La legge sull'oblio oncologico, pur approvata, resta inapplicata lasciando oltre un milione di italiani guariti dal cancro senza tutela nell'accesso a lavoro, mutui e polizze.
Il diritto all'oblio oncologico rappresenta una misura che mira a tutelare la dignità e le opportunità delle persone guarite da tumori, intervenendo contro forme di discriminazione che penalizzano chi ha superato la malattia. Dal gennaio 2024, la normativa italiana riconosce il diritto a non dichiarare una pregressa patologia oncologica in una serie di ambiti chiave, quali lavoro, credito e assicurazioni.
Tuttavia, a distanza di due anni dall'approvazione della legge n. 193/2023, il percorso verso una reale applicazione resta parzialmente incompleto: ad oggi, mancano ancora un decreto attuativo e le indispensabili delibere del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr) e dell'IVASS, lasciando senza risposta le esigenze di oltre un milione di ex pazienti oncologici in Italia. La carenza di strumenti pienamente operativi rende urgente riflettere sull'effettiva tutela dei diritti e sui principali ostacoli ancora da superare.
La legge n. 193/2023 ha introdotto una serie di disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni a danno di chi è stato affetto da tumori. Il testo normativo definisce tempi precisi:
Il campo di applicazione della norma è particolarmente ampio: oltre ai servizi finanziari e assicurativi, la tutela si estende a procedure di selezione pubblica e privata, alla partecipazione a bandi e concorsi, alle pratiche di adozione e a tutte le domande o richieste che possano pregiudicare la persona in ragione della sua storia oncologica. Il rispetto di tali principi è garantito dal Garante per la protezione dei dati personali e da future integrazioni normative. Restano inoltre esclusi tutti gli accertamenti e le richieste indirette che potrebbero comunque rivelare lo storico oncologico del cittadino.
L'introduzione del diritto all'oblio oncologico è destinata ad avere un impatto per circa un milione di italiani che possono considerarsi guariti secondo i criteri clinici e giuridici riconosciuti:
A quasi due anni dall'approvazione della legge sull'oblio oncologico, il diritto dei cittadini guariti dal tumore a non dover dichiarare la propria malattia pregressa resta in larga parte inapplicato. Nonostante la norma riconosca alle persone guarite la possibilità di non fornire informazioni sanitarie né subire indagini sul passato clinico, oltre un milione di italiani continuano a essere potenzialmente discriminati sul lavoro, nelle assicurazioni e nell'accesso a mutui e prestiti.
Il problema nasce dal ritardo dei provvedimenti attuativi che avrebbero dovuto completare il quadro normativo già entro l'estate del 2024. Mancano all'appello tre decreti fondamentali: uno del Ministero del Lavoro, volto a garantire pari opportunità e politiche attive per i guariti e per chi convive con una patologia oncologica; uno del Cicr, per regolare i contratti bancari e finanziari; e uno dell'Ivass, incaricato di aggiornare i moduli assicurativi e formare il personale sul diritto all'oblio.
Finora, solo tre decreti - firmati dal Ministero della Salute - sono stati adottati, riguardanti il certificato di oblio oncologico, l'elenco delle patologie con termini ridotti (rispetto ai 10 anni standard o ai 5 per chi ha ricevuto la diagnosi prima dei 21 anni) e le adozioni. Gli altri provvedimenti, invece, non sono ancora operativi.
Poi c'è il decreto Ivass, su cui le associazioni dei malati chiedono modifiche ai regolamenti e ai formulari per escludere ogni riferimento a patologie oncologiche passate, garantendo trasparenza, informazione e formazione per operatori e broker.
In Italia vivono quasi 4 milioni di persone con una diagnosi di tumore, e circa un milione sono considerate guarite definitivamente. Per loro, la legge sull'oblio oncologico non è un privilegio, ma un diritto civile. E la sua piena applicazione - ancora oggi bloccata da ritardi burocratici - rappresenta una questione di giustizia sociale e dignità umana.
La dimostrazione del diritto può, in determinati casi, avvenire tramite il certificato di oblio oncologico, uno strumento pensato per consentire la rinegoziazione di vecchi contratti o fornire prova dell'avvenuta guarigione. Non è sempre necessario, poiché la normativa riconosce il diritto all'oblio per il solo decorso dei termini previsti:
Le associazioni dei pazienti, i consulenti legali e i data-journalist hanno raccolto negli ultimi mesi numerose testimonianze di chi, pur avendo ufficialmente superato la malattia, continua a confrontarsi con ostacoli burocratici o forme di esclusione: