Anche se la ricchezza netta delle famiglie italiane sia aumentata in termini nominali, l'inflazione ha eroso il potere d'acquisto reale di questo patrimonio.
La ricchezza netta delle famiglie italiane ha raggiunto, alla fine del 2024, un totale di 11.286 miliardi di euro con un aumento del 4,5% rispetto all'anno precedente. Si tratta del livello più elevato registrato dal 2005, anno in cui sono iniziati i rilevamenti sistematici. Vogliamo saperne di più:
La dipendenza dal settore immobiliare è evidente: il 94% della ricchezza non finanziaria è legato a case e terreni, ma il valore degli immobili è in calo. Dal 2013 al 2023, i prezzi delle abitazioni sono diminuiti del 3,72%, con una perdita di valore complessiva di 500 miliardi di euro. In parallelo la ricchezza finanziaria è aumentata di 1.400 miliardi di euro, ma il 30% di questa somma, pari a 1.572 miliardi di euro, è rimasto fermo nei conti correnti, esponendosi all'erosione dell'inflazione.
Nel 2023 si è registrato un aumento dell’interesse per investimenti in titoli e fondi, con un incremento di 144 miliardi di euro. La tendenza a privilegiare i Btp per via dell'aumento dei tassi d'interesse porta a un rischio di concentrazione. In confronto, i mercati azionari, seppur più volatili, hanno generato rendimenti superiori: il FTSE MIB ha guadagnato il 50% dal 2011, mentre l'azionario statunitense ha segnato un +279%.
Il problema resta la mancanza di diversificazione negli investimenti. Gli italiani tendono a concentrarsi su asset percepiti come più sicuri, come immobili e titoli di Stato, ma limita le opportunità di rendimento e aumenta l'esposizione ai rischi economici.
La ricchezza delle famiglie italiane si suddivide in attività reali e attività finanziarie. Le attività reali, costituite da proprietà immobiliari, sono una porzione del patrimonio totale. Ma negli ultimi anni, il peso della ricchezza non finanziaria sul totale è diminuito, passando dal 65% al 55%, a causa di una riduzione del valore degli immobili.
Le attività finanziarie comprendono depositi bancari, titoli, azioni e partecipazioni in fondi comuni. Queste componenti hanno registrato una crescita e rispecchiano una maggiore propensione delle famiglie italiane a diversificare i propri investimenti oltre il settore immobiliare.
Nonostante l'aumento complessivo della ricchezza, la sua distribuzione tra le famiglie italiane rimane disomogenea. Il 10% più ricco delle famiglie detiene quasi due terzi del patrimonio totale, mentre il 50% meno abbiente possiede meno del 10% della ricchezza complessiva.
Questa concentrazione della ricchezza è evidenziata dal fatto che l'1% più ricco della popolazione detiene il 13,6% del reddito nazionale, una percentuale in aumento rispetto agli anni precedenti.
Anche se la ricchezza netta delle famiglie italiane sia aumentata in termini nominali, l'inflazione ha eroso il potere d'acquisto reale di questo patrimonio. Valutata a prezzi costanti, la ricchezza netta del 2023 risulta inferiore di oltre sette punti percentuali rispetto al 2021, a causa della forte inflazione osservata nel 2022.
Questo fenomeno indica che, nonostante l'aumento del valore nominale degli asset, il valore reale della ricchezza, ossia il suo potere d'acquisto effettivo, è diminuito e influenzano la capacità di spesa e investimento delle famiglie.
Nel 2022, il reddito netto medio delle famiglie italiane è stato di 35.995 euro, pari a circa 3.000 euro mensili. L'aumento dell'inflazione ha comportato una diminuzione reale del reddito del 2,1% rispetto all'anno precedente.
Le disparità regionali sono marcate: la Lombardia registra il reddito pro capite più elevato, con 25.698 euro nel 2022, mentre la Calabria presenta il reddito più basso, con 16.108 euro.