Investire in terreni agricoli in Italia è sempre più vantaggioso: i motivi della crescita e i prezzi medi del 2025 per un investimento sicuro e redditizio
Il mercato dei terreni agricoli in Italia attraversa nel 2025 una fase di intenso rinnovamento, sostenuto da variabili macroeconomiche, spinte ambientali e una crescente domanda di sicurezza per il capitale privato. In un’era caratterizzata da instabilità geopolitica, cambiamenti climatici e ridefinizione degli equilibri produttivi, investire in superfici agricole rappresenta una strategia sempre più considerata sia dagli operatori del settore sia dai risparmiatori privati. I dati confermano una tendenza stabile verso l’acquisto e l’affitto di terreni, in particolare nelle aree dotate di infrastrutture moderne e con produzioni agroalimentari di eccellenza.
Il contesto del 2025 evidenzia un settore fondiario agricolo dinamico ma disomogeneo. I prezzi medi dei terreni agricoli variano in modo marcato tra le diverse macroaree del Paese. Secondo fonti istituzionali come CREA e ISMEA, il valore medio nazionale si attesta intorno ai 22.000 euro per ettaro, ma raggiunge anche 47.000 euro a ettaro nel Nord-Est, circa 37.000 euro nel Nord-Ovest, mentre nel Centro e Sud Italia non si superano mediamente i 16.000 euro. Le zone rurali marginali e le aree montane restano caratterizzate da valori più bassi, che riflettono una minore redditività agricola e maggiori difficoltà logistiche.
A guidare la domanda sono principalmente superfici con coltivazioni di pregio (come vigneti DOCG/DOP o frutteti), la vicinanza a infrastrutture viarie ed energetiche, la qualità del suolo e, recentemente, la possibilità di predisposizione all’installazione di impianti fotovoltaici. In particolare, regioni come Veneto, Alto Adige e Piemonte continuano a registrare la massima incidenza di transazioni in aree a elevato valore commerciale. L’inflazione, che nel 2025 si mantiene pressoché stabile dopo anni di oscillazioni, limita un aumento deciso dei prezzi reali, favorendo strategie di investimento a medio e lungo termine.
Investire in terreni agricoli si conferma uno dei metodi più sicuri e prudenti per salvaguardare il patrimonio. A differenza degli strumenti finanziari, la terra rappresenta un bene tangibile, insostituibile e destinato a una domanda stabile grazie all’esigenza primaria di produrre alimenti e materie prime. Il rischio risultante è generalmente moderato e la volatilità dei prezzi contenuta rispetto ad altri asset, come azioni o criptovalute. Il valore aggiunto è l’alto potenziale di diversificazione patrimoniale, utile a compensare la possibile erosione di altre forme di risparmio.
Tra le nuove opportunità si registra il boom degli affitti agricoli finalizzati all’installazione di impianti fotovoltaici. Tali superfici, selezionate per esposizione, accessibilità e vicinanza a infrastrutture elettriche, consentono ai proprietari di accedere a rendite passive stabili (talvolta superiori a 2.000 € annui per ettaro), con contratti di lunga durata e rischi contenuti. Questo trend è in linea con gli obiettivi di transizione energetica nazionale e valorizzazione dei terreni improduttivi, garantendo benefici sia economici che ambientali.
Le valutazioni di mercato sono fortemente condizionate da fattori locali, dal grado di urbanizzazione, dalla fertilità e dalla destinazione d’uso. La fascia più elevata riguarda i vigneti in aree DOCG, come Barolo (dove si superano 2,5 milioni di euro per ettaro), Montalcino, Valdobbiadene e Bolgheri. Invece, nelle zone interne, montane o a bassa produttività del Sud Italia, si riscontrano valori tra 9.000 e 15.000 euro a ettaro.
L’affitto di terreni agricoli segue anch’esso questa dinamica: la domanda da parte di giovani agricoltori e investitori è in ascesa, anche sostenuta dalla Politica Agricola Comune (PAC), che incentiva l’ampliamento aziendale e il ricambio generazionale. Le nuove quotazioni introdotte nel 2025 dal Ministero dell’Agricoltura, in coordinamento con l’Agenzia delle Entrate, stanno comportando un rialzo della base imponibile per fini fiscali e una ridefinizione delle strategie di compravendita e successione.
I terreni agricoli offrono inoltre una piattaforma ideale per lo sviluppo di impianti energetici da fonte solare: il fotovoltaico costituisce ormai una delle principali modalità di valorizzazione, sia per i proprietari (che ottengono un reddito passivo) sia per il sistema Paese, in vista di una maggiore indipendenza energetica e riduzione delle emissioni.
L’investimento in terreni agricoli è generalmente a basso rischio di deprezzamento, ma presenta alcune criticità. Il mercato può risultare illiquido, soprattutto quando si tratta di superfici locate (il valore è tipicamente inferiore di circa il 20% rispetto a quelle libere da vincoli), o in situazioni di bassa domanda regionale. Ulteriori fattori di rischio sono rappresentati dagli eventi climatici estremi, dall’intermittente volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli e dal fenomeno, ancora marginale ma presente, della speculazione fondiaria.
Per chi possiede o intende investire in terreni agricoli nel 2025 è consigliabile:
Le nuove quotazioni aggiornate comportano una maggiore trasparenza nelle transazioni e una variazione della base imponibile catastale; questo può portare sia a un aumento dei costi fiscali, sia a una migliore valorizzazione dei beni in caso di compravendita o successione.
Sì: specialmente in presenza di contratti di affitto lunghi o nelle aree a bassa domanda la rivendibilità può risultare meno rapida. È importante considerare la durata dei contratti e lo stato urbanistico dei terreni prima di investire.