L'UE interviene per bloccare una delle tre sostanze di largo consumo legate a ictus, infarti e malattie cardiache. Un'azione urgente per tutelare la salute pubblica contro gravi rischi
Negli ultimi anni, l'attenzione delle autorità sanitarie si è focalizzata sull'impatto che alcune sostanze chimiche possono avere sulla salute cardiovascolare. Tra queste, il bisfenolo A (BPA), il di(2-etilesil)ftalato (DEHP) e gli eteri di difenile polibromurato (PBDE) sono state identificate come componenti potenzialmente pericolosi per milioni di persone in tutto il mondo. Queste sostanze sono ampiamente utilizzate nella produzione di materie plastiche e altri prodotti di consumo quotidiano, e l'esposizione continua può avere gravi conseguenze sulla salute umana.
Recenti studi, supportati da organi come l'EFSA e l'IARC, hanno mostrato un legame diretto tra queste sostanze e l'aumento del rischio di malattie cardiovascolari, tra cui ictus e infarto. In risposta a queste preoccupazioni, numerosi paesi, tra cui le nazioni dell'Unione Europea, hanno iniziato a valutare l'introduzione di regolamenti più severi per limitare l'uso di tali sostanze, nel tentativo di proteggere la salute pubblica e ridurre i decessi attribuibili a questi agenti chimici.
Le tre sostanze sotto scrutinio sono il bisfenolo A (BPA), il di(2-etilesil)ftalato (DEHP) e gli eteri di difenile polibromurato (PBDE). Utilizzati in un'ampia gamma di prodotti industriali, dal packaging alimentare ai ritardanti di fiamma per elettronica e mobili, questi composti chimici comportano seri rischi per la salute umana. Il loro utilizzo è diffuso nelle lavorazioni di industrie metallurgiche e galvaniche, dove operano come agenti plastificanti e stabilizzanti.
Secondo il IARC, queste sostanze sono classificate come possibili agenti cancerogeni, il che giustifica pienamente la necessità di una regolamentazione rigorosa sotto il Regolamento REACH dell'Unione Europea.
Il Bisfenolo A (BPA) è una sostanza chimica utilizzata principalmente nella produzione di plastiche e resine. È presente in molti prodotti quotidiani, inclusi contenitori per alimenti, bottiglie d'acqua riutilizzabili e rivestimenti interni delle lattine. Il BPA è noto per la sua capacità di fuoriuscire dai materiali plastici in cui è contenuto, soprattutto quando esposto a calore intenso o acidi, contaminando in tal modo gli alimenti e le bevande. Questa contaminazione è motivo di preoccupazione a causa degli effetti endocrini dannosi del BPA, che può imitare gli estrogeni e perturbare i normali processi ormonali del corpo.
L'EFSA ha condotto una valutazione globale sul BPA, identificandolo come un rischio potenziale per la salute umana, particolarmente in relazione al sistema immunitario e cardiovascolare. I risultati hanno spinto l'Unione Europea a imporre limiti severi al suo utilizzo nei materiali a contatto con gli alimenti. A supporto di queste misure, vengono concesse eccezioni limitate in assenza di alternative più sicure.
Il Di(2-etilesil)ftalato (DEHP) è un tipo di ftalato ampiamente utilizzato come plastificante nel PVC e in altre materie plastiche per conferirne flessibilità e durata. Questo composto chimico è spesso presente in prodotti di uso comune come tubature, rivestimenti per pavimenti, giocattoli, e dispositivi medici, causando potenziali esposizioni diffuse nella popolazione. Grazie alle sue caratteristiche chimiche, il DEHP può rilasciarsi facilmente dai materiali plastici, rendendo possibile l'assorbimento sia tramite inalazione che tramite contatto dermico e ingestione di cibo contaminato.
La ricerca scientifica ha dimostrato che l'esposizione cronica al DEHP è associata a effetti negativi sulla salute umana, tra cui disturbi endocrini e danni al sistema riproduttivo. In particolare, studi epidemiologici suggeriscono una correlazione diretta tra DEHP e aumento del rischio di malattie cardiovascolari, evidenziando la necessità di una regolamentazione maggiore nella sua applicazione industriale.
Il DEHP è stato classificato come potenziale cancerogeno, incrementando la pressione su governi e organismi di regolamentazione per ridurre il suo utilizzo e promuovere alternative più sicure.
Gli eteri di difenile polibromurato (PBDE) sono una classe di ritardanti di fiamma comunemente integrati in numerosi prodotti per ridurre il rischio di incendi. Tali sostanze si trovano spesso in materiali come schiume poliuretaniche nei mobili, componenti elettronici, tappeti e tappezzerie. La loro capacità di disperdersi nell'ambiente e bioaccumularsi lungo la catena alimentare ha sollevato preoccupazioni da parte della comunità scientifica e delle autorità sanitarie globali.
I PBDE, a causa della loro struttura chimica ed elevata stabilità, possono persistere nell'ambiente e penetrare nei tessuti umani attraverso l'inalazione di polveri domestiche o l’ingestione. Studi suggeriscono che queste sostanze potrebbero alterare il sistema endocrino, interferendo con le funzioni ormonali essenziali, ed essere correlate a un aumento del rischio di malattie neurologiche e disfunzioni del sistema immunitario.
Oltre ai potenziali effetti neurologici, la IARC classifica alcuni PBDE come potenzialmente cancerogeni, spingendo per una valutazione critica e un controllo regolamentare più rigoroso.
L'Unione Europea ha adottato misure per mitigare i rischi associati all'esposizione a sostanze chimiche come BPA, DEHP e PBDE. È stata istituita una normativa rigorosa per controllare e limitare l'uso di queste sostanze, garantendo un monitoraggio continuo dei prodotti importati e fabbricati.
In particolare, Bruxelles ha introdotto divieti specifici per sostanze pericolose nei materiali a contatto con gli alimenti e nei prodotti di consumo, oltre a promuovere l'impiego di alternative più sicure. Gli Stati membri sono attivamente coinvolti nel garantire l'applicazione di queste normative a livello nazionale, proteggendo la salute pubblica e promuovendo un commercio più sicuro.
Il divieto del bisfenolo A negli imballaggi alimentari rappresenta una misura fondamentale nell'ambito delle politiche di sicurezza alimentare dell'Unione Europea. La restrizione è stata formalmente adottata dalla Commissione Europea a seguito di una valutazione approfondita dell'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) che ha sottolineato gli effetti potenzialmente nocivi del BPA sul sistema immunitario e sugli equilibri endocrini. Questo divieto si applica a tutti i materiali destinati a entrare in contatto con alimenti, compresi i rivestimenti di lattine metalliche e le bottiglie di plastica riutilizzabili.
La nuova normativa impone alle aziende di cercare alternative più sicure e ha portato a un aumento della ricerca e dello sviluppo nel settore dei materiali, promuovendo soluzioni innovative e sostenibili. Tuttavia, il divieto prevede alcune eccezioni limitate in situazioni in cui non sono disponibili alternative sicure o pratiche, accompagnate da periodi di transizione per consentire alle industrie di adeguarsi gradualmente alle nuove normative.
Per garantire un impatto minimo sui consumatori e salvaguardare le catene di approvvigionamento, la regolamentazione include un periodo di eliminazione graduale di 18 mesi, durante il quale gli operatori del mercato devono esaurire le scorte esistenti e adattare le loro linee produttive. Queste disposizioni mirano a bilanciare la protezione della salute pubblica con le esigenze economiche delle imprese, incentivando al contempo un passaggio più rapido e sistematico verso soluzioni di confezionamento più sicure.