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Quale è lo stipendio medio di un neolaureato in Italia e il tasso di occupazione in base al rapporto Almalaurea 2024

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Rapporto Almalaurea 2024

Il nuovo rapporto di AlmaLaurea getta una luce su un aspetto preoccupante: i laureati in Italia guadagnano meno rispetto ai loro coetanei che scelgono di lavorare all'estero.

Il consorzio AlmaLaurea ha diffuso il suo rapporto annuale, facendo luce sulle condizioni attuali del mercato del lavoro per i laureati italiani. Il documento, basato su una indagine che ha coinvolto 660.000 laureati dell'ultimo anno, nonché quelli laureati uno, tre e cinque anni fa, offre una panoramica sulle prospettive lavorative, evidenziando sia la natura dei contratti che i livelli retributivi che i giovani possono aspettarsi dopo il completamento degli studi.

Secondo il rapporto, una buona parte dei laureati ha trovato occupazione, ma c'è stata una evoluzione nelle aspettative e nelle accettazioni lavorative di questi giovani professionisti. Rispetto agli anni precedenti, il rapporto sottolinea una crescente riluttanza dei neolaureati ad accettare offerte di lavoro che non solo sono mal remunerate, ma che anche non corrispondono al loro percorso di formazione.

Interessante è anche l'aumento dei contratti a tempo indeterminato offerti ai neolaureati, una tendenza che potrebbe suggerire una risposta del mercato alle esigenze di maggiore stabilità espressa dai giovani lavoratori.

Questi dati contribuiscono non solo a definire lo stato attuale dell'inserimento lavorativo in Italia per i laureati, ma anche a informare le politiche future in materia di istruzione e lavoro, indicando le aree di necessità e potenziale crescita per allineare meglio formazione e mercato del lavoro. Ecco cosa è emerso:

  • Neolaureati in Italia, qual è lo stipendio medio in Italia
  • Il tasso di occupazione in base al rapporto Almalaurea 2024

Neolaureati in Italia, qual è lo stipendio medio in Italia

Il nuovo rapporto di AlmaLaurea getta una luce su un aspetto preoccupante del mercato del lavoro italiano: i laureati in Italia guadagnano meno rispetto ai loro coetanei che scelgono di lavorare all'estero.

I dati parlano chiaro: i neolaureati magistrali che restano in Italia guadagnano in media poco meno di 1.400 euro netti al mese, mentre coloro che trovano lavoro all'estero riescono a portare a casa circa 2.174 euro mensili. Questa disparità è tanto più rilevante se si considera che, pur essendo aumentati in termini assoluti, gli stipendi dei laureati non hanno tenuto il passo con l'inflazione degli ultimi due anni, portando a una contrazione del potere d'acquisto.

Il Rapporto Almalaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati in Italia, presentato all’Università di Trieste, evidenzia un cambiamento nelle aspettative dei giovani verso il mercato del lavoro. Oggi, i laureati sono meno disposti ad accettare stipendi bassi e lavori che non rispecchiano il loro percorso di studi.

Alla domanda se accetterebbero uno stipendio di 1.250 euro al mese, quasi il 60% dei neolaureati triennali e il 66% di quelli con laurea magistrale ha risposto negativamente. Questi dati segnano un aumento rispetto all'anno precedente, indicando un desiderio di riconoscimento economico e coerenza professionale tra i giovani laureati.

Un altro punto critico emerso dal rapporto è la persistenza del fenomeno della ereditarietà accademica. La laurea in Italia tende ancora a essere un titolo che si tramanda di generazione in generazione. Un terzo dei laureati è figlio di laureati, una cifra che non rispecchia la realtà della popolazione adulta italiana, dove solo il 20% ha un'istruzione universitaria.

Un quinto dei laureati proviene da famiglie di imprenditori, liberi professionisti o dirigenti, con una quota che sale al 33% per i corsi di laurea a ciclo unico come Giurisprudenza e Medicina. Tra i laureati in questi corsi, quasi il 40% sono figli di avvocati, magistrati, notai o medici e farmacisti, sottolineando come l'accesso a determinate professioni rimanga spesso legato a un contesto familiare privilegiato.

La pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto duraturo anche sul percorso accademico degli studenti italiani. Per la prima volta in dodici anni, si è registrato un lieve calo nella percentuale di laureati che hanno completato gli studi nei tempi previsti. Nonostante la concessione di una proroga per le tesi di laurea, solo il 61,5% dei laureati ha terminato il percorso nei tempi stabiliti. L'età media alla laurea nel 2023 è di 25,7 anni, con 24,5 anni per i laureati triennali e 27,1 anni per i laureati magistrali e quelli dei corsi a ciclo unico.

Il voto medio di laurea è leggermente aumentato, attestandosi a 104/110, in crescita rispetto ai 102,4/110 di dieci anni fa. Dopo la pausa imposta dalla pandemia, riprendono anche le attività extra-accademiche, come tirocini, lavori durante gli studi ed esperienze di studio all'estero, segnalando un ritorno alla normalità e un recupero delle opportunità formative per i giovani laureati.

Il tasso di occupazione in base al rapporto Almalaurea 2024

Per la prima volta in dodici anni, escluso l'anno nero del 2020 segnato dalla pandemia di Covid-19, il tasso di occupazione a un anno dalla laurea ha subito una contrazione. Secondo il rapporto AlmaLaurea, il tasso di occupazione dei laureati triennali è sceso dal 75,4% al 74,1%, mentre per i laureati magistrali è calato dal 77,1% al 75,7%.

Nonostante questo calo iniziale, c'è una nota positiva: i contratti a tempo indeterminato sono in aumento, segno di una maggiore stabilità lavorativa per chi trova occupazione. A cinque anni dalla laurea, il panorama occupazionale mostra una leggera differenza tra i due gruppi: i laureati magistrali hanno visto una piccola flessione del tasso di occupazione dello 0,5%, portandosi all'88,2%, mentre i laureati triennali hanno registrato un aumento dell'1,5%, raggiungendo il 93,6%.

Per quanto riguarda le retribuzioni, a cinque anni dal conseguimento del titolo, i laureati triennali vedono un incremento dei loro stipendi da 1.384 a 1.706 euro al mese. I laureati magistrali, invece, partono da una base leggermente superiore di 1.432 euro, arrivando a 1.768 euro mensili. In cima alla classifica dei salari si trovano i laureati in informatica, con una retribuzione media di 2.146 euro al mese. All'estremo opposto, i laureati in ambito educativo, in particolare gli insegnanti, guadagnano in media 1.412 euro al mese, posizionandosi come i meno remunerati tra i laureati.

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