Il penny americano si avvia al tramonto e anche le monete di piccolo taglio europee, come i centesimi di euro, sembrano destinate a un futuro incerto tra ragioni economiche, inflazione e riflessioni culturali sul loro valore.
L’attualità economica registra una svolta storica negli Stati Uniti: la moneta da un centesimo di dollaro ha cessato di essere prodotta dopo oltre due secoli. Lo stop al conio del penny rappresenta un evento dal notevole impatto non solo finanziario ma anche culturale, dato che questo simbolo è stato per 232 anni parte integrante della quotidianità americana. L’addio segna un punto di riflessione più ampio sul destino delle monete di piccolo taglio in generale, sollevando domande circa la loro reale utilità in una società sempre più orientata ai pagamenti digitali e alla dematerializzazione del contante. In molti Paesi, Italia compresa, l’utilizzo di queste monete viene progressivamente limitato, favorendo ragionamenti su possibili futuri scenari in merito alla loro sopravvivenza.
L’abolizione della storica moneta statunitense scaturisce da valutazioni di carattere prettamente economico. Da anni il costo di produzione del penny aveva superato nettamente il suo valore nominale: nel 2024 coniare un solo esemplare richiedeva una spesa di circa 3,69 centesimi di dollaro, con una perdita di 2,69 centesimi per ogni pezzo messo in circolazione. Questa situazione generava un aggravo di oltre 50 milioni di dollari annui per i contribuenti, cifra diventata economicamente non più sostenibile agli occhi delle autorità federali.
La dismissione del centesimo statunitense va ben oltre le ragioni economiche, segnando la fine di un simbolo profondamente radicato nell’immaginario collettivo. Oltre ad aver fatto la storia come la moneta più longeva degli Stati Uniti, il penny è stato protagonista di usi e costumi ancora ben presenti nella memoria sociale.
L’inflazione, ovvero l’aumento generale e continuo dei prezzi, costituisce la causa principale della progressiva perdita di valore delle monete di piccolo taglio come il penny e i centesimi di euro. Dal 1793 ad oggi, il potere d’acquisto di un centesimo negli Stati Uniti si è ridotto drasticamente: ciò che un tempo consentiva l’acquisto di beni di prima necessità, oggi spesso rappresenta solo un ingombro nel portamonete.
Il fenomeno non riguarda soltanto il penny: molte economie hanno sperimentato processi simili. In particolare:
Il caso statunitense trova diversi esempi analoghi nell’area euro, dove più di un Paese ha già limitato l’utilizzo di monete dal valore estremamente basso. Finlandia, Belgio, Irlanda e Paesi Bassi, ad esempio, hanno sospeso il conio dei centesimi di euro, mantenendo però il corso legale delle monete ancora in circolazione. Questa scelta ha comportato l’introduzione sistematica dell’arrotondamento dei prezzi ai 5 centesimi più vicini nei pagamenti in contanti.
Per fornire una panoramica delle decisioni adottate nei principali paesi UE, si propone la seguente tabella:
| Paese | Politica sui centesimi |
| Italia | Sospensione conio da 1 e 2 centesimi dal 2018 |
| Finlandia | Sospensione e arrotondamento obbligatorio |
| Belgio | Arrotondamento, conio ridotto |
| Olanda | Abolizione quasi totale |
| Irlanda | Arrotondamento e sospensione conio |
Queste misure trovano legittimazione normativa a livello europeo nella possibilità concessa agli Stati membri di regolamentare la produzione e la circolazione delle proprie monete divisionarie, soprattutto in considerazione di fattori economici nazionali quali l’inflazione e i costi industriali.
L’avvenuto ritiro della moneta da un centesimo negli Stati Uniti accende il dibattito sulla futura sorte dei centesimi di euro. Se da un lato il mantenimento del corso legale tutela le fasce di popolazione maggiormente ancorate all’uso del contante, dall’altro la crescente diffusione dei pagamenti digitali rende sempre meno frequente l’utilizzo effettivo delle monete da 1 e 2 centesimi. L’Italia, così come altri Paesi UE, ha scegliato di sospendere la produzione senza eliminare formalmente le monete esistenti, condizione che apre a scenari di riduzione graduale e non traumatica.
Le principali motivazioni favorevoli a un progressivo addio comprendono: