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In quali casi anche se si hanno due case tra marito e moglie non si paga Imu grazie sentenza Corte Costituzionale

di Marianna Quatraro pubblicato il
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imu corte costituzionale

Se due coniugi, pur non separati, vivono in due case diverse possono non pagare l’Imu: ecco cosa stabilisce una sentenza della Corte Costituzionale e i chiarimenti

L'Imposta Municipale Unica (IMU) è un tributo che grava sui proprietari di immobili e su chi detiene diritti reali sugli stessi. Generalmente, la prima casa adibita ad abitazione principale è esente dal pagamento, mentre l'imposta si applica alle seconde case e ad altri immobili. Esistono però situazioni particolari che meritano un'analisi approfondita, specialmente quando si tratta di coniugi che possiedono due abitazioni diverse.

Il caso particolare dei coniugi con due immobili, quando si può beneficiare dell'esenzione IMU

Quando due persone sposate o unite civilmente possiedono due immobili diversi, possono in alcuni casi godere di un'esenzione dal pagamento dell'IMU su entrambe le proprietà, anche se non sono legalmente separate. Questa possibilità è stata confermata dalla Corte Costituzionale con una sentenza che ha modificato significativamente l'interpretazione della normativa fiscale.

Secondo quanto stabilito dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 209/2025, se due coniugi hanno residenze separate e si tratta di residenze effettive e non fittizie, possono usufruire della doppia esenzione dal pagamento dell'imposta municipale. Questo si applica sia nel caso in cui le abitazioni si trovino nello stesso comune, sia in località diverse.

La Corte ha quindi riconosciuto il diritto all'esenzione per ogni abitazione principale delle persone sposate o in un'unione civile, anche se queste non sono ufficialmente separate o divorziate, superando la precedente interpretazione che limitava l'esenzione a una sola abitazione per nucleo familiare.

I requisiti fondamentali per la doppia esenzione IMU

Per poter beneficiare dell'esenzione IMU su entrambe le abitazioni, i coniugi devono rispettare due condizioni essenziali:

  • Residenza anagrafica: ciascun coniuge deve avere la propria residenza ufficialmente registrata presso l'immobile per cui richiede l'esenzione.
  • Dimora abituale: oltre alla residenza formale, è necessario che ciascun coniuge utilizzi effettivamente l'immobile come propria dimora abituale, vivendoci stabilmente.
Entrambi questi requisiti devono coesistere per poter accedere al beneficio fiscale. La semplice iscrizione anagrafica, senza un'effettiva dimora nell'immobile, non è sufficiente per ottenere l'esenzione.

Le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale

Nelle motivazioni della sentenza, la Corte ha riconosciuto che, sebbene la necessità di residenza disgiunta all'interno dello stesso Comune rappresenti un'eccezione, questa situazione non può essere esclusa a priori. La Corte ha tenuto conto di diversi fattori:

  • Le grandi dimensioni di alcuni comuni italiani
  • La complessità delle moderne situazioni familiari
  • L'aumento della mobilità nel mercato del lavoro
  • Le esigenze professionali che possono richiedere una presenza in luoghi diversi
La decisione si basa sulla questione di legittimità costituzionale relativa all'art. 13 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici). La normativa precedente non prevedeva l'esenzione dall'IMU per l'abitazione adibita a dimora principale del nucleo familiare se uno dei suoi componenti risultava residente anagraficamente e dimorava in un immobile situato in altro Comune.

Secondo la Corte, tale impostazione creava una discriminazione ingiustificata tra coppie sposate con residenze separate e coppie di fatto o single che potevano godere dell'esenzione IMU sulla propria abitazione principale. La sentenza ha quindi ripristinato un principio di equità fiscale.

Come dimostrare la dimora abituale e i controlli dei Comuni

Mentre la residenza anagrafica è facilmente verificabile tramite i registri comunali, dimostrare l'effettiva dimora abituale può risultare più complesso. I Comuni dispongono di strumenti efficaci per verificare se un immobile costituisce realmente la dimora abituale del contribuente:

  • Accesso ai dati relativi ai consumi di energia elettrica
  • Verifica dei consumi idrici
  • Controllo delle utenze del gas
  • Analisi di altri elementi che possano indicare un utilizzo continuativo dell'immobile
Il contribuente, dal canto suo, dovrebbe conservare documentazione che possa attestare l'effettivo utilizzo dell'immobile come dimora abituale, come bollette con consumi regolari, contratti di utenze intestati e ogni altro elemento utile a dimostrare la propria presenza continuativa.

È importante sottolineare che l'onere della prova ricade sul contribuente che richiede l'agevolazione. Come stabilito dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 8627 del 28 marzo 2019, chi vuole avvalersi di qualsiasi forma di esenzione o agevolazione deve dimostrare, in caso di contestazione, i presupposti che legittimano tale richiesta.

Differenze rispetto alla normativa precedente

Prima della sentenza della Corte Costituzionale, la normativa in materia di IMU per i coniugi con residenze separate ha subito diverse modifiche nel tempo:

  • Inizialmente, l'IMU prevedeva che i coniugi con residenze in comuni diversi potessero beneficiare della doppia esenzione, mentre quelli con residenze nello stesso comune potevano ottenere l'esenzione solo per una delle due abitazioni.
  • Successivamente, con il D.L. 146/2021 convertito nella Legge 215/2021, era stata introdotta la regola secondo cui i coniugi dovevano scegliere una sola abitazione principale per il nucleo familiare, indipendentemente dal fatto che le due case fossero situate nello stesso comune o in comuni diversi.
  • La sentenza 209/2025 della Corte Costituzionale ha infine stabilito che l'esenzione spetta a ciascun possessore che abbia stabilito la propria residenza e dimora abituale nell'immobile, a prescindere dalla residenza dell'altro coniuge.
Questa evoluzione normativa ha portato a una situazione più equa, che non discrimina le coppie sposate rispetto ai conviventi di fatto o ai single, garantendo lo stesso trattamento fiscale a tutti i contribuenti che soddisfano i requisiti di residenza e dimora abituale.

Come richiedere l'esenzione e il rimborso per gli anni precedenti

I contribuenti che si trovano nella situazione descritta possono richiedere l'esenzione IMU per la propria abitazione principale, anche se il coniuge beneficia già dell'esenzione per un altro immobile. Per farlo è necessario:

  1. Verificare di soddisfare entrambi i requisiti (residenza anagrafica e dimora abituale) per l'immobile in questione
  2. Conservare documentazione che attesti l'utilizzo dell'immobile come dimora abituale
  3. Presentare la dichiarazione IMU al Comune competente, se richiesto dalle normative locali
Per chi avesse già versato l'IMU per immobili che, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, risulterebbero esenti, è possibile richiedere il rimborso delle somme versate indebitamente. La richiesta di rimborso deve essere presentata al Comune entro il termine di cinque anni dal giorno del versamento, come previsto dall'articolo 1, comma 164 della legge n. 296/2006.

Il Comune è tenuto a effettuare il rimborso entro 180 giorni dalla data di presentazione dell'istanza. Sulle somme rimborsate spettano anche gli interessi nella misura stabilita dal regolamento comunale, nei limiti di tre punti percentuali di differenza rispetto al tasso di interesse legale.

Casi pratici di applicazione dell'esenzione IMU

Ecco alcuni esempi concreti di situazioni in cui si può applicare la doppia esenzione IMU per coniugi con residenze separate:

  • Coniugi che lavorano in città diverse: marito e moglie che lavorano in città distanti tra loro e mantengono due abitazioni separate per esigenze professionali, ricongiungendosi nei fine settimana.
  • Residenze in comuni diversi per assistenza familiare: uno dei coniugi risiede in un immobile vicino a un familiare anziano o malato che necessita di assistenza costante.
  • Abitazioni distanti nello stesso comune: coniugi che, per esigenze personali o professionali, risiedono in quartieri diversi di grandi città.
In tutti questi casi, se entrambi i coniugi possono dimostrare sia la residenza anagrafica che la dimora abituale negli immobili in questione, hanno diritto all'esenzione IMU per entrambe le abitazioni.

I limiti dell'esenzione e i comportamenti elusivi

È importante sottolineare che la sentenza della Corte Costituzionale non deve essere interpretata come uno strumento per eludere il pagamento dell'IMU sulle seconde case utilizzate per le vacanze o in modo non continuativo. La Corte ha infatti ribadito che è responsabilità dei Comuni effettuare adeguati controlli per verificare l'effettiva sussistenza del requisito della dimora abituale.

I comportamenti potenzialmente elusivi che i Comuni possono monitorare includono:

  • Consumi energetici troppo bassi o discontinui per giustificare una presenza abituale
  • Utilizzo stagionale o sporadico dell'immobile
  • Mancanza di elementi che indichino un radicamento nella comunità locale
In caso di accertamento di comportamenti elusivi, il Comune può revocare l'esenzione e richiedere il pagamento dell'imposta, con l'aggiunta di sanzioni e interessi.

Verifiche che possono essere effettuate dai Comuni

I Comuni, per verificare la veridicità della dimora abituale, possono utilizzare diversi strumenti:

  • Analisi dei consumi delle utenze domestiche per verificare che siano compatibili con una presenza continuativa
  • Controlli sul territorio tramite la polizia municipale
  • Verifica della presenza di altri elementi che indicano un utilizzo continuativo dell'immobile, come l'iscrizione a servizi locali
  • Accesso ai dati contenuti nell'Anagrafe tributaria relativi a contratti di locazione e altre informazioni riguardanti il possesso o la detenzione degli immobili
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