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Istat Manovra Finanziaria 2026: chi ci guadagna e quanto su nuovo bonus mamma, revisione Isee, taglio Irpef

di Marcello Tansini pubblicato il
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La nuova Manovra Finanziaria 2026 ridisegna il sistema fiscale: analisi dell'Istat sul taglio Irpef, il bonus mamma, la revisione dell'Isee, i loro effetti su famiglie e redditi, con focus su disparitŕ e crescita.

Nel 2026 la legge di bilancio italiana introduce una serie di interventi destinati a modificare in modo significativo l’assetto fiscale e redistributivo del Paese. L’obiettivo dichiarato dal Governo consiste nel rafforzare competitività e solidità finanziaria, agendo su leve fiscali come la riduzione delle aliquote sul reddito delle persone fisiche (Irpef), nuovi incentivi destinati alle famiglie, in particolare alle madri lavoratrici, e una revisione dei criteri per il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee). La relazione dell’Istat, presentata alle commissioni Bilancio, conferma che le misure interesseranno milioni di cittadini, con ripercussioni, però. distribuite in modo non uniforme lungo la scala dei reddit

Taglio Irpef: beneficiari, distribuzione del beneficio e impatti sulle famiglie italiane

L’intervento cardine della politica fiscale 2026 è la diminuzione di due punti percentuali dell’aliquota intermedia Irpef sullo scaglione di reddito tra 28.000 e 50.000 euro, portata dal 35% al 33%. Secondo l’Istat, la riduzione riguarda poco più di 14 milioni di contribuenti, con un beneficio annuo medio di 230 euro ciascuno. Tradotto sul piano familiare, circa 11 milioni di famiglie si trovano a ottenere un vantaggio per una media di 276 euro annui, stimando la presenza di più contribuenti per nucleo.

  • Il 44% delle famiglie residenti riceve effettivamente il beneficio.
  • Oltre il 90% delle famiglie nel quinto più ricco per reddito è coinvolto dalla misura.
  • Nel penultimo quinto, oltre due terzi risultano interessati.
L’analisi della ridistribuzione rileva che più dell’85% delle risorse allocate tramite la riduzione Irpef finisce nelle fasce economicamente più agiate. I vantaggi sono distribuiti in ordine crescente: le famiglie nel primo quinto della distribuzione beneficiano mediamente di 102 euro, mentre quelle dell’ultimo quinto arrivano a 411 euro. Tuttavia, in tutti gli scaglioni reddituali, l’incremento rispetto al reddito familiare disponibile resta inferiore all’1%, suggerendo un impatto modesto sul potere d’acquisto.

Tra le critiche sollevate nelle sedi istituzionali emerge il rischio di un beneficio «dispersivo», in quanto la scelta di includere anche redditi elevati limita la capacità dello strumento di sostenere concretamente il ceto medio, specialmente nei contesti in cui il recupero di potere d’acquisto si è dimostrato più debole negli ultimi anni.

Bonus mamma 2026: destinatari, importi e effetti sui redditi familiari

L’ampliamento del bonus rivolto alle lavoratrici madri costituisce un altro pilastro della manovra. L’incremento a 60 euro mensili interessa circa 865.000 lavoratrici – un quarto del totale con figli – a fronte di un costo complessivo stimato in 570 milioni di euro. I beneficiari sono individuati tra le madri dipendenti e autonome: per madri di due figli, di cui il più piccolo sotto i 10 anni, e per madri di almeno tre figli – in questo caso, il figlio minore deve essere al di sotto dei 18 anni.

Plateale coinvolta 865 mila lavoratrici (circa 25% delle lavoratrici con figli)
Beneficio medio individuale annuo 660 euro
Famiglie coinvolte 3,2% delle famiglie italiane
Incidenza sui redditi familiari +2,7% in media

Dal punto di vista distributivo, tre quarti delle risorse vanno a vantaggio dei quinti centrali della distribuzione reddituale. Il beneficio cresce all’aumentare del reddito familiare equivalente: le famiglie con i redditi maggiori ottengono mediamente 700 euro, rispetto ai 581 euro di quelle con i redditi più bassi. Ciò si spiega perché, tra i nuclei meno abbienti, le madri lavorano meno mesi l’anno rispetto alle colleghe dei gruppi più avvantaggiati.

L’effetto complessivo sul reddito risulta più incisivo rispetto al taglio Irpef. Il confronto con il 2025 evidenzia un incremento del beneficio pro capite di circa 220 euro su base annua. 

Revisione del calcolo Isee: chi ci guadagna e distribuzione del beneficio

La revisione dei criteri di calcolo dell’Isee, intervenuta attraverso la manovra, produce effetti positivi su circa 2,3 milioni di famiglie, pari all’8,6% del totale. Il beneficio medio annuo si attesta attorno ai 145 euro, ma la variabilità è notevole in funzione della condizione economica del nucleo familiare.

  • Per le famiglie meno abbienti il beneficio medio sale a 263 euro, con una variazione del reddito pari a +2,2%.
  • Quasi il 70% delle famiglie che risultano avvantaggiate appartiene ai quinti centrali della distribuzione del reddito equivalente.
  • Le famiglie più povere spesso ricevevano già trasferimenti più elevati o avevano già i requisiti di accesso.
Per la larga parte dei beneficiari intermedi, il miglioramento della propria posizione derivante dal nuovo Isee si traduce in maggiori possibilità di accesso a servizi sociali e trasferimenti. L’efficacia della misura è quindi più marcata per chi si colloca in una fascia di reddito compresa tra povertà estrema e medio-bassa, andando così a migliorare la capacità di inclusione dello strumento.

Impatto sulla distribuzione del reddito: analisi delle disparità e conseguenze sociali

L’analisi fornita dall’Istituto nazionale di statistica mostra che le novità proposte nella più recente manovra incidono sulla distribuzione del reddito in maniera differenziata. Il taglio all’Irpef, infatti, ha una ricaduta prevalente sulle fasce con redditi elevati, mentre i benefici sulle fasce meno abbienti si attestano su valori contenuti. La redistribuzione – misurata sia in termini assoluti sia in percentuale rispetto al reddito familiare – risulta limitata nella capacità di ridurre il divario tra gruppi sociali.

Si evidenzia, dunque, che:

  • Il vantaggio per i quinti più poveri è limitato, sia per importo assoluto sia per incidenza relativa.
  • L’intervento sui sostegni alle famiglie (bonus mamme, revisione Isee) possiede maggiore efficacia nel migliorare la situazione delle fasce intermedie, ampliando l’accesso a misure di welfare.

Effetti sul potere d’acquisto e sulle retribuzioni nette: tra incentivi e limiti

Nonostante la recente crescita delle retribuzioni contrattuali avviata nella seconda metà del 2023, i salari reali a settembre 2025 restano inferiori di oltre l’8% rispetto al gennaio 2021, a causa del forte aumento dei prezzi registrato tra 2022 e 2023. La manovra prevede una imposta sostitutiva dell’Irpef pari al 5% sulle maggiorazioni retributive dei rinnovi contrattuali del settore privato, nel limite dei 28.000 euro di reddito annuo, applicata soltanto per il 2026.

Questo incentivo fiscale mira ad accelerare i rinnovi dei contratti collettivi e si traduce in un beneficio netto mensile contenuto: ad esempio, un aumento di 80 euro lordi mensili si trasforma in circa 15 euro netti. L’impatto generale sugli stipendi resta quindi limitato sia per entità, sia per la temporaneità dell’intervento, lasciando irrisolta la problematica del mancato recupero del potere d’acquisto dei salari.