La crisi di Yoox rappresenta un caso esemplare tra evoluzione aziendale, errori strategici, sfide di mercato e ripercussioni sui lavoratori. Cause, impatti sociali e prospettive di tutela occupazionale.
Dopo aver rappresentato un punto di riferimento nell'innovazione tecnologica imprenditoriale per l'Italia, Yoox si trova ora alle prese con una crisi che coinvolge vari livelli: finanziario, strategico e sociale.
Tra i principali riflessi emergono la perdita di competitività, una contrazione rilevante dei ricavi e un impatto diretto sull'occupazione, come dimostrato dall'annuncio dei recenti licenziamenti collettivi che hanno interessato soprattutto le sedi di Bologna e Milano. Questo scenario ha suscitato preoccupazioni tra dipendenti, istituzioni e osservatori del settore, richiedendo un'analisi accurata per comprenderne le cause reali e le prospettive future per chi lavora nel comparto del lusso digitale.
L'azienda ha ottenuto visibilità internazionale nei primi anni 2000 imponendosi come una delle realtà più innovative nello scenario europeo grazie a una visione che integrava l'acquisto digitale di capi di alta gamma con servizi personalizzati e un know-how fortemente tecnologico. Fondata nel 2000 da Federico Marchetti e riconosciuta come primo “unicorno” italiano (startup con una valutazione superiore al miliardo di euro), la società si è distinta per capacità anticipatoria e intuito imprenditoriale, riuscendo a combinare moda e digitale molto prima che ciò divenisse pratica diffusa. L'introduzione di soluzioni avanzate e il focus sulla personalizzazione del servizio hanno rappresentato per un ventennio un vantaggio competitivo distintivo.
L'espansione proseguì con la fusione con Net-a-Porter nel 2015, creando un colosso del retail online di lusso, e successivamente con il passaggio al gruppo Richemont nel 2018. Tali operazioni, però, segnarono l'inizio di una progressiva perdita d'identità. L'inserimento in contesti multinazionali e la spinta verso strategie di accentramento hanno ridotto la vocazione pionieristica e la rapidità decisionale che erano state essenziali al suo successo. La recente acquisizione da parte del gruppo tedesco LuxExperience (Mytheresa) ha accentuato questa tendenza, traslando Yoox verso logiche industriali più rigide e una visione orientata principalmente alla redditività di breve periodo.
Sul lato strategico, alcuni errori di valutazione - tra cui la scarsa reazione all'emergere di nuovi modelli di business, la sottostima nell'evoluzione dei canali e-commerce proprietari dei brand del lusso, e un limitato adeguamento ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori - hanno minato la solidità di Yoox. A ciò si somma una sostanziale perdita del vantaggio da pioniere e una difficoltà nell'innovare laddove la concorrenza internazionale si è fatta più agguerrita. Nel 2024, la società si è trovata con perdite che superano i due miliardi nell'ultimo biennio, sintomo di una crisi profonda e difficilmente reversibile senza un intervento strutturato sulle strategie aziendali.
Uno degli elementi centrali per leggere i motivi della crisi di Yoox è il contesto macroeconomico e competitivo. Negli ultimi anni il mercato del lusso digitale è stato soggetto a una crescente pressione, sia per la saturazione di segmenti un tempo considerati esclusivi sia per l'ingresso massiccio di competitor in grado di proporre esperienze sempre più personalizzate e multicanale. I clienti del lusso oggi ricercano un'interazione che va oltre l'acquisto: esperienza fluida, servizi aggiuntivi e una relazione diretta con i brand, requisiti a cui i canali generalisti multimarca faticano a rispondere.
Un ulteriore elemento destabilizzante proviene dal cambio dei modelli di business delle case di moda, che hanno progressivamente ridotto il peso dei distributori in favore di piattaforme proprietarie. Diversi marchi, infatti, hanno scelto di investire in e-commerce gestiti internamente, riducendo la dipendenza da aggregatori come Yoox. Questo passaggio ha comportato una contrazione dei margini e della domanda sul canale multimarca.
La componente tecnologica, da punto di forza, si è trasformata in una criticità. Yoox non ha saputo rinnovare tempestivamente la sua infrastruttura digitale, cedendo terreno in termini di automazione, intelligenza artificiale e personalizzazione rispetto ai concorrenti internazionali più agili. Gli investimenti tecnologici si sono rivelati insufficienti rispetto alle esigenze di un mercato dove l'innovazione è fattore determinante per la sopravvivenza.
