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Il grande business dei droni, perchè sorvolano sempre di più gli aeroporti europei e chi c'è dietro

di Marcello Tansini pubblicato il
businessi droni

Droni sempre più presenti nei cieli sopra gli aeroporti europei: tra rischi per la sicurezza, tecnologie all'avanguardia, sospetti internazionali, attori nascosti e nuove sfide normative, la posta in gioco è altissima

Le due facce dei droni. Da una parte un business in costante crescita, dove vengono esaltate e applicate le ultime innovazioni e ricerche tecnologiche. Dall'altro la minaccia rappresentata sia direttamente negli scenari di guerra che indiretta con il forte incremento  degli avvistamenti di droni sopra aeroporti e infrastrutture critiche in vari paesi europei, che genera, ovviamente forte apprensione tra autorità e cittadini.

Il business dei droni: tendenze di mercato e settori in espansione

L’industria dei droni sta vivendo una forte crescita, trainata da applicazioni nei trasporti, sicurezza, agricoltura e logistica. Secondo recenti analisi di settore, il valore del mercato europeo dei droni supererà i 10 miliardi di euro entro il 2026, con tassi di crescita a doppia cifra soprattutto nei segmenti professionali e governativi. Tra gli ambiti più dinamici spiccano:

  • Sicurezza pubblica e sorveglianza: enti governativi e forze dell’ordine aumentano l’adozione di droni per controllo aree sensibili.
  • Industria e logistica intelligente: tecnologie impiegate in monitoraggio infrastrutture, trasporto materiale e supply chain.
  • Agricoltura di precisione: raccolta dati, mappatura e distribuzione selettiva di prodotti
  • Operazioni commerciali e servizi: dalle riprese aeree alla consegna di pacchi.

Principali operatori del settore e tecnologie emergenti

Le maggiori aziende protagoniste nel mercato europeo dei droni includono sia colossi della difesa che innovative imprese hi-tech. Aziende come DJI, Parrot, Leonardo, nonché realtà emergenti specializzate in sensoristica, intelligenza artificiale e software per il monitoraggio dello spazio aereo. In campo militare e per la difesa civile, sistemi come il Merops sono già in uso per la rilevazione, l’avvicinamento e la neutralizzazione dei droni ostili.

Le tecnologie emergenti più richieste comprendono:

  • Sistemi radar multifrequenza e telemetria avanzata
  • Soluzioni software integrate con AI per pattern recognition e tracking automatico
  • Dispositivi per la neutralizzazione elettronica, jammer e intercettatori
  • Piattaforme mobile per l’impiego in aree urbane o su veicoli di pronto intervento
L’interazione tra mercati della difesa, applicazioni civili e spin-off universitari favorisce una continua evoluzione dell’offerta, rendendo la filiera estremamente dinamica e competitiva.

Cronaca e analisi degli incidenti recenti: aeroporti europei sotto pressione

Dall’autunno 2025, diversi grandi aeroporti europei hanno subito interruzioni delle attività a causa di avvistamenti di droni: fra i casi più eclatanti, il blocco di Monaco di Baviera per quasi sette ore, con decine di voli dirottati e migliaia di passeggeri coinvolti. Gli aeroporti di Copenaghen e Oslo sono stati chiusi simultaneamente, mentre in Belgio gli scali di Bruxelles e Liegi hanno sospeso a tratti sia arrivi sia partenze dopo il rilevamento di droni nello spazio aereo.

Le conseguenze operative sono state pesanti:

  • Cancellazione e dirottamento di centinaia di voli
  • Disagi per decine di migliaia di viaggiatori
  • Paralisi di snodi strategici durante eventi di rilievo, come l’Oktoberfest in Germania
Anche in Svezia, sulla città di Göteborg, e in Danimarca, a Aalborg e Billund, si sono registrate chiusure temporanee della circolazione aerea. Gli incidenti non si limitano agli aeroporti civili: molteplici segnalazioni riguardano anche basi militari e infrastrutture energetiche. In vari casi, le forze di polizia, spesso supportate da militari e intelligence, hanno confermato l’osservazione di velivoli senza pilota di dimensioni significative e comportamenti che suggeriscono una operatività avanzata.

Le autorità, pur sollevando sospetti sul coinvolgimento di attori organizzati, non sono riuscite nell’immediato né ad abbattere né a identificare in modo inequivocabile la provenienza dei droni. Alcuni episodi sono avvenuti in concomitanza con cyberattacchi ai sistemi IT degli scali, accentuando le preoccupazioni rispetto a una strategia di destabilizzazione che va oltre il semplice disturbo occasionale.

Le tecnologie e i modelli di droni coinvolti: caratteristiche e rischi per le infrastrutture critiche

I droni avvistati nei recenti episodi sulle infrastrutture aeroportuali europee presentano caratteristiche tecniche molto variegate. Secondo le testimonianze, sarebbero stati impiegati sia UAV ad ala fissa di tipo semi-professionale, con aperture alari fino a un metro e potenzialità di volo autonomo prolungato, sia modelli maggiormente evoluti, in grado di trasportare carichi e dotati di sistemi avanzati di navigazione.

I rischi per le infrastrutture critiche sono molteplici:

  • Colpi accidentali o volontari alle aerovie: anche un piccolo drone può fermare la circolazione aerea civile bloccando piste e spazi di manovra
  • Sorveglianza e acquisizione di dati sensibili: i velivoli possono effettuare mappature delle procedure e della movimentazione, raccogliendo informazioni utilizzabili per azioni di intelligence o criminali
  • Potenziale trasporto di materiali pericolosi: molte piattaforme, se modificate, potrebbero portare esplosivi o essere usate per atti di sabotaggio mirato
  • Rischio cyber e manipolazione remota: la componente digitale, compresa la possibilità di hacking e jamming, amplia il ventaglio delle minacce all’aviazione civile e militare
Un limite rilevante riscontrato è la difficoltà di rilevamento: i radar convenzionali, tarati su target di grandi dimensioni, non sono ottimizzati per individuare piccoli droni volanti a bassa quota, spesso costruiti in materiali plastici. 

Ipotesi sugli attori dietro gli avvistamenti: spionaggio, criminalità, guerra ibrida o rischio amplificato?

La difficoltà nell’identificazione degli operatori rende l’attribuzione delle responsabilità particolarmente controversa. Le ipotesi attualmente prese in considerazione dalle autorità si possono così schematizzare:

  • Spionaggio e ricognizione strategica: attori statali o parastatali interessati a raccogliere informazioni sulle procedure di sicurezza, sulle vulnerabilità e sulle capacità di risposta degli aeroporti
  • Criminalità organizzata e sabotaggio: utilizzo di piattaforme per favorire traffici illeciti, raccogliere dati su movimenti strategici o verificare la resilienza delle infrastrutture a gesti ostili
  • Operazioni di guerra ibrida: strategia tesa a creare disordine, saggiare le capacità di reazione e trasmettere messaggi politici o psicologici, in particolare nell’attuale quadro delle tensioni con la Russia
  • Amplificazione del rischio e interferenze occasionali: non si possono escludere episodi generati da hobbisti irresponsabili o aziende che operano senza le necessarie autorizzazioni, così come falsi allarmi strumentalizzati per fini mediatici o politici
Le dimensioni, la durata del volo e la scelta degli obiettivi fanno però propendere per l’azione di attori dotati di risorse e conoscenze superiori alla media hobbistica, con capacità di pianificazione e mezzi tecnologici non facilmente reperibili sul mercato civile.

La risposta delle autorità e le strategie di difesa: limiti, soluzioni e dibattito sulle contromisure

I governi e le agenzie europee stanno reagendo con decisione, pur tra mille difficoltà, alla pressione esercitata dai droni. Le principali azioni e i limiti emersi sono:

  • Incremento del monitoraggio con sensori avanzati, radar multidominio e pattugliamenti aerei
  • Creazione di task force congiunte tra forze di polizia, militari e servizi di intelligence
  • Discussione dell’introduzione di leggi per autorizzare l’abbattimento dei droni in aree civili in situazioni di emergenza (vedi Germania e Belgio)
  • Lancio di progetti come il "muro anti droni" europeo, pensato come sistema multilivello di sensori, contromisure e reti coordinate sui confini orientali dell'UE
Permangono diverse criticità:
  • Nessuna soluzione universale: ogni attacco a infrastrutture strategiche richiede pianificazione specifica, combinando risposte cinetiche (abbattimento) e non cinetiche (jamming, neutralizzazione elettronica)
  • Problemi di attribuzione e coordinamento istituzionale fra organismi civili e militari
  • Limitazioni delle contromisure legate alla complessità del traffico aereo civile e alla presenza di aree urbane densamente popolate
A livello normativo, si registra un’accelerazione sulla uniformità delle regole EASA e ENAC per la tracciabilità e la responsabilità dei piloti. 

Il ruolo della Russia e la dimensione geopolitica: accuse, prove, retorica e realtà europea

La questione della provenienza dei droni che hanno sorvolato vari aeroporti nell’Unione è oggetto di scontro politico e mediatico tra i governi europei e Mosca.

Dal settembre 2025, diverse capitali hanno apertamente accusato la Russia di condurre una strategia di "stress test" sulle difese occidentali attraverso incursioni di droni combinati a sabotaggi informatici e sconfinamenti aerei. Alcuni esponenti della Commissione Europea e del governo ucraino hanno individuato nella presenza della "flotta ombra" russa – petroliere e navi commerciali sospette – una possibile piattaforma di lancio per dispositivi UAV in aree marittime prossime ai paesi NATO.

Nonostante il tenore delle dichiarazioni, le prove materiali raccolte finora restano limitate o, talvolta, inconcludenti: episodi come il sequestro e il successivo rilascio della petroliera "Boracay" al largo della Francia evidenziano la difficoltà nell’attribuire con certezza le responsabilità degli attacchi.

Mosca, dal canto suo, nega ogni addebito e accusa gli europei di alimentare un clima di isteria collettiva per scopi interni e di utilizzo politico del rischio percepito.

Il nodo strategico resta quindi aperto nell’ambito di una "guerra ibrida" difficile da decifrare: le operazioni attribuite alla Russia sembrano destinate più a testare l’unità e le capacità difensive europee che ad arrecare danni materiali immediati, puntando a generare incertezza e tensione nell’opinione pubblica e, soprattutto, tra i decisori politici del Vecchio Continente.