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Chi sono i più delusi tra cittadini e imprese della manovra finanziaria e le modifiche richieste

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Da pensionati a dipendenti pubblici, Forze dell'Ordine, autotrasportatori, Partite Iva e lavoratori del settore bancario: i grandi delusi dalla Manovra Finanziaria 2026. I motivi

L’approvazione della manovra finanziaria 2026 è uno dei momenti più dibattuti nell’attuale scenario politico, sociale ed economico italiano. Mentre il governo ha descritto il provvedimento come “serio ed equilibrato”, il dibattito pubblico e le reazioni dei diretti interessati hanno portato alla luce una realtà fatta di aspettative tradite e nuove criticità. All’interno delle misure previste, tra detassazioni selettive, piccoli ritocchi ai bonus sociali e una parziale revisione delle aliquote fiscali, emergono le grandi delusioni di chi attendeva provvedimenti più incisivi.

I delusi della manovra: cittadini e lavoratori tra promesse non mantenute

La sensazione di insoddisfazione attraversa diverse categorie: dipendenti pubblici alle prese con rinnovi contrattuali lenti, lavoratori precari, chi sperava in una riduzione sostanziale della pressione fiscale e chi, vicino alla pensione, si ritrova norme più rigide. I bonus sociali, pur rinnovati, risultano marginali se messi a confronto con l’inflazione e l’aumento del costo della vita. I grandi delusi dalla Manovra finanziaria 2026 sono soprattutto le seguenti categorie di persone:

  • Lavoratori del settore privato e pubblico: la riduzione dell’aliquota Irpef e le nuove detassazioni incidono per pochi euro al mese, lontano dalle attese di un reale incremento del potere d’acquisto.
  • Cittadini con redditi medio-bassi: pur beneficiando di alcune agevolazioni, vedono l’erosione dei vantaggi a causa dei meccanismi selettivi e dei limiti reddituali imposti dalle norme.
  • Pensionati e personale prossimo alla pensione: si registra un diffuso malcontento per i mancati interventi su quota 103 e Opzione Donna e per il blocco solo parziale dell’età pensionabile.
  • Piccoli risparmiatori e famiglie numerose: l’ampliamento dei bonus appare insufficiente rispetto alle nuove urgenze di bilancio domestico.

Pensioni: età pensionabile, Opzione Donna e Quota 103, cosa manca davvero

Nel comparto previdenziale, la Manovra 2026 lascia insoddisfatti quanti si attendevano provvedimenti innovativi per il futuro. L’innalzamento dell’età pensionabile resta uno degli aspetti più dibattuti. Dal 2027, infatti, il meccanismo legato all’aspettativa di vita porterà a un graduale aumento dell’età di uscita dal lavoro, con esclusioni selettive che rischiano di ampliare le iniquità tra le categorie, per cui si verificherà:
  • Blocco parziale dell’aumento dell’età pensionabile: il provvedimento esclude importanti settori (come vigili urbani, docenti delle secondarie e personale Ata), generando malumore tra i sindacati.
  • Abolizione o mancato rifinanziamento di Opzione Donna: la misura, che consentiva alle lavoratrici di accedere a un pensionamento anticipato, non trova lo spazio che in molti auspicavano.
  • Quota 103: la mancata conferma, al netto di proposte temporanee, riduce le possibilità di flessibilità in uscita, penalizzando soprattutto chi ha iniziato a lavorare in giovane età.
Sono state anche riviste le pensioni minime, ma si tratta di un aumento ritenuto insufficiente dalle associazioni dei pensionati rispetto al costo della vita. Il quadro generale vede una spinta verso la sostenibilità finanziaria ma a discapito dell’equità sociale. 

Forze dell’ordine e comparto sicurezza: malumori e richieste ignorate

La Manovra 2026 riserva poche novità positive per il comparto sicurezza. I rappresentanti delle forze dell’ordine e i sindacati del settore hanno sottolineato la distanza tra le promesse governative e gli effettivi aumenti retributivi o misure di riconoscimento della specificità dello status. La grande delusione è stata manifestata soprattutto per: 

  • Incremento dell’età pensionabile: per il personale in uniforme, l’aumento di tre o quattro mesi dell’età di pensionamento viene interpretato come una penalizzazione, ignorando la natura usurante di molte professioni.
  • Mancato adeguamento dei salari: l’assenza di risorse specifiche per il rinnovo dei contratti e per l’indennità di specificità è stata oggetto di critiche accese. Il sindacato SIULM ha evidenziato il mancato coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori nella stesura delle misure.
  • Riduzione parziale dei tempi per il TFS: l’anticipo da dodici a nove mesi per la liquidazione appare più un gesto simbolico che una risposta concreta alle attese del comparto.

