Trainate da risultati record nel 2025, le medie imprese del Sud mostrano crescita e ottimismo, ma si confrontano con sfide importanti: caro energia, mismatch di competenze, burocrazia e innovazione.
Secondo il rapporto Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica nelle medie imprese del Mezzogiorno realizzato dall'Area Studi di Mediobanca insieme a Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, due imprese su tre stimano di chiudere il 2025 con un incremento del fatturato. Oltre a mostrare maggiore ottimismo rispetto ad altre aree del Paese, quasi l'80% di queste realtà pianifica di espandersi verso nuovi mercati internazionali nei prossimi due anni, anche in risposta alle difficoltà generate dai dazi americani.
Un impulso innovativo caratterizza inoltre la risposta a sfide come il caro energia, con un quarto delle aziende orientate verso le rinnovabili, delineando così un comparto diventato punto di riferimento per crescita, sostenibilità e resilienza sud italia.
Il comparto delle medie imprese meridionali si distingue per dinamicità e forte radicamento territoriale. Le aziende classificate come "mid-cap" sono circa 408, prevalentemente a controllo familiare, e rappresentano l'11,8% del valore aggiunto manifatturiero dell'area. Ciascuna impresa impiega tra 50 e 499 addetti, con un range di fatturato compreso tra 19 e 415 milioni di euro annui. Negli ultimi ventotto anni, il numero di queste società è quasi raddoppiato, sostenendo una trasformazione profonda nell'economia locale e nazionale.
La distribuzione geografica testimonia la varietà del panorama produttivo meridionale, con realtà fortemente presenti in Campania, Puglia, Abruzzo, Sicilia, Sardegna, Basilicata, Calabria e Molise. Oltre alla dimensione, le aziende si contraddistinguono per una propensione sopra la media verso l'innovazione, il ricambio generazionale e la resilienza ai cambiamenti del quadro economico internazionale. Secondo il report Mediobanca, l'occupazione nel periodo 2014-2023 è cresciuta del 34,5%, con una crescita del +5,2% rilevata anche nel solo 2024, a dimostrazione di una struttura capace di creare valore e posti di lavoro stabili nel tempo.
I dati evidenziano una performance che supera le controparti del Centro-Nord: nel decennio 2014-2023, le vendite aggregate sono cresciute del 78,1%, mentre nelle altre macroaree l'incremento si è fermato al 52,8%. Nel solo 2024, il fatturato delle mid-cap meridionali ha registrato un +1,8%, mentre nel resto d'Italia si è osservato un calo dell'1,7%. La fiducia nel futuro resta elevata: il 65,4% delle aziende prevede una crescita ulteriore nel 2025, a fronte del 55,4% stimato nel Centro-Nord.
Queste imprese manifestano anche una particolare propensione a investire in nuove tecnologie, sviluppo di prodotti e strategie di internazionalizzazione. Le aspettative si riflettono in una spinta a consolidare non solo la dimensione aziendale, ma anche la qualità dell'occupazione e la capacità di affrontare i mercati globali. Tutti indicatori che sottolineano la maggiore competitività e apertura del Sud rispetto al panorama nazionale.
Nonostante il quadro positivo, le corporate meridionali fronteggiano sfide strutturali significative. Tra le criticità più sentite si riscontrano:
Per oltre il 60% delle aziende prese in esame, i rincari dell'energia hanno inciso negativamente sui margini operativi. Questo aumento dei costi è sentito più intensamente al Sud che nelle altre regioni italiane (nel Centro-Nord la quota si attesta al 55,5%). La reazione delle imprese si traduce soprattutto in investimenti in energie rinnovabili: il 25,5% ha già scelto o prevede di adottare questa strategia, mentre il 22,3% punta sull'ammodernamento degli impianti per aumentare l'efficienza energetica. Questi orientamenti non solo rispondono a una necessità di contenimento dei costi, ma rappresentano anche un segnale di crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale d'impresa perseguita dalle mid-cap meridionali.
Il disallineamento tra domanda e offerta di competenze resta uno degli ostacoli principali allo sviluppo: tre aziende su quattro segnalano difficoltà a reperire le figure professionali richieste, specie in ambito tecnico, STEM e green. Questo fenomeno si traduce in un aumento dei costi di gestione per il 36,2% degli incarichi e in un maggior carico di lavoro per il 47,8%, oltre a rappresentare un freno diretto all'espansione per il 23,2% delle realtà coinvolte. Le strategie adottate per affrontare il mismatch prevedono un rafforzamento della formazione continua (34,8% delle imprese) e una spinta crescente verso l'automazione dei processi (30,4%), a testimonianza di una sempre maggiore consapevolezza sulla centralità del capitale umano per la competitività d'impresa.
Un ulteriore elemento di ritardo per il potenziale di crescita meridionale è rappresentato dalle difficoltà burocratiche e dalla fiscalità. Il 41,3% delle aziende identifica nelle procedure amministrative il principale ostacolo all'attuazione di strategie green, mentre a livello fiscale, le mid-cap del Sud si confrontano con aliquote superiori rispetto alle colleghe del Centro-Nord. Se negli ultimi dieci anni si fosse applicata la stessa aliquota, le aziende meridionali avrebbero avuto la possibilità di risparmiare complessivamente oltre 230 milioni di euro. A livello di normativa, le direttive europee in materia di sostenibilità sono considerate da molte aziende un'opportunità per migliorare i processi, ma anche un fattore di incremento della burocrazia e dei costi.
La ricerca di nuovi sbocchi commerciali rappresenta per il 79,6% delle mid-cap del Mezzogiorno la principale linea strategica dei prossimi anni. Questo approccio all'internazionalizzazione si rafforza in risposta alla volatilità creata dai dazi introdotti dall'amministrazione statunitense. Una impresa su quattro subisce un impatto elevato da tali dazi e la metà prevede un calo dell'export verso gli USA, spingendo il 35,3% a rivolgere l'attenzione verso mercati UE alternativi e il 20% verso paesi extra-UE.
Gli incentivi all'export rimangono tra i supporti più richiesti (66,7%). Le istituzioni, come sottolineato nei contributi di Unioncamere e Mediobanca, vengono chiamate a intervenire per favorire servizi all'internazionalizzazione e per sostenere strategie di crescita orientate all'innovazione e alla resilienza delle imprese, puntando anche su strumenti finanziari e fondi di investimento in grado di supportare il salto dimensionale richiesto.
Una caratteristica identitaria del sistema mid-cap meridionale è l'alto tasso di investimento in innovazione e sostenibilità. Nel biennio in corso, il 61,2% delle aziende rafforzerà gli investimenti in tecnologia, mentre il 51% svilupperà nuovi prodotti e servizi. Particolarmente marcata è la propensione a puntare sulla transizione green: il 42,9% prevede di accelerare le attività in ambito ambientale, con investimenti focalizzati su energie rinnovabili, circolarità dei processi produttivi e gestione responsabile delle supply chain.
Il 73,7% delle imprese punta alla riduzione delle fonti fossili e all'adozione di soluzioni ad alta efficienza energetica. L'ambiente si conferma quindi tra le priorità del comparto, in coerenza con le politiche UE e in linea con le migliori pratiche europee, anche se la realizzazione di questi progetti si confronta con vincoli normativi e amministrativi particolarmente stringenti rispetto al resto del Paese.