Nel seguente schema vengono riassunti i fattori chiave della crisi:
Fattori |
Impatto |
Calo domanda settore lusso |
Riduzione ricavi e strategie difensive |
Evoluzione modelli di business brand |
Margini più bassi per operatori multimarca |
Ritardo nell'aggiornamento tecnologico |
Perdita competitività su multinazionali digitali |
Saturazione e competizione internazionale |
Minore fidelizzazione e abbassamento quota mercato |
Queste dinamiche si traducono oggi in una crisi multidimensionale che richiede risposte altrettanto articolate.
Davanti all'aumento dei costi e al calo continuo dei ricavi, i nuovi vertici aziendali hanno optato per una ristrutturazione interna drastica, con effetti immediati sui livelli occupazionali. I numeri forniti testimoniano la portata dell'intervento: circa il 20% della forza lavoro italiana è stata interessata da procedure di licenziamento, con impatti pesanti soprattutto a Bologna e Milano. Oltre ai 211 addetti direttamente coinvolti, numerose risorse con contratti a termine non sono state rinnovate, ampliando la platea dei soggetti penalizzati.
Le priorità della nuova proprietà sono state la riduzione dei costi operativi e la centralizzazione delle funzioni gestionali, trascurando spesso il dialogo con rappresentanze interne e stakeholder locali. La mancanza di ricorso tempestivo agli ammortizzatori sociali e la comunicazione considerata insufficiente hanno contribuito ad alimentare malcontento e incertezza, accrescendo la tensione all'interno delle sedi colpite.
Sul piano umano, le testimonianze raccolte tra i lavoratori sottolineano il senso di isolamento e la difficoltà ad affrontare la transizione, in particolare tra coloro che hanno contribuito alla crescita dell'azienda ma che, a fronte dell'età o di scarse competenze digitali aggiornate, si trovano ora davanti a percorsi di ricollocazione complessi. L'assenza di percorsi solidi di reskilling e la percezione di una gestione distante hanno generato un clima percepito come freddo e impersonale.
L'annuncio degli esuberi ha portato a immediate reazioni del fronte sindacale. Le sigle maggiormente rappresentative del settore - Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil - hanno dato luogo a proteste e scioperi coordinati nelle diverse sedi, evidenziando la necessità di soluzioni che tutelino i lavoratori anche nelle fasi di crisi aziendale. I presidi organizzati davanti alle sedi operative sono divenuti strumento di pressione per incentivare il confronto e ottenere un ripensamento delle strategie di taglio.
Le trattative si sono concentrate sull'esigenza di massimizzare l'utilizzo degli strumenti di supporto previsti dalla normativa, come la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali straordinari, contestualmente al sostegno nella ricerca di nuove opportunità lavorative per i licenziati. Il coinvolgimento delle istituzioni, tramite la convocazione di tavoli al Ministero delle Imprese e del Made in Italy e alle amministrazioni regionali, ha inserito la questione fra le priorità dell'agenda politica, favorendo la partecipazione di tutte le parti coinvolte per garantire una gestione non unilaterale.
Alla luce delle criticità emerse si delineano percorsi eterogenei per la tutela dei dipendenti in uscita, tra misure normative e iniziative di sistema. Gli ammortizzatori sociali rivestono un ruolo primario, con la possibilità per i lavoratori coinvolti di accedere alla cassa integrazione guadagni (ordinaria o straordinaria), secondo i parametri stabiliti dalla normativa italiana. Si aggiungono le piattaforme pubbliche e le iniziative delle regioni per la ricollocazione, tra cui servizi di orientamento, formazione professionale e supporto all'incontro domanda-offerta.
A tal fine, il confronto istituzionale in atto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e gli incontri regionali mirano a facilitare una transizione meno traumatica, promuovendo la partecipazione a bandi per il reinserimento e facilitando l'accesso a misure attive di politica del lavoro. Fra le soluzioni più rilevanti si annoverano:
Un approccio integrato tra tutele pubbliche e private rappresenta, quindi, la traiettoria da privilegiare per gestire, nel rispetto dei diritti, le problematiche poste dal cambiamento in atto.