Scuola e personale scolastico: tagli, mancati aumenti e precariato

Tra i grandi delusi dalla manovra compaiono anche i lavoratori del comparto istruzione a causa di:
  • Tagli al personale docente e ATA: la riduzione degli organici prevista per i prossimi anni (con migliaia di posti in meno sia per docenti che per personale amministrativo) rischia di aggravare la gestione delle classi e la sicurezza degli edifici.
  • Rinnovo contrattuale non finanziato: per il 2022-2024 non sono state stanziate risorse aggiuntive, lasciando il personale con incrementi salariali minimi e arretrati ancora da erogare.
  • Precarizzazione della pianificazione: il ritorno a una definizione annuale degli organici per il personale ATA, anziché triennale, aumenta la vulnerabilità occupazionale e burocratica delle scuole.
  • Detassazione degli aumenti contrattuali accessoria: le misure fiscali appaiono limitate, inadeguate a ristabilire un equilibrio con il costo della vita e a riconoscere il ruolo sociale della scuola pubblica.

Famiglie e genitorialità: bonus, congedi e il peso delle misure sociali

Il mosaico di bonus confermati e nuove misure per le famiglie presenta luci e ombre. L’aumento del bonus mamme e l’estensione dei congedi parentali costituiscono senza dubbio segnali positivi, ma il contesto di aumento generale dei prezzi e delle difficoltà occupazionali ne limita l’impatto reale. Le misure adottate sono state, dunque, minime e riguardano:
  • Bonus mamme lavoratrici: l’incremento mensile da 40 a 60 euro interessa chi ha almeno due figli e un ISEE sotto i 40.000 euro. La misura resta marginale rispetto alle reali esigenze di altre tipologie familiari.
  • Congedi parentali e malattia figli: l’estensione dell’età dei figli per usufruire dei giorni di congedo (passando fino ai 14 anni) e il raddoppio dei giorni disponibili rappresentano un passo verso una migliore conciliazione vita-lavoro.
  • Modifica delle detrazioni ISEE: l’esclusione della prima casa fino a 91.500 euro dal calcolo del valore patrimoniale rappresenta un sollievo per molti nuclei, ma rimane questione aperta la reale accessibilità alle prestazioni sociali aggiuntive.

Impatti della manovra su imprese e professionisti: detassazioni e criticità

Le imprese e i professionisti affrontano una manovra caratterizzata da luci e ombre. Da un lato sono presenti incentivi limitati per gli investimenti e alcune detassazioni; dall’altro, permangono criticità che rischiano di indebolire sia la crescita che la competitività interna.
  • Detassazione dei premi di risultato: l’aliquota scende dall’1% rispetto al precedente 5%, ma solo sul tetto aumentato a 5.000 euro; tuttavia, la reale platea di beneficiari resta limitata dal basso numero di premi erogati e dalle basse retribuzioni medie.
  • Superdeduzione costo del lavoro per nuove assunzioni: prevista una maggiorazione del 120-130% per soggetti fragili; utile, ma ritenuta insufficiente dalle associazioni di categoria.
  • Transizione 5.0: il superammortamento per innovazione e transizione ecologica apre una finestra su nuove opportunità ma risente della limitatezza degli stanziamenti complessivi (solo 4 miliardi dal 2026).
  • Pressione fiscale invariata: Confesercenti indica una pressione fiscale da record storico, vicina al 43%, che limita competitività e margini di crescita.

Affitti brevi, dividendi e casa: nuove regole e reazioni del settore

Tra le misure più discusse della Manovra, e peggiorative, figurano i nuovi criteri di tassazione sulle locazioni brevi, sull’aliquota dei dividendi e sulla gestione patrimoniale delle abitazioni;
  • Cedolare secca sugli affitti brevi: l’innalzamento dell’aliquota fino al 26% per i contratti gestiti tramite intermediari online (come Airbnb e Booking) è visto dalle associazioni di settore come una patrimoniale mascherata. La modifica comporta maggiori complessità amministrative e rischi di aumento del mercato in nero.
  • Tassa sui dividendi: l’aumento del prelievo per società, imprenditori ed enti residenti con partecipazioni qualificate minori è destinato ad alimentare discussioni sulle reali possibilità di recupero di gettito e sugli impatti per l’innovazione.
  • Nuove regole per la prima casa: il nuovo limite di valore catastale ai fini dell’Isee fornisce un respiro a molte famiglie ma lascia irrisolto il tema dell’equità complessiva tra proprietari e inquilini.

