Nel 2026 i buoni pasto saliranno a 10 euro, ma non tutti potranno beneficiarne. L’articolo analizza i cambiamenti previsti, le categorie di esclusi, le differenze tra buoni elettronici e cartacei e le conseguenze su imprese e lavoratori.
La prospettiva del riconoscimento di ticket restaurant più ricchi a partire dal 2026 rappresenta una delle novità di maggiore impatto nel panorama del welfare aziendale italiano. Grazie alla nuova soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto elettronici fissata a 10 euro giornalieri, milioni di lavoratori potranno beneficiare di un incremento reale del loro potere d’acquisto, senza subire nuovi oneri fiscali né contributivi.
Questo innalzamento nasce dall’esigenza di adeguare i valori del benefit aziendale all’inflazione e al progressivo aumento del costo della pausa pranzo
Tuttavia, la modifica normativa apre una riflessione sugli inevitabili effetti collaterali: non tutti saranno destinatari dei vantaggi collegati al nuovo plafond. L’esclusione si concentrerà, infatti, su alcune categorie di lavoratori per ragioni tecniche, organizzative o fiscali lasciando emergere contrasti e discussioni che coinvolgono la rappresentanza sindacale e numerosi comparti del lavoro dipendente e pubblico. I
Dal prossimo anno, il quadro normativo che disciplina i buoni pasto sarà oggetto di una revisione importante, destinata ad incidere tanto sulle buste paga dei lavoratori quanto sulle decisioni organizzative delle aziende. Il beneficio più rilevante è rappresentato dall’aumento della soglia detassata per i buoni pasto elettronici, la quale passerà dagli attuali 8 euro a 10 euro per ogni giorno lavorato. Questo significa che i primi 10 euro erogati sotto forma di ticket elettronico non concorreranno più alla formazione del reddito da lavoro dipendente, restando integralmente esentasse e sgravati dai contributi previdenziali.
La disciplina resterà invece invariata per la versione cartacea, ancora ferma al limite di esenzione di 4 euro per giornata lavorativa. Resta fermo il principio per cui la porzione eccedente i limiti fissati (sia per il ticket cartaceo sia per quello elettronico) viene operata come compenso imponibile e tassata dall’azienda secondo le regole ordinarie.
Dal punto di vista operativo, questo implica che per chi riceve i buoni elettronici la somma annuale esentasse potrà raggiungere i 2.200 euro (ipotizzando 220 giornate lavorate), rispetto agli attuali 1.760 euro.
Per le aziende, il benefit continua a essere interamente deducibile come costo. Le recenti modifiche rientrano in un quadro di rinnovata attenzione al welfare aziendale, con vantaggi fiscali sia per le imprese sia per i lavoratori. Da settembre, inoltre, la legge sulla concorrenza introduce un tetto massimo del 5% alle commissioni tra emittenti e esercizi convenzionati, rappresentando un ulteriore elemento di regolazione economica del sistema.
Non tutti i lavoratori beneficiari delle soluzioni ticket restaurant saranno coinvolti dall’ampliamento della soglia a 10 euro. Gli esclusi riguarderanno principalmente:
Nel settore della logistica, del commercio e della produzione industriale, soprattutto tra i metalmeccanici o tra chi lavora su turni, la questione si presenta con maggiore acutezza: spesso i buoni pasto non coprono il reale costo della mensa e l’adeguamento resta appannaggio solo di una parte dei lavoratori.
I sindacati denunciano il rischio di una crescente disparità salariale tra chi riceve ticket elettronici e chi si ferma ancora sui titoli cartacei, sottolineando l’urgenza di una soluzione normativa che favorisca una maggiore equità intersettoriale e intergenerazionale.
Una delle questioni più dibattute riguarda l’assenza di buoni pasto per migliaia di lavoratori scolastici, compresi docenti e personale ATA. Sebbene spesso richiesti durante le trattative contrattuali, i ticket non risultano previsti né come componente strutturale della retribuzione né come istituto di welfare nei CCNL del settore scuola, anche a causa della carenza di copertura finanziaria nei bilanci statali e locali.
Secondo ARAN e le principali sigle sindacali, l’estensione dei buoni pasto al personale scolastico rappresenterebbe uno strumento di valorizzazione del lavoro pubblico, con benefici diretti sul reddito netto dei lavoratori e sul riconoscimento sociale del servizio svolto.
L’attuale regolamentazione crea una netta distinzione fra le due modalità di emissione. Chi utilizza i buoni elettronici potrà beneficiare del nuovo limite di esenzione fiscale fino a 10 euro, con la totale trasparenza delle transazioni, la riconciliazione automatica delle spese e la possibilità di accesso a una rete ampia di esercenti convenzionati.
I lavoratori che invece ricevono ticket cartacei restano vincolati all’attuale soglia di 4 euro, decisa per garantire maggiore controllo sulle erogazioni, anche se a svantaggio della platea di utilizzatori che operano in contesti dove la digitalizzazione non è ancora la norma (reti di piccole attività, aziende senza sistemi informatici, enti pubblici di minor dimensione). L’impatto pratico di questa differenza può essere riassunto in una tabella comparativa:
| Tipologia | Limite esenzione fiscale attuale | Limite dal 2026 |
| Elettronico | 8 euro | 10 euro |
| Cartaceo | 4 euro | 4 euro (invariato) |
Con le novità introdotte, emergono numerosi quesiti sulle modalità applicative a favore di categorie particolari: