Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Ma vero che chi commette un crimine non va mai in carcere in Italia?

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Chi commette un crimine

Il sistema penitenziario italiano non si basa sulla detenzione carceraria, ma prevede anche una serie di misure alternative alla pena detentiva.

Nel dibattito pubblico italiano, spesso si sente dire che chi commette un crimine non finisce mai in carcere. Questa affermazione è una semplificazione estrema della realtà giuridica e penitenziaria del Paese. In Italia sono in vigore norme che regolano l'esecuzione delle pene, prevedendo sia la detenzione in carcere che una serie di misure alternative pensate per favorire la rieducazione del condannato e il decongestionamento delle carceri.

Ma il sistema giudiziario italiano ha caratteristiche che lo distinguono da quelli di altri paesi, con procedure garantiste, pene sospese e strumenti di riduzione della detenzione che possono portare a situazioni in cui alcuni condannati evitano il carcere:

  • Le misure alternative al carcere: strumenti per il recupero o scappatoie legali
  • Le pene brevi, quando la condanna non porta in carcere
  • Chi finisce effettivamente in carcere

Le misure alternative al carcere: strumenti per il recupero o scappatoie legali

Il sistema penitenziario italiano non si basa sulla detenzione carceraria, ma prevede anche una serie di misure alternative alla pena detentiva. Questi strumenti sono stati introdotti per favorire il reinserimento sociale dei condannati.

Una delle misure più comuni è l'affidamento in prova al servizio sociale, che consente al condannato di scontare la pena fuori dal carcere, sotto la supervisione dei servizi sociali. Questo strumento è previsto soprattutto per le pene più brevi e per i reati meno gravi.

Un'altra soluzione spesso adottata è la detenzione domiciliare, che permette al condannato di scontare la pena nella propria abitazione o in un altro luogo di residenza. Questo tipo di misura è spesso concesso per detenuti con particolari condizioni di salute, anziani o persone con familiari a carico.

C'è poi il regime di semilibertà, che consente ai detenuti di uscire dal carcere durante il giorno per svolgere un'attività lavorativa o di formazione, rientrando in cella solo per la notte. Questa misura è pensata per favorire un graduale reinserimento sociale e viene concessa in base alla condotta del detenuto e alla durata della pena.

Anche se queste misure abbiano una funzione rieducativa, vengono spesso percepite come scappatoie legali che permettono ai condannati di evitare il carcere. In realtà, l'applicazione di questi strumenti dipende da valutazioni specifiche e dalla gravità del reato commesso.

Le pene brevi, quando la condanna non porta in carcere

Uno degli aspetti più discussi riguarda il destino di chi riceve una condanna a pene detentive brevi. In Italia, per ridurre il sovraffollamento carcerario, è stato previsto che chi riceve una condanna fino a quattro anni di reclusione possa evitare il carcere attraverso misure alternative.

In base all'articolo 656 del Codice di procedura penale, il pubblico ministero sospende l'ordine di carcerazione per pene detentive inferiori ai quattro anni, dando al condannato la possibilità di richiedere una misura alternativa. Significa che chi viene condannato per reati di media gravità, come alcuni tipi di furto o truffa, spesso evita di entrare in carcere.

Per pene inferiori a 12 mesi, è previsto che il condannato possa scontarle direttamente all'interno della propria abitazione o in altri luoghi di accoglienza o assistenza. Questo meccanismo è stato introdotto per evitare che soggetti condannati per reati minori finiscano in carcere.

Questo sistema, se da un lato riduce il numero di detenuti e consente una gestione più efficace delle risorse penitenziarie, dall'altro ha alimentato la percezione che in Italia “nessuno vada in carcere”. In realtà, questa regola non si applica a tutti: chi commette reati gravi o reiterati può comunque finire in carcere, specialmente se ha precedenti o se rappresenta un pericolo per la società.

Chi finisce effettivamente in carcere

Nonostante le misure alternative, il carcere resta una realtà concreta per molte persone. Attualmente, il sistema penitenziario italiano ospita circa 58.000 detenuti, un numero che dimostra come l'idea che “nessuno vada in prigione” sia fuorviante.

A finire in carcere sono coloro che commettono reati gravi come omicidio, rapina a mano armata, traffico di droga e violenze sessuali. Per questi crimini, la legge non prevede misure alternative e la detenzione è quasi sempre obbligatoria.

Chi commette reati di criminalità organizzata, terrorismo o corruzione ad alto livello è sottoposto a misure più severe, con regimi detentivi speciali come il 41-bis, che limita i contatti del detenuto con l'esterno per impedire che continui a esercitare il proprio potere criminale.