Dopo l'imposizione dei nuovi dazi, ritorna a crescere la tensione tra Stati Uniti ed Europa cresce: tra accuse di protezionismo, pressioni sulla Big Tech e scontro su regolamenti e tasse energetiche, lo scontro commerciale sembra inasprirsi ancora
Si assiste a un nuovo capitolo di tensione nei rapporti commerciali tra le due sponde dell’Atlantico. La questione riguarda, in particolare, la crescente pressione esercitata da Washington nei confronti delle istituzioni europee, con accuse che chiamano in causa le politiche regolatorie e le misure fiscali adottate dall’Unione Europea (UE), ritenute penalizzanti per le aziende statunitensi.
Questa dinamica si sviluppa in un contesto globale segnato da cambiamenti geopolitici e mutamenti normativi, inserendosi in un quadro complesso in cui competizione economica, tutela della concorrenza e sicurezza digitale diventano sempre più interconnesse.
Non si tratta di una semplice schermaglia diplomatica, ma di un confronto che affonda le radici in due diverse visioni sull’equilibrio tra innovazione e regolamentazione. Da un lato, gli Stati Uniti puntano su una maggiore flessibilità normativa per le proprie Big Tech e pongono l’accento sull'accesso ai mercati. Dall’altro, le istituzioni UE insistono sul rafforzamento delle regole per assicurare equità, sostenibilità e trasparenza nelle transazioni digitali ed energetiche. L’ascesa delle multinazionali tecnologiche americane e l'accumulo di potere nelle piattaforme digitali aggravano il confronto, portando a sanzioni, direttive e richieste di misure compensative.
Tali tensioni coinvolgono non solo le politiche fiscali dei servizi digitali e l’attività delle autorità antitrust europee, ma si estendono anche al settore energetico,
con particolare riferimento alle nuove tassazioni sulle emissioni e sulle importazioni di idrocarburi. In questo scenario, le strategie delle due potenze si riflettono direttamente sulle aziende, sull’economia globale e, in prospettiva, sulle condizioni di mercato dei cittadini europei e americani.
Le controversie tra Stati Uniti ed UE si sono intensificate negli ultimi anni, complice l’inasprimento dei toni da parte dell’amministrazione americana. Il Rappresentante del Commercio degli Stati Uniti ha ribadito, attraverso dichiarazioni pubbliche e comunicazioni ufficiali, che il governo statunitense è pronto a "utilizzare ogni strumento" a disposizione per contrastare quelle che considera "misure irragionevoli" adottate dall’UE.
Il tema centrale resta il trattamento riservato alle piattaforme digitali e tecnologiche americane. Le aziende come Google, Meta, Apple e X si ritrovano spesso al centro di provvedimenti restrittivi che l’UE giustifica con esigenze di protezione dei consumatori e della concorrenza. Tuttavia, dal punto di vista statunitense, queste iniziative sono percepite come discriminatorie e penalizzanti per la competitività dei fornitori di servizi statunitensi.
La deregulation è la parola d’ordine che accompagna la strategia statunitense. Washington sollecita una riduzione delle regole e delle barriere normative, sostenendo che l’ambiente regolatorio europeo ostacola l’innovazione e limita l’accesso delle imprese americane al mercato interno.
| Big Tech Sanzionate dall’UE | Motivazione Principale | Importo Totale |
| Microsoft | Abuso su Windows/Media Player | 497 milioni € |
| Vari, tra cui Android e AdSense | >8 miliardi € | |
| Meta | Violazione DMA | 200 milioni € |
| Apple | Violazione DMA | 500 milioni € |
| X (ex Twitter) | Violazione DSA | 120 milioni $ |
Le autorità dagli Stati Uniti sostengono inoltre che, mentre le aziende europee hanno goduto a lungo di libero accesso al mercato americano, lo stesso trattamento non sarebbe riservato alle società statunitensi nel vecchio continente. Da qui la minaccia di nuove ritorsioni commerciali, che potrebbero concretizzarsi attraverso tariffe aggiuntive (nuovi dazi) su prodotti UE o procedure legali presso organismi internazionali.
L’aspetto energetico aggiunge ulteriore complessità: Washington ha chiesto di rivedere la normativa europea che impone limiti progressivi sulle emissioni di metano, legati alle importazioni di gas e petrolio. I funzionari USA ritengono che tali provvedimenti, oltre a spingere verso una riduzione delle emissioni, rischiano di far crescere costi e rischi legali per le compagnie americane, con potenziali ripercussioni sulle forniture energetiche verso il mercato europeo.
Bruxelles mantiene una posizione salda di fronte alle contestazioni degli Stati Uniti, rivendicando la scelta di adottare regolamenti che pongano al centro la tutela dei diritti dei cittadini europei e la concorrenza leale tra le imprese. La Commissione Europea sottolinea che le normative, comprese quelle relative a servizi digitali e mercati online, «sono pensate per garantire trasparenza, sicurezza ed equilibrio tra consumatori e operatori economici».
Il confronto si sviluppa attorno a due pilastri fondamentali:
Secondo esperti e osservatori, il diverso approccio tra Washington e Bruxelles nasce anche dalla differente struttura delle rispettive economie: l’Europa, non avendo titani tecnologici nazionali della stessa portata delle Big Tech USA, può permettersi di esercitare funzioni di regolatore imparziale. Nella pratica, ciò si traduce in una crescente produzione normativa, spesso vista oltreoceano come eccessiva, ma considerata in UE lo strumento migliore per promuovere una concorrenza basata sull’innovazione responsabile.