Il nuovo maxi-emendamento del Governo introduce novità su pensioni, Tfr, imprese e Piano Casa: dal cambiamento nei requisiti pensionistici ai nuovi incentivi per aziende, fino al rifinanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina.
Nella giornata odierna è stato depositato in commissione Bilancio al Senato un maxi-emendamento governativo che segna una svolta significativa nei contenuti finanziari per il 2026. Questo intervento legislativo ridefinisce diversi temi chiave per il sistema economico italiano, includendo misure attese sia da aziende che da lavoratori e cittadini. Tra le principali novità figurano nuove modalità di adesione alla previdenza complementare, cambiamenti in materia di trattamento di fine rapporto (Tfr) e stanziamenti per la modernizzazione delle infrastrutture, oltre a politiche mirate a sostenere la competitività delle imprese italiane. Le discussioni di queste ore, seguite personalmente dal ministro Giorgetti, mettono in evidenza l’importanza strategica delle scelte operate per garantire stabilità e rilancio nel quadro della prossima manovra finanziaria.
Un punto focale dell’emendamento riguarda la soppressione della norma che permetteva di raggiungere il requisito per la pensione di vecchiaia anche combinando rendite provenienti da fondi di previdenza complementare. Originariamente introdotta nella precedente legge di bilancio, questa possibilità avrebbe consentito ad alcuni lavoratori, in regime contributivo e con almeno vent’anni di versamenti, di anticipare il pensionamento grazie ai capitali accumulati nei comparti integrativi. Il nuovo testo elimina questa opportunità, rispondendo alle valutazioni tecniche che stimavano costi futuri non sostenibili per il sistema pubblico.
Secondo la relazione tecnica, lo stop a questa cumulabilità si tradurrà in risparmi attesi fino a 130,8 milioni di euro l’anno entro il 2035.
Le posizioni istituzionali sul tema indicano come la scelta fosse guidata da considerazioni di bilancio e prudenza, senza che manchi tuttavia l’apertura, da parte di alcuni parlamentari, alla possibilità di “norme dedicate” per valutare flessibilità gestionali sulla soglia pensionistica nel prossimo futuro. “Non pensiamo che il sistema sia sbagliato, ma occorre prudenza”, ha osservato il relatore Borghi; un’indicazione di continuità nel monitoraggio dell’impatto sociale delle riforme.
A partire da luglio 2026, il panorama pensionistico italiano sarà interessato da un importante cambiamento per i lavoratori privati di prima assunzione. Il meccanismo del cosiddetto “silenzio assenso” prevede che, in assenza di esplicita rinuncia, i nuovi dipendenti vengano automaticamente iscritti a forme di previdenza complementare collettiva.
La nuova modalità è parte di una strategia legislativa volta a favorire un aumento graduale e strutturato dell’adesione ai fondi integrativi. Le valutazioni degli esperti segnalano che questa formula produrrà effetti positivi nel tempo, stimolando la crescita della partecipazione e consentendo la progressiva costruzione di forme pensionistiche più solide. Resta garantita la facoltà di rinunciare entro sessanta giorni dalla data di prima assunzione, lasciando libertà di scelta individuale.
Il progetto istituisce così una regola più omogenea, che intende uniformare le tutele per tutti i neoassunti e sostenere uno sviluppo previdenziale coerente con l’evoluzione del marcato del lavoro.
La revisione normativa introdotta dal maxi-emendamento determina un notevole ampliamento della platea di imprese obbligate al versamento del Tfr presso il Fondo Inps. A partire dal 2026 dovranno rientrare nell’obbligo anche i datori di lavoro che successivamente all’avvio dell’attività abbiano raggiunto la soglia dei 50 dipendenti.
Nel dettaglio:
L’impianto riformatore promosso con il recente intervento normativo rafforza in modo consistente il sostegno allo sviluppo imprenditoriale, sia attraverso fondi diretti che tramite strumenti agevolativi. Ecco i punti chiave degli aiuti previsti per gli investimenti aziendali:
| Strumento | Risorse stanziate |
| Credito d’imposta (Transizione 4.0) | 1,3 mld euro (2026) |
| ZES unica | 532 mln euro |
| ZES agricola | 133 mln euro |
Il nuovo testo prevede una riprogrammazione temporale dei finanziamenti previsti per il Ponte sullo Stretto di Messina. In particolare, le somme autorizzate pari a
780 milioni di euro saranno spostate agli esercizi 2032 e 2033, rispetto alle ipotesi originarie che ne concentravano l’erogazione in un solo anno. La modifica si rende necessaria alla luce dell’avanzamento dell’iter amministrativo e delle esigenze di perfezionamento degli impegni contabili.
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