal punto di vista della sicurezza.

Lo scopo normativo di questa interpretazione è quello di proteggere la circolazione e prevenire comportamenti rischiosi, sia per i frequentatori abituali dell’area sia per altre persone che possono trovarsi temporaneamente nello spazio interessato. Ciò vale indipendentemente dal titolo di proprietà o dal contesto giuridico dell’area stessa.

Le conseguenze legali della guida in stato di ebbrezza in aree condominiali

Le conseguenze legali della guida in stato di ebbrezza in aree condominiali sono paragonabili a quelle previste per le strade pubbliche, in quanto il Codice della Strada trova applicazione anche negli spazi privati destinati all’uso pubblico. In primo luogo, chi viene sorpreso a guidare in stato di ebbrezza rischia sanzioni amministrative, come multe salate e la possibile sospensione o revoca della patente di guida. La gravità della sanzione è determinata dal tasso alcolemico rilevato al momento dell’infrazione: maggiore è il livello di alcol nel sangue, più severe saranno le pene applicate.

La responsabilità civile non è da sottovalutare. In caso di danni a terzi, come lesioni a persone o danneggiamento di beni (es. veicoli parcheggiati o strutture condominiali come lampioni e mura), il conducente è tenuto al risarcimento completo dei danni provocati. Questi costi possono essere significativi, specialmente se accompagnati dall’esclusione temporanea della copertura assicurativa prevista in casi di dolo o colpa grave.

Infine, la giurisprudenza ha chiarito che il solo fatto di condurre un mezzo in stato di ebbrezza all’interno di un’area condominiale aperta al transito può supportare il reato, anche senza un effettivo incidente. 

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