Tra i giovani italiani tra i 18 e i 35 anni, risparmi modesti si accompagnano a scarsa propensione agli investimenti, influenzati da precarietà, divari di genere e limitata educazione finanziaria.
Le ricerche dell'Osservatorio GenerationShip 2025 di Changes Unipol evidenziano come i giovani tra i 18 e i 35 anni siano in grado di accantonare una quota consistente del proprio reddito, con una media del 15,9%, superiore rispetto agli adulti oltre i 35 anni (11,8%).
Tuttavia, tali risorse vengono raramente investite: la maggior parte dei ragazzi preferisce lasciare le somme su conti correnti o depositi, rinunciando a strumenti finanziari strutturati. Questo comportamento, che unisce cautela e desiderio di sicurezza, riflette le fragilità e le aspirazioni di chi si affaccia alla vita adulta in uno scenario economico complesso.
Il reddito disponibile rappresenta la prima grande barriera all'indipendenza economica: il 44% degli under 35 percepisce meno di 1.500 euro netti mensili, una soglia che limita la capacità di costruire un futuro stabile. Questo dato, emerso dall'Osservatorio GenerationShip 2025, fotografa una generazione che spesso non riesce a emanciparsi economicamente. Un giovane su quattro non è autosufficiente e necessita del supporto familiare per affrontare le spese inevitabili. Ancora più marcato il divario per le donne: il 56% guadagna sotto i 1.500 euro e un terzo dipende finanziariamente dalla famiglia d'origine, segno che la parità salariale resta lontana.
La precarietà lavorativa incide sulle scelte di lungo termine, come la formazione di una famiglia o l'avvio di progetti personali e professionali. Il 76% dei giovani considera la mancanza di stabilità economica il principale ostacolo alla realizzazione di progetti di vita. Questa incertezza genera una diffusa tendenza a rimandare decisioni importanti e a preferire strategie prudenti, che spesso si traducono in una predilezione per la liquidità piuttosto che per gli investimenti a lungo termine.
Da una prospettiva socioculturale, il gap di genere nel risparmio e nella gestione delle finanze personali è trasversale e persistente. Le giovani raggiungono prima una mentalità orientata al risparmio, ma sono frenate dalle retribuzioni più basse, situazione confermata anche da recenti direttive europee che spingono verso la trasparenza salariale e la certificazione della parità di genere nelle imprese.
L'Italia, infatti, è tra i Paesi che negli ultimi anni hanno incrementato il numero di aziende certificate sulla parità, ma resta ancora molto da fare per raggiungere un'equità diffusa e sostanziale. Il quadro che ne risulta è quello di una generazione consapevole delle proprie fragilità, ma determinata a tutelarsi: il risparmio viene vissuto come autodisciplina, non più come semplice sacrificio. Tuttavia, le condizioni di partenza limitano fortemente la possibilità di progettare e costruire autonomia finanziaria solida e duratura.
Le nuove generazioni si distinguono per una propensione al risparmio superiore rispetto agli adulti, ma questa virtù fatica a trasformarsi in crescita finanziaria a causa di alcune criticità. Secondo le indagini di Changes Unipol, la media del reddito accantonato dai giovani è del 15,9%, segnale di un impegno costante nel mettere da parte risorse. Tuttavia, la maggioranza dei risparmi rimane su conti correnti (41%) o depositi, senza essere allocata in strumenti produttivi. La scelta di lasciare il denaro fermo è motivata da diversi fattori:
Anche la gestione è indirizzata verso canali diretti e poco sofisticati, come i conti correnti bancari e le soluzioni di deposito. Gli strumenti più avanzati, tra cui fondi comuni, azioni o piani di accumulo, restano una scelta di nicchia, spesso riservata a chi ha già esperienza o supporto familiare. La preferenza per la liquidità rappresenta, per molti, una risposta razionale a condizioni di instabilità e di scarsa informazione.
Nonostante una diffusa consapevolezza sull'importanza di tutelare il proprio futuro e la crescente preoccupazione per la sostenibilità del sistema pensionistico pubblico, solo una minoranza intraprende percorsi di investimento strutturato o aderisce a piani pensionistici integrativi. Le statistiche restituiscono un quadro di partecipazione limitata: meno di un giovane su quattro accede a strumenti di investimento o previdenza, e ben il 43% non conosce la previdenza integrativa. Le ragioni di questa distanza sono molteplici:
Solo il 9% dei giovani si dichiara informato su questi temi, mentre la percentuale delle donne che aderisce a fondi pensione scende al 19%. Si tratta di numeri che testimoniano un divario informativo e una mancanza di engagement che affondano le radici sia nell'incertezza economica sia nella storica assenza di formazione finanziaria nelle scuole e nei percorsi universitari.
La domanda di conoscenza su temi finanziari e previdenziali è in crescita tra le nuove generazioni, che spesso dichiarano di sentirsi inadeguate di fronte a scelte economiche complesse. Due terzi dei giovani non hanno mai avuto un contatto significativo con informazioni o consulenze in materia di risparmio e previdenza.
Quando il supporto arriva, viene richiesto a figure ritenute affidabili quali assicurazioni, banche e consulenti indipendenti, attori che, secondo le ultime rilevazioni, godono di particolare fiducia soprattutto tra le donne e nella fascia under 35. Gli strumenti didattici preferiti sono i corsi in presenza, con una netta preferenza per percorsi condotti da professionisti reali piuttosto che contenuti online generici. Il 70% degli intervistati si dichiara interessato a percorsi di formazione, e la credibilità delle compagnie assicurative viene riconosciuta da una quota crescente di giovani.
Il bisogno informativo riguarda sia il funzionamento degli strumenti di risparmio difensivo sia la conoscenza dei prodotti di investimento e delle opportunità legate alla previdenza complementare. Tuttavia, le aspettative di autonomia e la diffidenza verso approcci troppo commerciali o poco trasparenti restano elevate.
L'analisi dei comportamenti finanziari delle nuove generazioni mette in luce una propensione spiccata verso la prudenza. In un contesto segnato da instabilità lavorativa, incertezza previdenziale e ridotte prospettive di crescita reddituale, i giovani scelgono di proteggersi principalmente attraverso l'accantonamento regolare di parte del reddito, la prevenzione in ambito salute e l'investimento in formazione continua. Le strategie più adottate includono:
Si tratta di una scelta razionale, ma che rischia di limitare le opportunità di crescita patrimoniale e previdenziale proprio nella fase della vita più favorevole per investire nel lungo termine. Le differenze di genere restano anche qui marcate: le donne sono più orientate al risparmio difensivo, mentre tra gli uomini cresce (seppur lentamente) l'interesse per la pianificazione e l'investimento di lungo periodo.