Pressione fiscale e taglio Irpef: chi risparmia e chi resta escluso

Il taglio dell’aliquota Irpef di due punti percentuali per la fascia tra 28.000 e 50.000 euro appare come la misura simbolo della manovra. Tuttavia, il beneficio effettivo della riduzione dell'Irpef 2026 risulta ristretto e ben al di sotto delle aspettative popolari.
Fascia di reddito Risparmio annuo
25.001 - 30.000 euro 0 - 40 euro
30.001 - 35.000 euro 40 - 140 euro
35.001 - 40.000 euro 140 - 240 euro
Oltre 50.000 euro Fino a 440 euro
  • Coloro che rientrano nella fascia medio-alta ottengono un risparmio massimo di 440 euro, mentre il beneficio reale per i redditi più bassi resta marginale.
  • Molte misure sono «non cumulabili»; solo chi rientra in specifici requisiti incrociati può ottenere il massimo sgravio.
La rimodulazione delle detrazioni per i redditi superiori a 200.000 euro ne neutralizza l’efficacia e amplia la platea degli esclusi dalle effettive novità.

Il nodo della produttività e dei salari: detassazione e limiti degli incentivi

La nuova manovra interessa anche salari e produttività. L’obiettivo dichiarato è quello di incentivare sia il rinnovo dei contratti che la crescita della produttività, ma i dati e le analisi di settore segnalano i limiti di questi interventi: 

  • Premi di risultato e flat tax: l’imposta sostitutiva scende all’1%, con effetto finanziario immediato limitato a circa 64 euro in media all’anno per i lavoratori.
  • Tassazione agevolata per aumenti contrattuali: il 5% viene applicato solo a chi ha redditi fino a 28.000 euro; beneficio concreto solo in presenza di rinnovi contrattuali effettivi.
  • Lavoro notturno e festivo: la misura al 15% è circoscritta e difficilmente accessibile ai settori a bassa retribuzione.
Persistono così le differenze tra pubblico e privato, con il primo spesso escluso dagli incentivi (ad esempio, la detassazione delle indennità). 

Pensioni minime, TFS/TFR e lavoratori pubblici: tra aspettative e provvedimenti parziali

Anche il settore del pubblico impiego e degli assegni minimi di pensione raccoglie una diffusa insoddisfazione. L’incremento delle pensioni minime è di 20 euro, giudicato irrisorio. L’anticipo nel pagamento del TFS/TFR da dodici a nove mesi rappresenta un miglioramento solo sulla carta, con l’INPS che storicamente accumula ritardi nei versamenti.

Le categorie escluse dal blocco dell’aumento dell’età pensionabile puntano il dito contro una disparità non più sostenibile tra forze di polizia, lavoratori scolastici e altri comparti pubblici. I sindacati sottolineano la mancata risposta strutturale e la necessità di una rivalutazione incisiva dei trattamenti e dei tempi della burocrazia.

Industria, autotrasportatori e banche: reazioni e richieste ulteriori

Nel settore industriale, tra i più sensibili alle oscillazioni fiscali e ai cambiamenti regolatori, le principali associazioni evidenziano sia l’apprezzamento per alcune proroghe e crediti d’imposta, sia la delusione per la mancanza di una politica espansiva. Gli autotrasportatori lamentano una stangata da almeno 200 milioni, derivante dall’aumento delle accise e dalle nuove tasse. La categoria evidenzia il rischio concreto di ricadute negative sui costi di trasporto e sui prezzi finali. 

Nel settore bancario, il prelievo supplementare (pari a 11 miliardi in tre anni) viene accompagnato dalla preoccupazione che i costi di queste misure ricadano indirettamente sui clienti attraverso maggiorazioni nelle tariffe dei conti e delle assicurazioni. 

E poi ci sono le Partite Iva e gli autonomi...

Tra le principali categorie di persone deluse dalle misure della nuova Manovra 2026 ci sono poi i liberi professionisti, titolati di Partite Iva e lavoratori autonomi per cui, come sempre ormai, nulla compare,

Nessuna particolare nuova tutela lavorativa (a parte la possibilità di usufruire delle agevolazioni della Legge 106 per malati oncologici), nè indennitaria, nè di ogni altra tipologia. Si tratta di una categoria di lavoratori che continua a vivere sul filo del rasoio occupazionale e sottoposta a grande pressione fiscale e contributiva.  

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