Dal 2026 le accise su diesel e benzina verranno riallineate, portando ricadute sui costi per automobilisti privati e aziende. Aumenti, simulazioni pratiche e riflessi su trasporti, imprese.
Dopo anni di divario, è previsto il riallineamento delle accise tra benzina e gasolio, una misura che avrà ricadute dirette sulle tasche di milioni di automobilisti e delle aziende titolari autotrasporti, come furgoni e veicoli industriali. Il governo ha deciso di anticipare il processo di equiparazione, accelerando quanto richiesto dall'Unione Europea e dalle linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Tale decisione comporterà una revisione dei prezzi alla pompa e modificherà gli equilibri storici tra chi utilizza la benzina e chi il diesel, con ripercussioni tangibili sia per i privati sia per le imprese. Queste novità impongono una riflessione sulle prospettive future per chi si sposta abitualmente su strada e sull'evoluzione dei costi di esercizio di auto e veicoli commerciali.
L'attuale sistema vede una differenza nella tassazione dei due principali carburanti, con il diesel storicamente avvantaggiato grazie a un'accisa inferiore rispetto alla benzina. A partire dal 2026, la nuova normativa prevede che l'imposta di consumo venga fissata a 67,29 centesimi al litro sia per la benzina sia per il gasolio, superando definitivamente lo scarto che aveva favorito almeno fino ad oggi il diesel.
Secondo le stime elaborate da associazioni dei consumatori e dati ministeriali, l'impatto immediato vedrà:
Utilizzando i prezzi medi rilevati nell'autunno 2024 - 1,690 euro al litro per la benzina e 1,616 euro per il diesel - il nuovo equilibrio porterebbe:
Se il disegno di legge sarà approvato senza modifiche dal Parlamento, questa misura oltre a equiparare i due carburanti dal punto di vista fiscale, introdurrà nuovi elementi di riflessione su convenienza e scelte di acquisto da parte degli utenti e delle aziende nel comparto trasporti.
L'incremento dell'accisa sul gasolio avrà effetti differenziati a seconda dell'utilizzatore. Le simulazioni evidenziano come le ricadute siano significative per le categorie che fanno maggior affidamento sul diesel, in primis gli autotrasportatori, i possessori di furgoni aziendali e i pendolari che percorrono molti chilometri ogni anno. Provando a fare simulazioni di spesa annua:
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Auto Benzina |
Auto Diesel |
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Pieno medio (40 litri) |
-2 €/pieno |
+2 €/pieno |
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Spesa annua (2 pieni/mese) |
-48 €/anno |
+48 €/anno |
Secondo Codacons e altre associazioni:, un incremento secco dell'accisa di 4,05 cent/litro, a cui va sommata l'IVA al 22%, comporta una maggiore spesa di circa 2,47 euro per ogni pieno da 50 litri su veicoli diesel:
Diversi motivi concorrono alla decisione di equiparare le aliquote sui carburanti. Da un lato, l'Unione Europea preme per la progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, fra cui il differenziale fiscale che ha finora favorito il diesel, considerato più inquinante. In linea con le direttive comunitarie e il programma RePowerEU, l'Italia si è impegnata a ridurre il vantaggio fiscale del gasolio, procedendo inizialmente con aumenti graduali, poi accelerando la tabella di marcia.
La misura ha però anche ragioni di cassa: il gasolio è il carburante più utilizzato nel settore dei trasporti e delle flotte aziendali, generando un gettito fiscale più consistente. Secondo alcune stime, la manovra garantirà una maggiore entrata tra 400 milioni e 2 miliardi di euro nei prossimi anni, risorse preziose per il bilancio dello Stato. La decisione di anticipare la parità di tassazione rispetto al piano quinquennale iniziale risponde a esigenze di copertura finanziaria per altri interventi, tra cui il finanziamento del rinnovo del contratto dei dipendenti del trasporto pubblico locale.
La proposta è in fase di disegno di legge e dovrà essere approvata da Camera e Senato, che potrebbero introdurre modifiche. Il dibattito tra maggioranza e opposizione si è incentrato sulle conseguenze economiche per famiglie e imprese, con polemiche riguardo all'efficacia ambientale della misura rispetto al puro vantaggio fiscale.
Il settore del trasporto commerciale risulta particolarmente esposto all'incremento delle accise sul diesel. I mezzi pesanti Euro 5 e Euro 6 oltre le 7,5 tonnellate continueranno a beneficiare di forme di rimborso, ma per il resto della distribuzione, soprattutto quella urbana e le flotte di furgoni aziendali, l'aumento della tassazione ricadrà direttamente sulle attività. Le categorie colpite sono:
Dai dati Unem, nel 2024 risultano acquistati 28,8 miliardi di litri di gasolio contro i 12,3 miliardi di benzina: il diesel resta, quindi, protagonista per trasporto merci ed operatori business. Una maggiore tassazione del gasolio rischia di indebolire la competitività del sistema produttivo italiano rispetto ad altri Paesi UE dove il differenziale fiscale è meno marcato.
L'adeguamento della tassazione sui carburanti si inscrive in un più ampio contesto di armonizzazione europea, ma l'Italia presenta alcune peculiarità. Secondo le analisi di Assoutenti, la Penisola si posiziona infatti tra i Paesi europei con la tassazione più elevata sui carburanti: nel 2024, le accise e l'IVA pesano per circa il 60% sul prezzo della benzina e quasi il 57% su quello del gasolio. Se facciamo un confronto internazionale emerge che:
L'obiettivo di ridurre i cosiddetti "sussidi ambientalmente dannosi" risponde a vincoli UE ma rischia di trasferire costi a famiglie, imprese e trasporti, senza incidere proporzionalmente sulle emissioni inquinanti. Un sistema fiscale armonizzato a livello europeo potrebbe rappresentare una risposta più efficace, evitando distorsioni competitive e garantendo una maggiore equità.