Vendere su Vinted può sembrare semplice, ma il rapporto con il Fisco riserva molte regole da conoscere: occasionalità, obbligo di partita IVA, soglie fiscali, adempimenti e consigli per tutelarsi nell'usato online.
Negli ultimi anni, la crescita delle vendite online tramite piattaforme come Vinted ha posto nuovi interrogativi sul trattamento fiscale degli utenti. Sia per chi desidera liberarsi di articoli usati, sia per chi intende trasformare questa attività in una fonte di reddito stabile, è necessario comprendere il quadro normativo. In Italia, le vendite digitali sono disciplinate da regole precise che puntano a distinguere tra semplici cittadini che effettuano transazioni sporadiche e soggetti che operano come vere e proprie imprese. Un aspetto importante è legato alle nuove direttive europee, come la DAC7, che rafforzano gli obblighi di comunicazione delle piattaforme alle autorità fiscali.
Chi utilizza Vinted per cedere oggetti personali, generalmente usati, lo fa spesso senza fini di lucro continuativi. Questa attività è definita "occasionale" dal punto di vista fiscale e non comporta l'obbligo di apertura della partita IVA.
È importante monitorare il numero di transazioni e il volume d’affari: qualora si rimanga sotto ai 5.000 euro annui e le vendite siano effettivamente episodiche, l’attività rientra fra i cosiddetti "redditi diversi" e può essere dichiarata, se necessario, attraverso i modelli 730 o Redditi PF.
La normativa attuale non obbliga all’emissione di fattura nelle transazioni tra privati. Tuttavia, è consigliabile conservare una traccia delle vendite effettuate e dei relativi pagamenti per poter dimostrare la natura occasionale dell’attività in caso di controlli fiscali. Ulteriore conferma dell'occasionale si ha dall'assenza di: strutture dedicate, promozione attiva della vendita, magazzino, o investimenti in merchandising.
Rispettare questi criteri permette di utilizzare piattaforme digitali come Vinted senza rischiare il riconoscimento di attività commerciale e senza dover gestire obblighi IVA o previdenziali.
Laddove l’attività di vendita su Vinted si trasformi in frequente, organizzata e strutturata, la situazione fiscale diventa differente. Si parla di "vendite abituali" quando le transazioni hanno carattere di continuità e sono finalizzate al lucro, ad esempio:
Ignorare questi obblighi espone a sanzioni fiscali e amministrative. Segnali distintivi di attività di impresa sono l'utilizzo professionale delle piattaforme, la pubblicità strutturata e la presenza di servizi aggiuntivi come resi e garanzie obbligatorie, tipici dei "Vinted Pro".
L’attuazione della Direttiva DAC7 in Italia ha portato all’introduzione di precisi obblighi di raccolta e trasmissione dati da parte delle piattaforme online come Vinted. I gestori sono tenuti a comunicare all’Agenzia delle Entrate le informazioni relative agli utenti che superano determinate soglie:
| Numero di vendite annuali | Oltre 30 transazioni in un anno solare |
| Ricavi complessivi annuali | Superiori a 2.000 euro |
Superando anche uno solo di questi limiti nel corso dell’anno, i dati del venditore verranno trasmessi alle autorità fiscali, che potranno rilevare la natura dell’attività e incrociare le informazioni con altre fonti. La raccolta dei dati avviene tramite moduli dedicati all’interno della piattaforma stessa e la comunicazione viene effettuata entro il 31 dicembre dell’anno.
Non si tratta dell’introduzione di una nuova imposta, bensì di un rafforzamento dei controlli e della vigilanza sulle attività commerciali e sulla corretta dichiarazione dei redditi da attività online. è essenziale fornire correttamente le proprie informazioni fiscali per evitare restrizioni o blocchi dell’account.
Le piattaforme devono adeguarsi alla direttiva, pena sanzioni rilevanti. Il rispetto di tali obblighi permette di aumentare la trasparenza nel settore delle vendite digitali e ridurre il rischio di elusione fiscale.
L’identificazione corretta del regime fiscale rappresenta il primo passo per una gestione conforme delle vendite online su Vinted quando si è impresa.
In caso di omessa dichiarazione, superamento delle soglie consentite o mancata apertura della partita IVA quando obbligatoria, il rischio è incorrere in sanzioni pecuniarie rilevanti, anche di alcune migliaia di euro.
Gli accertamenti possono portare ad azioni retroattive: recupero delle imposte evase, applicazione di interessi e sanzioni ulteriori. Particolare attenzione deve essere posta anche agli obblighi previdenziali per la Gestione Separata INPS.
Per operare in sicurezza e prevenire inconvenienti fiscali, è opportuno adottare alcune precauzioni: