Uno degli aspetti più sottovalutati dalle famiglie che sottoscrivono una polizza Unit Linked è il carico commissariale.
Le polizze Unit Linked sono strumenti assicurativi strutturati come contratti di assicurazione sulla vita ma ancorati a fondi di investimento. Questa doppia natura crea un cortocircuito comunicativo che può generare confusione tra i risparmiatori. Da un lato viene venduta come una tutela per i beneficiari in caso di decesso; dall'altro, nella pratica, si comporta come un contenitore finanziario speculativo, il cui valore dipende dall'andamento dei mercati. Non esiste alcuna garanzia sul capitale, e nella maggior parte dei casi nemmeno una soglia minima di rendimento. Firmare una Unit Linked equivale a investire il proprio denaro nei mercati azionari o obbligazionari attraverso fondi interni.
Chi la sottoscrive deve sapere che il rischio finanziario ricade sull'intestatario, poiché la compagnia non si impegna a restituire una cifra fissa alla scadenza. A differenza delle polizze rivalutabili di ramo I, qui non c'è alcuna gestione separata o garanzia di rendimento minimo. Si tratta di un investimento, con tutte le sue incognite, ma mascherato da assicurazione. Ed è proprio in questa ambiguità che si annidano le prime insidie. Veidamo meglio
L'indicatore da tenere d'occhio si chiama RIY . Reduction In Yield, ovvero la perdita percentuale annua causata dai costi complessivi del prodotto. Quando questo valore supera il 3% annuo significa che ogni anno il rendimento potenziale viene eroso. In un contesto di rendimenti obbligazionari bassi e volatilità sui mercati azionari, un RIY elevato può trasformare un prodotto sicuro in una macchina che produce perdite anche senza ribassi di mercato.
Un'altra trappola delle Unit Linked riguarda la flessibilità solo apparente del contratto. Sebbene sulla carta sia possibile riscattare in ogni momento, nella pratica molte polizze prevedono penalità molto elevate nei primi anni, che rendono l'uscita anticipata economicamente svantaggiosa. Nei primi 5 anni, infatti, il valore di riscatto può subire decurtazioni che vanno dal 3% al 10% rispetto al valore di mercato, a seconda delle condizioni previste dal contratto. Questo significa che in caso di necessità improvvisa di liquidità, il contraente si trova spesso bloccato o penalizzato.
Le Unit Linked sono pensate per durate lunghe e solo con un orizzonte temporale esteso è possibile ammortizzare i costi iniziali e beneficiare di eventuali rendimenti di mercato. Ma questa caratteristica rende il prodotto inadatto a chi ha una bassa tolleranza alla volatilità o una situazione patrimoniale incerta.
Un'altra zona grigia, forse la più pericolosa, riguarda la fase della sottoscrizione. La vendita delle Unit Linked avviene all'interno di sportelli bancari o reti assicurative dove la consulenza è tutt'altro che indipendente. In molti casi, il questionario di profilazione del cliente è incompleto, generico o compilato in modo superficiale, tanto da inquadrare come profilo dinamico anche un cliente che ha indicato un'alta avversione al rischio. In altri casi, non viene spiegato che si tratta di un prodotto di natura finanziaria, che espone il capitale a oscillazioni continue.
Numerose sentenze hanno riconosciuto che la mancanza di trasparenza nella fase precontrattuale può giustificare la nullità dell'intero contratto.