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Quali sono i importi del prezzo della benzina e del diesel al via nel 2026 dopo approvazione ufficiale Manovra Finanziaria

di Marcello Tansini pubblicato il
Nuova legge ufficiale

Il nuovo assetto delle accise sui carburanti porta l'aumento del prezzo del diesel e una riduzione per la benzina: impatti su cittadini e imprese, ragioni ambientali, destinazione delle risorse.

Dal 2026 entra in vigore la revisione delle accise sui carburanti, parte di una strategia governativa volta ad armonizzare la tassazione tra benzina e diesel. Attraverso una variazione delle aliquote, la nuova normativa innalza il prelievo fiscale sul gasolio – carburante considerato più inquinante – e riduce contestualmente quello sulla benzina. Questa dinamica consente di ridurre lo storico differenziale tra i due carburanti, portando a una maggiore equità fiscale ed ambientale. La manovra finanziaria 2026 prevede che per ogni litro di diesel utilizzato come carburante venga applicato un incremento di accisa pari a 4,05 centesimi a partire dal 1° gennaio 2026, mentre sulla benzina la stessa aliquota viene diminuita della stessa cifra.

Secondo recenti dati, un pieno di benzina da 50 litri genera per l’automobilista un risparmio di circa 2 euro, mentre per chi utilizza il diesel la spesa aumenta della stessa somma. 

Le modifiche introdotte dalla manovra finanziaria 2026: cosa cambia per benzina e diesel

La recente manovra finanziaria esercita un impatto profondo sulla struttura delle accise, con importanti novità per benzina e diesel. Mentre fino a maggio 2025 il gasolio godeva di una tassazione più agevolata rispetto alla benzina, la nuova regolamentazione predispone un percorso di riallineamento graduale delle accise, che sfocerà nella loro totale parificazione a quota 672,9 euro per 1.000 litri entro il 2030. Nell’anno di avvio, 2026, la tassa per il carburante verde scenderà a 0,7134 euro al litro mentre quella del diesel salirà a 0,6729 euro, adeguandosi progressivamente al livello della benzina.

Gli aggiustamenti non sono soltanto numerici, ma implicano effetti concreti per chi utilizza vetture alimentate a diesel, che si troverà a pagare circa 2 euro in più a pieno rispetto a oggi. Al contrario, un veicolo a benzina beneficerà di un’analoga riduzione. Per comprendere meglio questa dinamica, le variazioni sono state calcolate in base alla media dei prezzi di riferimento pubblicati dal ministero competente . Tali modifiche si applicano esclusivamente ai carburanti per autotrazione e non prevedono deroghe per categorie specifiche.

  • Aliquota benzina da 0,7284 euro/litro scende gradualmente a 0,7134 euro/litro
  • Aliquota diesel da 0,6174 euro/litro sale progressivamente fino a 0,6729 euro/litro
L’obiettivo finale è rendere il regime fiscale più uniforme, valorizzando aspetti di sostenibilità ambientale e rispondendo così alle richieste dell’Unione Europea in tema di riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente.

Come funziona il meccanismo di adeguamento delle accise: tempi, importi e simulazioni dei prezzi

Il meccanismo introdotto dalla nuova manovra finanziaria si fonda su un adeguamento graduale delle accise tra benzina e diesel nell’arco di cinque anni, fino alla loro parità. Le aliquote sono riviste annualmente seguendo una forbice compresa tra 1 e 1,5 centesimi al litro. La logica sottostante prevede che in anni caratterizzati da prezzi alla pompa più bassi, la rimodulazione possa essere più consistente, mentre in fasi di rialzo si privilegerà la gradualità, per ridurre l’impatto su utenti e imprese.

Anno Accisa Benzina (€/l) Accisa Diesel (€/l)
2025 0,7134 0,6324
2026 0,7134 0,6729
2030 0,6729 0,6729

Facendo una simulazione di spesa reale su 12 mesi, considerando due pieni mensili da 50 litri ciascuno, un utente diesel pagherà circa 21,96 euro in più in un anno rispetto al 2025. Al contrario, un automobilista benzina avrà un beneficio economico di simile entità. Le variazioni si rifletteranno principalmente nelle regioni più industrializzate (come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), dove la mobilità individuale e commerciale incide maggiormente.

L’adeguamento rispetta il principio di trasparenza, grazie anche ai controlli svolti dalla Guardia di finanza sulle pompe distributrici, per assicurare che le variazioni fiscali siano correttamente traslate ai prezzi di mercato senza fenomeni speculativi.

