Uno degli aspetti più interessanti dei titoli con dividendo è la possibilità di sfruttare il meccanismo dell'interesse composto.
Quando le Borse vacillano e l'incertezza economica si fa sentire, questi titoli offrono una forma di rendimento stabile e prevedibile che può fare da paracadute per il portafoglio. Anche se il prezzo di mercato di un'azione cala, l'investitore continua a ricevere il pagamento del dividendo, una somma che può essere reinvestita oppure incassata.
La logica alla base di questa strategia è antica quanto la finanza moderna: nei momenti in cui l'apprezzamento del capitale è incerto o deludente, avere una componente del portafoglio capace di generare reddito in modo regolare può fare la differenza. I dividendi, in sostanza, agiscono come una sorta di rendita che attenua gli effetti negativi dei cali di mercato. Non solo contribuiscono al rendimento complessivo, ma anche un segnale importante di solidità finanziaria da parte dell'azienda emittente. Le società che distribuiscono dividendi regolarmente dimostrano di avere flussi di cassa stabili, gestione prudente e prospettive di crescita a lungo termine. Vogliamo vedere:
Questa dinamica diventa ancora più evidente quando si opera in un'ottica di lungo periodo. L'investitore paziente può beneficiare sia dei dividendi periodici sia dell'eventuale apprezzamento del titolo nel corso degli anni. Ci sono casi che dimostrano questa tesi: titoli come Intesa Sanpaolo e Generali, se acquistati nel 2020 e mantenuti con i dividendi reinvestiti, hanno offerto performance totali superiori al 100%, battendo ampiamente l'indice di riferimento FTSE MIB.
Non tutte le azioni a dividendo sono uguali. Un dividend yield troppo elevato cela criticità finanziarie dell'azienda, magari con un calo del prezzo del titolo non ancora compensato da una revisione del dividendo. Occorre dunque selezionare con attenzione, tenendo conto di fattori come la sostenibilità della cedola, la salute del bilancio e la posizione competitiva dell'impresa sul mercato. Bisogma considerare la ciclicità del settore di appartenenza: le società automobilistiche, ad esempio, sono spesso generose con i dividendi ma possono sospenderli rapidamente in caso di difficoltà economiche.
Alcuni comparti dell'economia sono associati a una distribuzione stabile di dividendi. Le utilities, le telecomunicazioni, i beni di consumo e l'healthcare sono i protagonisti di questo tipo di strategia. Le aziende attive in questi settori tendono ad avere modelli di business consolidati, barriere all'ingresso elevate e ricavi ricorrenti, elementi che facilitano la distribuzione di utili agli azionisti anche nei periodi meno brillanti.
Un caso emblematico è quello di Enel, che negli ultimi anni ha mantenuto una politica di dividendo generosa e prevedibile fino a diventare uno dei punti di riferimento per chi cerca stabilità nel rendimento. Anche all'estero si trovano ottimi esempi, come la tedesca RWE e l'americana AES, che offrono dividend yield intorno al 3,5%-5%. E non manca l'interesse per il settore petrolifero, dove società come ExxonMobil e Chevron mantengono dividendi elevati, alimentati da robusti flussi di cassa, indipendentemente dalle oscillazioni del prezzo del greggio.
L'attrattività delle azioni a dividendo dipende anche dall'andamento dei tassi d'interesse. In un contesto di rialzo dei tassi, come quello che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, i rendimenti obbligazionari diventano più appetibili. Ma se i tassi iniziano a stabilizzarsi o a scendere, i titoli con dividendo tornano a brillare, alternativa ai bond per chi cerca un rendimento regolare senza rinunciare alla possibilità di crescita del capitale.