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Penny Usa addio ma anche le monete dei centesimi di euro sono destinati a fare la stessa fine

di Marcello Tansini pubblicato il
fine conio penny dollaro Usa

Il penny americano si avvia al tramonto e anche le monete di piccolo taglio europee, come i centesimi di euro, sembrano destinate a un futuro incerto tra ragioni economiche, inflazione e riflessioni culturali sul loro valore.

L’attualità economica registra una svolta storica negli Stati Uniti: la moneta da un centesimo di dollaro ha cessato di essere prodotta dopo oltre due secoli. Lo stop al conio del penny rappresenta un evento dal notevole impatto non solo finanziario ma anche culturale, dato che questo simbolo è stato per 232 anni parte integrante della quotidianità americana. L’addio segna un punto di riflessione più ampio sul destino delle monete di piccolo taglio in generale, sollevando domande circa la loro reale utilità in una società sempre più orientata ai pagamenti digitali e alla dematerializzazione del contante. In molti Paesi, Italia compresa, l’utilizzo di queste monete viene progressivamente limitato, favorendo ragionamenti su possibili futuri scenari in merito alla loro sopravvivenza.

Le ragioni economiche dietro la fine del penny negli USA

L’abolizione della storica moneta statunitense scaturisce da valutazioni di carattere prettamente economico. Da anni il costo di produzione del penny aveva superato nettamente il suo valore nominale: nel 2024 coniare un solo esemplare richiedeva una spesa di circa 3,69 centesimi di dollaro, con una perdita di 2,69 centesimi per ogni pezzo messo in circolazione. Questa situazione generava un aggravo di oltre 50 milioni di dollari annui per i contribuenti, cifra diventata economicamente non più sostenibile agli occhi delle autorità federali.

  • Composizione e innovazioni: Il penny nacque nel 1793 come moneta in rame puro; nel tempo, la composizione venne modificata più volte per ridurre i costi. Dal 1982, la percentuale di rame scese al 2,5%, lasciando lo zinco come principale componente. Tuttavia, neppure l’adozione di materiali meno pregiati fu sufficiente a riequilibrare il rapporto tra costi e benefici.
  • Altre monete a rischio: Il penny non era l’unica moneta in perdita: anche la moneta da cinque centesimi, il “nickel”, aveva un costo di produzione superiore al valore facciale. Tuttavia, le economie di scala e la diversa frequenza d’uso resero il penny simbolo per eccellenza di spreco e inefficienza nella gestione monetaria statunitense.
L’arresto della produzione è quindi l’epilogo di un percorso segnato da svalutazione e perdita di rilevanza economica, soprattutto considerando che molte transazioni avvengono ormai elettronicamente e sempre meno cittadini utilizzavano realmente il penny negli scambi quotidiani. Secondo l’Ufficio del Tesoro statunitense, la decisione di interrompere la coniazione permetterà di riversare risorse economiche su ambiti più urgenti, accantonando progressivamente le monete obsolete senza provocare significativi contraccolpi al potere d’acquisto nel breve periodo.

Il valore culturale e simbolico del penny nella società americana

La dismissione del centesimo statunitense va ben oltre le ragioni economiche, segnando la fine di un simbolo profondamente radicato nell’immaginario collettivo. Oltre ad aver fatto la storia come la moneta più longeva degli Stati Uniti, il penny è stato protagonista di usi e costumi ancora ben presenti nella memoria sociale.

  • Iconografia e simbolismo: Inizialmente raffigurante la Statua della Libertà, dal 1909 il busto di Abraham Lincoln è stato impresso su ogni esemplare, consacrandolo come simbolo di libertà e di democrazia.
  • Letteratura e cinema: Frasi come “a penny for your thoughts” oppure “un penny per i tuoi pensieri” sono entrate nell’uso quotidiano e nelle sceneggiature di numerosi film, riflettendo il valore quasi affettivo di questa moneta al di là della sua utilità concreta.
  • Superstizione e tradizione: Il penny ha ricoperto anche un ruolo scaramantico, tanto che raccoglierne uno per strada viene ancora oggi considerato di buon auspicio. Ha inoltre ispirato accessori di moda – celebri i “penny loafers” con la monetina infilata nella fibbia.
L’attenzione mediatica dedicata all’ultimo conio presso la Zecca di Philadelphia, con la presenza di autorità pubbliche e la decisione di destinare gli ultimi esemplari a un’asta, testimonia il legame emozionale tra la società statunitense e questo piccolo oggetto, divenuto icona della cultura popolare e veicolo di memoria collettiva.

Inflazione, svalutazione e la trasformazione delle monete di piccolo taglio

L’inflazione, ovvero l’aumento generale e continuo dei prezzi, costituisce la causa principale della progressiva perdita di valore delle monete di piccolo taglio come il penny e i centesimi di euro. Dal 1793 ad oggi, il potere d’acquisto di un centesimo negli Stati Uniti si è ridotto drasticamente: ciò che un tempo consentiva l’acquisto di beni di prima necessità, oggi spesso rappresenta solo un ingombro nel portamonete.

Il fenomeno non riguarda soltanto il penny: molte economie hanno sperimentato processi simili. In particolare:

  • Processi di svilimento: Durante i secoli, il contenuto dei metalli preziosi nelle monete è stato diminuito progressivamente, un’operazione chiamata "svilimento" o "tosatura". Questo processo ha avuto l’obiettivo di ridurre i costi di produzione, ma ha complicato la percezione del valore reale della moneta tra i cittadini.
  • L’impatto dell’inflazione: Negli Stati Uniti, dal XVIII secolo a oggi, il tasso medio annuo d’inflazione è stato relativamente moderato, ma nel lungo termine ha comunque eroso la funzione delle monete meno rilevanti. In Italia, dinamiche inflazionistiche più accentuate hanno portato alla rapida scomparsa di monete di basso taglio già in epoca pre-euro.
I dati storici dimostrano che la perdita di utilità delle monete di piccolo taglio è una costante nelle evoluzioni monetarie occidentali. Molte economie decidono quindi di ritirarle progressivamente dalla circolazione, razionalizzando i costi statali e semplificando i pagamenti per i cittadini.

Le esperienze europee: il destino dei centesimi di euro

Il caso statunitense trova diversi esempi analoghi nell’area euro, dove più di un Paese ha già limitato l’utilizzo di monete dal valore estremamente basso. Finlandia, Belgio, Irlanda e Paesi Bassi, ad esempio, hanno sospeso il conio dei centesimi di euro, mantenendo però il corso legale delle monete ancora in circolazione. Questa scelta ha comportato l’introduzione sistematica dell’arrotondamento dei prezzi ai 5 centesimi più vicini nei pagamenti in contanti.

Per fornire una panoramica delle decisioni adottate nei principali paesi UE, si propone la seguente tabella:

Paese Politica sui centesimi
Italia Sospensione conio da 1 e 2 centesimi dal 2018
Finlandia Sospensione e arrotondamento obbligatorio
Belgio Arrotondamento, conio ridotto
Olanda Abolizione quasi totale
Irlanda Arrotondamento e sospensione conio

Queste misure trovano legittimazione normativa a livello europeo nella possibilità concessa agli Stati membri di regolamentare la produzione e la circolazione delle proprie monete divisionarie, soprattutto in considerazione di fattori economici nazionali quali l’inflazione e i costi industriali.

Prospettive future: addio anche ai centesimi di euro?

L’avvenuto ritiro della moneta da un centesimo negli Stati Uniti accende il dibattito sulla futura sorte dei centesimi di euro. Se da un lato il mantenimento del corso legale tutela le fasce di popolazione maggiormente ancorate all’uso del contante, dall’altro la crescente diffusione dei pagamenti digitali rende sempre meno frequente l’utilizzo effettivo delle monete da 1 e 2 centesimi. L’Italia, così come altri Paesi UE, ha scegliato di sospendere la produzione senza eliminare formalmente le monete esistenti, condizione che apre a scenari di riduzione graduale e non traumatica.

Le principali motivazioni favorevoli a un progressivo addio comprendono:

  • Riduzione dei costi industriali e logistici nella produzione e distribuzione delle monete
  • Semplificazione dei pagamenti e delle operazioni di resto, soprattutto nei settori commerciali a maggiore afflusso di microtransazioni
  • Uniformità con le più recenti tendenze delle economie avanzate, dove l’assenza di monete di piccolo taglio non ha generato particolari impatti inflazionistici
Resta però aperta la questione della necessità di tutelare i consumatori da eventuali arrotondamenti eccessivamente penalizzanti e della gestione delle transazioni in contanti nelle zone meno digitalizzate.