Lo sfruttamento dei lavori agricoli è un fenomeno che non accenna a diminuire nonostante i controlli e le sanzioni più aspre: i chiarimenti
Quali sono i controlli e le sanzioni che scattano per chi assume lavoratori in nero nel settore dell’agricoltura? Sono tantissimi i braccianti agricoli che in Italia (ma non solo) prestano servizio a fronte di una bassissima retribuzione (si parla anche di due ore all’ora), orari eccessivi di lavoro, totale assenza delle tutele in termini di salute e sicurezza e inadempimenti contributivi.
Eppure i controlli sono aumentate e le sanzioni sono state inasprite.
L’ispezione consiste, in particolare, in un procedimento amministrativo di natura istruttoria, in cui sono coinvolti diversi soggetti competenti, come il personale ispettivo del Ministero del lavoro, degli Enti previdenziali Inps e Inail, delle Asl ma anche dell’Agenzia delle Entrate, della Guardia di Finanza, del Gruppo Carabinieri per la tutela del lavoro operante all’interno degli Ispettorati Territoriali del Lavoro.
Il decreto 19/2024 dello scorso marzo relativo al Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell’ambito del contrasto al lavoro irregolare, ha aumentato le sanzioni amministrative per contrastare il lavoro nero e gli irregolari soprattutto nel settore dell’agricoltura.
L’articolo 3 del Dl 12/2002, convertito, con modificazioni, dalla legge 73/2002 nel caso di impiego di lavoratori subordinati senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro da parte del datore privato, prevedeva una sanzione amministrativa pecuniaria calcolata in base alla durata dell’illecito dei seguenti importi:
Il nuovo decreto Pnrr 4 ha ulteriormente inasprito le sanzioni, aumentandole fino al 30% (quindi di un ulteriore 10%).
Ciò significa che, dal 2 marzo 2024, gli importi delle sanzioni in base ai periodi di impiego irregolare dei braccianti agricoli e di operai sono diventati i seguenti:
da 1.950 a 11.700 euro per ogni lavoratore irregolare, in caso di impiego fino a 30 giorni di effettivo lavoro (in caso di recidiva la cifra aumenta da 2.400 a 14.400);
da 3.900 a 23.400 euro per ciascun lavoratore irregolare impiegato da 31 e fino a 60 giorni di lavoro (in caso di recidiva l’importo raddoppia da 4.800 a 28.800);
da 7.800 a 46.800 euro per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego oltre 60 giorni di effettivo lavoro (in caso di recidiva da 9.600 a 57.600).