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Polizza vita, quali altre compagnie sono a rischio dopo i fallimenti di Fwu Life, Eurovita

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Polizze vita a rischio

Sono oltre 110.000 i clienti italiani coinvolti, molti dei quali hanno acquistato polizze attraverso broker e intermediari finanziari.

I casi dei fallimenti delle compagnie Eurovita e FWU Life non è un episodio isolato. In Italia ci sono almeno una decina di imprese assicurative straniere che operano nei settori vita e danni e che sono ora sotto stretta sorveglianza da parte dell'Ivass, l'autorità di vigilanza del settore assicurativo. Il controllo si scontra con i limiti imposti dal sistema normativo europeo che garantisce una supervisione comune tra gli Stati membri ma affida la vigilanza alle autorità del Paese in cui l’impresa ha ottenuto il cosiddetto passaporto europeo.

L'Ivass ha più volte sottolineato come la mancanza di poteri diretti sulle imprese con sede legale all’estero renda difficile intervenire in modo tempestivo per proteggere i risparmiatori italiani. Il caso di FWU è emblematico: la compagnia, di origine tedesca ma registrata in Lussemburgo, era già in difficoltà dalla scorsa estate, ma l'Ivass non ha potuto fare altro che lanciare avvisi pubblici, senza la possibilità di bloccare la vendita delle polizze o imporre misure correttive. La gestione della crisi è ora interamente nelle mani delle autorità lussemburghesi. Approfondiamo allora:

  • Una crisi che colpisce i risparmiatori italiani
  • Una regolamentazione europea che penalizza i consumatori

Una crisi che colpisce i risparmiatori italiani

Sono oltre 110.000 i clienti italiani coinvolti, molti dei quali hanno acquistato polizze attraverso broker e intermediari finanziari, senza essere pienamente consapevoli dei rischi associati. Ora si trovano nella condizione di dover attendere anni prima di poter recuperare, almeno in parte, i loro investimenti. La liquidazione della compagnia e il congelamento delle polizze rendono impossibile riscattare o modificare i contratti, aumentando la frustrazione e il senso di insicurezza tra i risparmiatori.

Nonostante l’entità economica della crisi sia contenuta rispetto alla stabilità del sistema finanziario, il danno per i consumatori è enorme. Questo perché non si tratta solo di un problema di solvibilità delle compagnie, ma anche di fiducia nel sistema assicurativo. Il mercato delle polizze vita si basa sulla garanzia che il capitale investito possa essere recuperato nel tempo, un principio che viene meno quando imprese come FWU entrano in difficoltà senza che le autorità nazionali possano intervenire in modo efficace.

Una regolamentazione europea che penalizza i consumatori

Il problema è strutturale: il regime del passaporto europeo consente a un'impresa di registrarsi in un qualsiasi Stato membro e di vendere i propri prodotti in tutta l’Unione, senza necessità di una sede legale nei singoli Paesi in cui opera. In Italia, ad esempio, sono attive circa 330 compagnie estere, che nel 2023 hanno raccolto premi per un valore complessivo di 19 miliardi di euro. Di queste, almeno una decina destano particolari preoccupazioni per la loro solidità finanziaria o per la scarsa trasparenza dei prodotti venduti.

Le criticità riguardano il settore vita, dove le problematiche più ricorrenti sono legate alla scarsa qualità dei prodotti offerti e alla presenza di intermediari coinvolti in situazioni problematiche in passato. In questo contesto, l’Ivass si trova spesso nell’impossibilità di agire direttamente, potendo solo segnalare anomalie o diffondere avvisi pubblici per mettere in guardia i consumatori.

A differenza del settore bancario, dove la crisi finanziaria del 2008 ha portato alla creazione di un sistema di vigilanza unico europeo, nel comparto assicurativo manca ancora un'architettura simile. L’Unione europea ha armonizzato le normative di base, ma la supervisione rimane frammentata, con approcci diversi tra i vari Stati membri. In caso di difficoltà di un’impresa, l’autorità competente è quella del Paese di registrazione, che può avere strumenti di controllo meno efficaci rispetto a quelli di altri Stati.