Impatto economico: effetti su automobilisti, imprese e categorie vulnerabili

I riflessi del riallineamento delle accise si distribuiscono su un ampio spettro di soggetti. Tra i più colpiti si annoverano:

  • Automobilisti con veicoli diesel: un pieno medio mensile costerà circa 2 euro in più, traducendosi in una spesa annua superiore di circa 22 euro. Chi percorre molti chilometri, come pendolari o lavoratori, sentirà maggiormente questo incremento.
  • Imprese dell’autotrasporto: flotte commerciali, aziende di logistica e trasporto subiscono un aggravio dei costi operativi. Il rischio è un effetto a catena che può riflettersi sui prezzi dei beni distribuiti lungo la filiera produttiva e commerciale.
  • Famiglie a basso reddito: la fascia più vulnerabile è rappresentata da nuclei che possiedono veicoli datati alimentati a gasolio, per i quali ogni aumento risulta più difficile da assorbire.
L’adeguamento delle accise, sebbene previsto in modo progressivo, può avere una ricaduta indiretta sul costo della vita, in particolare in un contesto inflattivo. Le imprese maggiormente dipendenti dal diesel potranno, ad esempio, valutare strategie di riconversione delle flotte, incentivati anche dalla crescente pressione normativa verso la sostenibilità.

Ripercussioni sui costi

Soggetto Impatto annuo medio
Automobilista diesel +21,96 euro
Automobilista benzina -21,96 euro
Impresa autotrasporto (flotta da 10 veicoli) +219,6 euro
  • I consumatori sono particolarmente sensibili all’andamento del prezzo netto, inciso per oltre il 55-60% da accise e IVA: un dato che fa dell’Italia uno dei paesi più gravati in Europa per la tassazione sui carburanti.
  • Organismi di controllo, come la Guardia di finanza, restano attivi nel monitorare la corretta applicazione delle modifiche, nell’interesse della trasparenza.

Obiettivi ambientali e armonizzazione con le direttive UE: eliminazione dei sussidi dannosi

L’obbligo di adeguare la tassazione tra benzina e diesel deriva in primis dall’intento comunitario di eliminare i cosiddetti SAD (sussidi ambientalmente dannosi), che hanno storicamente favorito il diesel attraverso una tassazione più bassa, seppur il gasolio contribuisca a livelli più elevati di emissioni nocive.

Secondo quanto dettato dal PNRR e dal piano RePowerEU, la riforma prevede la riduzione e la progressiva eliminazione dei SAD per almeno 3,5 miliardi di euro entro il 2030, orientando le entrate verso la transizione ecologica. L’allineamento delle aliquote è dunque un passo chiave verso l’armonizzazione fiscale richiesta dall’Unione Europea e permette all’Italia di evitare procedure di infrazione.

  • Uniformità fiscale: una tassazione uguale tra i due carburanti incentiva scelte di mobilità meno impattanti sull’ambiente.
  • Risorse per la svolta green: i fondi liberati dal superamento dei SAD potranno contribuire alla decarbonizzazione del settore trasporti, finanziando progetti strutturali per la mobilità sostenibile nei grandi centri urbani.
La rimodulazione, quindi, non è solo un adeguamento fiscale, ma risponde anche ad obiettivi climatici di medio e lungo termine, allineando il sistema tributario nazionale alle strategie europee in materia ambientale.

Destinazione delle entrate aggiuntive: finanziamenti al trasporto pubblico e copertura dei rinnovi contrattuali

Le maggiori entrate generate dalle nuove accise sono state già indirizzate a finalità specifiche, secondo quanto stabilito dalla nuova disciplina. Quasi la metà del surplus fiscale andrà a finanziare il Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale. Queste risorse saranno impiegate prioritariamente per coprire i rinnovi contrattuali degli autoferrotranvieri, risolvendo così annosi problemi sindacali, soprattutto nelle aree urbane ad alta densità.

  • Regioni a statuto speciale e Province autonome: continueranno a mantenere una quota delle entrate secondo la ripartizione vigente.
  • Fondo nazionale: beneficiato dal differenziale fra aumenti e riduzioni delle accise sui carburanti.
L’utilizzo degli introiti sarà centrale anche in ottica PNRR: gli investimenti previsti nel trasporto pubblico locale contribuiranno ad elevare la qualità del servizio, ridurre le emissioni e promuovere la mobilità collettiva. Si tratta di una strategia strutturata per sostenere non solo l’attività amministrativa, ma anche per raggiungere standard di sostenibilità richiesti dall’Unione Europea, rafforzando il sistema dei trasporti e contribuendo all’equilibrio finanziario del comparto pubblico
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