L’Agenzia delle entrate sta utilizzando strategie sempre piů sofisticate per combattere l’evasione fiscale dei falsi residenti all'estero.
Per contrastare l'evasione fiscale e individuare i falsi residenti all'estero, l’Agenzia delle entrate ha intensificato i controlli attraverso un mix di tecnologie digitali e indagini incrociate. Cerchiamo di capire meglio:
Attraverso l'accesso ai dati bancari e finanziari, l'Agenzia delle entrate può esaminare le transazioni registrate sul territorio italiano. Gli enti bancari, ad esempio, sono obbligati a comunicare all'Agenzia delle entrate eventuali movimentazioni sospette. Se una persona residente all'estero mantiene attivi conti correnti in Italia con operazioni regolari e frequenti, potrebbe insospettire le autorità. Allo stesso modo, transazioni che mostrano una vita quotidiana attiva in Italia, come pagamenti per affitti, utenze o carte di credito utilizzate regolarmente, possono indicare che il contribuente risiede in Italia più di quanto dichiarato.
Un altro metodo efficace è l'analisi dei consumi energetici e delle utenze delle proprietà immobiliari. Se una persona dichiara di vivere all’estero ma ha una bolletta energetica o idrica consistente in Italia, ciò potrebbe far sospettare che l’immobile sia abitato per più di 183 giorni l’anno, il limite oltre il quale il contribuente è considerato residente in Italia. Questo controllo è utilizzato soprattutto per i possessori di seconde case o di abitazioni in cui sostengono di recarsi solo saltuariamente.
Anche le tracce digitali sono diventate uno strumento di verifica. L’Agenzia delle entrate può monitorare le attività social di chi dichiara residenza all'estero, come foto o check-in pubblicati su Facebook, Instagram o LinkedIn che mostrano una frequente presenza in Italia. In un’epoca in cui i social media documentano la vita quotidiana di molte persone, questo approccio può fornire indizi concreti sul tempo trascorso in Italia.
Grazie agli accordi internazionali, in particolare con i Paesi dell'Ocse e dell'Unione europea, l’Agenzia delle entrate ha accesso a una mole di dati provenienti dalle autorità fiscali estere. In particolare, attraverso il Common Reporting Standard e il Foreign Account Tax Compliance Act, vengono condivise informazioni su conti bancari e investimenti detenuti all’estero dai cittadini italiani. Se una persona dichiara di vivere in un Paese estero ma non risulta pagare tasse in quel Paese, può far emergere discrepanze che portano a una verifica più approfondita.
Per determinare la residenza fiscale, l'Agenzia delle entrate considera anche i legami familiari del contribuente. Se un soggetto dichiara di risiedere all’estero, ma ha il proprio nucleo familiare in Italia o frequenta assiduamente eventi e impegni personali sul territorio, può compromettere la dichiarazione di residenza estera. Anche la proprietà di beni mobili o immobili in Italia, come automobili, case o partecipazioni societarie attive, contribuisce a determinare la residenza effettiva.
Se l'Agenzia delle entrate accerta che una persona ha dichiarato falsamente di risiedere all'estero, le conseguenze possono essere severe. Il contribuente è tenuto a pagare tutte le imposte non versate durante il periodo in cui ha fittiziamente dichiarato residenza estera, con sanzioni che possono arrivare fino al 30% delle imposte dovute, oltre agli interessi di mora. In casi più gravi, dove viene dimostrata l'intenzionalità di frode, possono scattare anche procedimenti penali per evasione fiscale.
Il contribuente può subire un accertamento fiscale sui redditi pregressi per un periodo che, in presenza di frode, può estendersi fino a dieci anni retroattivi. In pratica il fisco può richiedere documentazione e informazioni su tutto il periodo in cui il contribuente ha dichiarato residenza all'estero.