Il nuovo assetto delle accise sui carburanti porta l'aumento del prezzo del diesel e una riduzione per la benzina: impatti su cittadini e imprese, ragioni ambientali, destinazione delle risorse.
Dal 2026 entra in vigore la revisione delle accise sui carburanti, parte di una strategia governativa volta ad armonizzare la tassazione tra benzina e diesel. Attraverso una variazione delle aliquote, la nuova normativa innalza il prelievo fiscale sul gasolio – carburante considerato più inquinante – e riduce contestualmente quello sulla benzina. Questa dinamica consente di ridurre lo storico differenziale tra i due carburanti, portando a una maggiore equità fiscale ed ambientale. La manovra finanziaria 2026 prevede che per ogni litro di diesel utilizzato come carburante venga applicato un incremento di accisa pari a 4,05 centesimi a partire dal 1° gennaio 2026, mentre sulla benzina la stessa aliquota viene diminuita della stessa cifra.
Secondo recenti dati, un pieno di benzina da 50 litri genera per l’automobilista un risparmio di circa 2 euro, mentre per chi utilizza il diesel la spesa aumenta della stessa somma.
La recente manovra finanziaria esercita un impatto profondo sulla struttura delle accise, con importanti novità per benzina e diesel. Mentre fino a maggio 2025 il gasolio godeva di una tassazione più agevolata rispetto alla benzina, la nuova regolamentazione predispone un percorso di riallineamento graduale delle accise, che sfocerà nella loro totale parificazione a quota 672,9 euro per 1.000 litri entro il 2030. Nell’anno di avvio, 2026, la tassa per il carburante verde scenderà a 0,7134 euro al litro mentre quella del diesel salirà a 0,6729 euro, adeguandosi progressivamente al livello della benzina.
Gli aggiustamenti non sono soltanto numerici, ma implicano effetti concreti per chi utilizza vetture alimentate a diesel, che si troverà a pagare circa 2 euro in più a pieno rispetto a oggi. Al contrario, un veicolo a benzina beneficerà di un’analoga riduzione. Per comprendere meglio questa dinamica, le variazioni sono state calcolate in base alla media dei prezzi di riferimento pubblicati dal ministero competente . Tali modifiche si applicano esclusivamente ai carburanti per autotrazione e non prevedono deroghe per categorie specifiche.
Il meccanismo introdotto dalla nuova manovra finanziaria si fonda su un adeguamento graduale delle accise tra benzina e diesel nell’arco di cinque anni, fino alla loro parità. Le aliquote sono riviste annualmente seguendo una forbice compresa tra 1 e 1,5 centesimi al litro. La logica sottostante prevede che in anni caratterizzati da prezzi alla pompa più bassi, la rimodulazione possa essere più consistente, mentre in fasi di rialzo si privilegerà la gradualità, per ridurre l’impatto su utenti e imprese.
Anno | Accisa Benzina (€/l) | Accisa Diesel (€/l) |
2025 | 0,7134 | 0,6324 |
2026 | 0,7134 | 0,6729 |
2030 | 0,6729 | 0,6729 |
Facendo una simulazione di spesa reale su 12 mesi, considerando due pieni mensili da 50 litri ciascuno, un utente diesel pagherà circa 21,96 euro in più in un anno rispetto al 2025. Al contrario, un automobilista benzina avrà un beneficio economico di simile entità. Le variazioni si rifletteranno principalmente nelle regioni più industrializzate (come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), dove la mobilità individuale e commerciale incide maggiormente.
L’adeguamento rispetta il principio di trasparenza, grazie anche ai controlli svolti dalla Guardia di finanza sulle pompe distributrici, per assicurare che le variazioni fiscali siano correttamente traslate ai prezzi di mercato senza fenomeni speculativi.
I riflessi del riallineamento delle accise si distribuiscono su un ampio spettro di soggetti. Tra i più colpiti si annoverano:
Ripercussioni sui costi
Soggetto | Impatto annuo medio |
Automobilista diesel | +21,96 euro |
Automobilista benzina | -21,96 euro |
Impresa autotrasporto (flotta da 10 veicoli) | +219,6 euro |
Secondo quanto dettato dal PNRR e dal piano RePowerEU, la riforma prevede la riduzione e la progressiva eliminazione dei SAD per almeno 3,5 miliardi di euro entro il 2030, orientando le entrate verso la transizione ecologica. L’allineamento delle aliquote è dunque un passo chiave verso l’armonizzazione fiscale richiesta dall’Unione Europea e permette all’Italia di evitare procedure di infrazione.
Le maggiori entrate generate dalle nuove accise sono state già indirizzate a finalità specifiche, secondo quanto stabilito dalla nuova disciplina. Quasi la metà del surplus fiscale andrà a finanziare il Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale. Queste risorse saranno impiegate prioritariamente per coprire i rinnovi contrattuali degli autoferrotranvieri, risolvendo così annosi problemi sindacali, soprattutto nelle aree urbane ad alta densità.