Il mercato delle obbligazioni e dei titoli di Stato europei registra una domanda record, influenzata da nuove emissioni, strategie degli investitori e dinamiche macroeconomiche. Il focus spazia da Italia a green bond.
Negli ultimi mesi, il comparto dei bond europei ha registrato un'espansione senza precedenti sia sotto il profilo delle emissioni sia per quanto riguarda la partecipazione degli investitori. La ricerca di stabilità, la riduzione della fiducia verso asset statunitensi e le persistenti incertezze geopolitiche hanno favorito una richiesta estesa di titoli sovrani e corporate nel vecchio continente. Diversi indicatori testimoniano un vero e proprio record storico per quanto concerne la domanda e l'offerta sulle obbligazioni governative dell'Eurozona, con emissioni che hanno superato il 45% del volume lordo annuo già a metà anno. Questo trend si spiega attraverso una combinazione di fattori macroeconomici: politiche monetarie delle banche centrali che stanno per avviare un ciclo di allentamento, spinte inflazionistiche più sotto controllo rispetto agli anni precedenti, ma anche nuove esigenze di finanziamento degli Stati membri, tra cui spiccano Germania, Italia e Spagna.
La maggiore attenzione degli operatori si concentra non solo sulla quantità delle nuove emissioni ma anche sulla qualità e sulla diversificazione degli strumenti disponibili.
L'anno in corso si è caratterizzato per uno scenario inedito: le emissioni di bond sovrani dell'Area Euro hanno toccato, già nei primi quattro mesi, quasi 600 miliardi di euro, quasi metà del volume totale annuo previsto. Un risultato che si discosta solo marginalmente dalle annate precedenti, ma che, a confronto con il 2024, segna un nuovo picco. L'Italia svolge un ruolo guida con emissioni in valore assoluto che superano i 156 miliardi, seguita da Francia e Germania. Tra i Paesi più attivi, notiamo crescita accelerata in Grecia (79% del fabbisogno annuo già collocato), Austria e Irlanda. Altrettanto interessante è la tendenza a prediligere obbligazioni a lunga scadenza, benché con una leggera flessione nella quota sopra i 10 anni a favore delle medie maturità. Per quanto riguarda la durata:
L'elevata richiesta di bond europei da parte di investitori istituzionali e retail deriva dalla combinazione di fattori economici e strategici. In primo luogo, la riduzione della fiducia verso mercati extra-europei, in particolare i Treasury statunitensi, ha spostato l'interesse su titoli dotati di un profilo rischio/rendimento migliore e sostenuto da politiche fiscali maggiormente prevedibili. Le turbolenze politiche internazionali, la volatilità delle valute e i nuovi equilibri post-pandemia incentivano il ricorso a strumenti considerati sicuri e liquidi come i titoli di Stato eurozona. Tra le principali motivazioni emergono:
L'Italia mantiene uno status centrale nell'universo dei bond europei. Nonostante il debito pubblico abbia superato la soglia dei 3.030 miliardi di euro, la performance dei titoli statali italiani si è dimostrata robusta, riflettendo una domanda costante da parte di operatori nazionali ed esteri. Nel 2025, il collocamento dei BTP è stato sostenuto, con circa il 70% del nuovo debito piazzato all'estero in alcune aste, confermando l'appeal del mercato tricolore in fasi di incertezza. Il premio al rischio sul debito italiano, misurato dallo spread con il Bund tedesco, si è mantenuto in area 90 punti base, livello che non si vedeva da anni.
Diverse sono le cause che sottointendono questa stabilità: scelta di scadenze equilibrate tra medio e lungo termine, solidità relativa dei fondamentali macro, impegno del governo a rispettare i target di bilancio, assenza di turbolenze politiche degne di nota. Importante sottolineare anche la progressiva risalita della quota di investitori stranieri, scesa dal 41% al 26% negli anni passati ma in costante ripresa grazie al quadro di maggiore fiducia e alla ricerca globale di alternative ai Treasury USA. Gli analisti individuano inoltre nella trasparenza delle emissioni retail - come il BTP Italia - e nell'offerta di titoli green una leva in più per mantenere attrattiva la piazza italiana in ottica di domanda internazionale.
I bond societari rivestono oggi un ruolo sempre più rilevante nelle strategie degli investitori europei. L'aumento dei rendimenti a fronte di rischi pressoché invariati ha reso attraenti sia le nuove emissioni che il mercato secondario. La preferenza si orienta sugli investment grade, grazie a solidità dei fondamentali, margini aziendali ancora elevati e bassi livelli di indebitamento. Al contempo, il mercato apprezza la resilienza di settori come quello bancario e immobiliare, dove il rischio appare contenuto rispetto al rendimento potenziale.
I green bond registrano tuttavia una minor proporzione rispetto al totale delle emissioni, anche se si prevede una crescita nei prossimi mesi: la Germania mantiene la leadership per volumi, seguita dalla Francia, mentre si attende l'ingresso di nuovi emittenti come la Grecia.
Il comparto high yield vede spread storicamente compressi, ma offre ancora opportunità selettive per gestori esperti, con una media dei default inferiore al 3% seppure con alcune eccezioni dovute a situazioni societarie specifiche. Gli investitori bilanciano la ricerca di rendimento con una gestione del rischio accorta, utilizzando analisi proprietarie e valutazione delle prospettive di upgrade creditizi. Questa dinamica favorisce una permanenza elevata di capitali nell'universo dei bond corporate rispetto ai governativi tradizionali.
Le prospettive sull'universo dei titoli di Stato e delle obbligazioni europee restano positive per il 2025, pur in presenza di elementi di incertezza legati al quadro macro globale. Le stime degli analisti convergono su emissioni nette prossime ai 490 miliardi di euro e livelli lordi in area 900 miliardi, valori sostenibili grazie alla persistente domanda degli investitori, soprattutto in periodi di maggiore avversione al rischio. Un'eventuale riduzione dei tassi da parte della BCE e della Fed - prevista dagli operatori già nella seconda parte dell'anno - dovrebbe favorire ulteriormente la domanda di bond a lunga scadenza e rilanciare i prezzi sul secondario.
I principali rischi da monitorare riguardano: un possibile peggioramento dei dati macroeconomici negli Stati Uniti, la prosecuzione delle tensioni tra UE e USA e un'eventuale fase di volatilità a seguito di elezioni o cambiamenti politici in Francia e Germania. Sul fronte delle opportunità, cresce l'interesse per le emissioni ESG e per i settori con fondamentali solidi, come il comparto bancario e quello energetico, nonché per la diversificazione geografica e valutaria. Nel complesso, l'outlook evidenzia come il segmento "bond europei domanda e offerta record storico" rimanga al centro delle strategie degli operatori, con le politiche di bilancio e la gestione del rischio come fattori determinanti nel definire la sostenibilità e la tenuta del mercato nel medio termine.