Fino a quanto si può prelevare in contanti e tenere i soldi a casa per abbassare l’Isee in modo legale: cosa prevede la normativa vigente
Si possono tenere soldi in contanti in casa per abbassare l’Isee? Il valore Isee è fondamentale per misurare la ricchezza delle famiglie italiane e per permettere l’accesso a bonus e agevolazioni destinate solo a determinate categorie di persone.
Ci sono dati specifici che devono essere inseriti nell’Isee per un calcolo corretto del suo valore.
E si tratta di un metodo che può essere considerato anche legale, perché la normativa dell’Isee prevede che nella dichiarazione sostitutiva unica debbano essere indicati i redditi e i patrimoni, comprendendo sia i beni immobili che quelli mobili, come conti correnti, libretti di risparmio, titoli azionari, obbligazioni di Stato, ecc.
I contanti non vanno, dunque, dichiarati nella Dichiarazione Sostitiva Unica, DSU, per cui i soldi prelevati dai conti si possono tranquillamente tenere a casa, anche considerando che non esiste un limite legale alla quantità di contanti che si possono detenere, perché il limite vigente, attualmente di 5mila euro, vale solo per l’uso dei contanti per i pagamenti tra privati.
Se, dunque, si svuota il conto in banca e si decide di tenere i contanti in casa per abbassare l’Isee, non ci sono problemi reali e apparenti ma bisogna considerare che la banca, a fini antiriciclaggio, potrebbe sempre chiedere le motivazioni del prelievo, se si superano i 10mila euro nell’arco di un mese.
In questo caso potrebbero scattare indagini sulla propria situazione patrimoniale e sulle movimentazioni finanziarie effettuate nel corso del tempo. Chi ha prelevato dalla banca i soldi accumulati con il risparmio, e provenienti da redditi regolarmente dichiarati e tracciati, non rischia nulla, ma gli altri potrebbero incorrere in conseguenze più pesanti.
L’Agenzia delle Entrate potrebbe, infatti, essere chiamata a effettuare controlli in caso di prelievi consistenti e non giustificati da particolari operazioni economiche, specialmente se si tratta di imprenditori o liberi professionisti, con il rischio di avviare le indagini patrimoniali e le verifiche fiscali.