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L’estate 2025 si è conclusa restituendo uno scenario di stagnazione per la crescita nazionale. Le più recenti stime di istituti autorevoli, come l’Istat e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, confermano che l’attività produttiva si è bloccata, con un prodotto interno lordo rimasto invariato rispetto ai mesi precedenti. A fare da sfondo, una domanda interna debole e un contesto internazionale instabile hanno alimentato il clima di incertezza.
n questo quadro, domande sul perché il terzo trimestre 2025 è stato caratterizzato da performance fiacche e su quali scenari si prospettino per i prossimi mesi diventano più che mai attuali per operatori, famiglie e imprese.
Le rilevazioni dell’Istat per il terzo trimestre 2025 evidenziano una crescita nulla su base congiunturale, mentre il dato tendenziale mostra un modesto incremento dello 0,4%. Questa situazione, fotografata anche dall’Unione Nazionale Consumatori e dall’Ufficio Studi di Confcommercio, rappresenta la sintesi di una lunga fase di indebolimento.
Lo scenario si inserisce in un contesto europeo caratterizzato a sua volta da una bassa vivacità. I principali comparabili dell’Italia si trovano ad affrontare sfide simili, rendendo più complesso ogni tentativo di rilancio.
Una delle questioni principali emerse nelle recenti analisi riguarda la debolezza della domanda nazionale. L’ultimo Indicatore dei Consumi Confcommercio rileva solo un lieve miglioramento a settembre (+0,3% annuo), con un andamento fermo dei beni e una crescita più marcata nei servizi (+0,8%). Tra gennaio e settembre i consumi hanno conosciuto una riduzione dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti, segnalando la diffusa cautela delle famiglie.
Gli investimenti, pur sostenuti da condizioni di credito ancora moderatamente favorevoli, non bastano a invertire la tendenza. Le imprese, infatti, rimangono prudenti di fronte alle tensioni geopolitiche e a un clima di fiducia fragile. L’unica componente dinamica resta l’export, che tuttavia fatica a mantenere il proprio contributo positivo nell’attuale scenario internazionale. Secondo l’UpB, le esportazioni sono in calo, in particolare verso gli Stati Uniti, e l’indebolimento del commercio globale penalizza particolarmente le economie manifatturiere.
| Motore | Variazione 2025 | 
| Consumi interni | -0,2% (gen-set) | 
| Investimenti | Sostenuti solo su strumentali | 
| Export | In marcata flessione | 
Il terzo trimestre del 2025 riflette una situazione contraddittoria nel mondo del lavoro. Dopo una lieve contrazione nel secondo trimestre, segnalata da Eurostat e Istat, si evidenziano segnali misti: su base mensile l’occupazione sale leggermente, mentre il tasso di disoccupazione rimane stabile intorno al 6%, inferiore rispetto agli anni precedenti, ma il dato trimestrale mostra un andamento in rallentamento.
Nel dettaglio, la crescita occupazionale resta inferiore alla media OCSE, con un tasso di occupazione circa al 62,9%. La debolezza si riflette anche nelle retribuzioni. Nel periodo gennaio-settembre 2025, secondo i dati sui contratti collettivi nazionali:
Le difficoltà che emergono nel 2025 sono solo in parte effetti della congiuntura internazionale. La debolezza della domanda interna e la difficoltà di agganciare una crescita robusta hanno cause profonde.
Lo scenario europeo del terzo trimestre mette in evidenza differenze marcate tra i principali Paesi. Se Italia e Germania registrano una crescita zero, la Francia sorprende con un’espansione dello 0,5% su base trimestrale, trainata da esportazioni e investimenti netti, anche grazie a una politica di spesa pubblica espansiva.
| Paese | PIL Q3 2025 | Deficit/PIL stimato 2025 | 
| Francia | +0,5% | 4,7% - 5,0% | 
| Italia | 0,0% | 3,0% | 
| Germania | 0,0% | 2,5% | 
La divergenza tra i modelli non è solo nei dati, ma anche nelle scelte di politica economica. Mentre Parigi punta sullo stimolo fiscale, Roma e Berlino sono vincolate dalla necessità di rientrare nei parametri europei, sacrificando in parte la crescita su pressioni di bilancio. Queste dinamiche possono accentuare le vulnerabilità e spostare equilibri in Europa su competitività e sostenibilità del debito.
Le proiezioni sul breve termine restano improntate alla prudenza. Secondo diverse fonti, l’obiettivo del Pil 2025 fissato a +0,5% appare raggiungibile, ma il rischio di una crescita ancora più bassa non è trascurabile. Le principali minacce individuate sono: