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Quanto guadagna un medico a gettone nel 2025 e chi lo paga davvero?

di Marianna Quatraro pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
Medici gettone guadagni

Chi sono i medici a gettone, dove e come lavorano e quanto guadagnano, ma soprattutto chi ne sostiene i costi

Negli ultimi anni il fenomeno dei medici a gettone ha assunto un ruolo centrale all’interno del Sistema Sanitario Nazionale italiano, generando dibattito su costi, qualità dell’assistenza e sicurezza per i pazienti. L’introduzione di norme più stringenti, culminate con il divieto di impiego dei medici gettonisti negli ospedali pubblici dal 31 luglio 2025, rappresenta una svolta significativa nell’organizzazione sanitaria e nelle modalità di gestione del personale medico, con impatti sia economici che normativi.

Chi sono i medici a gettone: caratteristiche e modalità di impiego

I medici a gettone, detti anche medici a chiamata, sono professionisti che operano tramite cooperative o agenzie, chiamati per coprire singoli turni – di norma da 12 ore – in aree dove la carenza di personale è cronica, come i pronto soccorso o reparti specialistici. Sono tipicamente reclutati tramite avvisi online o bandi delle cooperative e lavorano come liberi professionisti, con compensi nettamente superiori rispetto ai colleghi assunti a tempo indeterminato.

Questi medici intervengono soprattutto nei turni festivi, notturni o durante periodi di ferie, laddove è più difficile reperire personale strutturato. Spesso il profilo tipico è quello di un giovane medico abilitato ma non ancora specializzato, tuttavia le nuove regole introdotte dal Ministero della Salute prevedono requisiti più stringenti: oltre all’iscrizione all’Ordine dei Medici, vengono richieste certificazioni specifiche come ACLS e ATLS e, preferibilmente, una specializzazione o esperienza in emergenza-urgenza.

La prestazione viene erogata tramite contratto di collaborazione e la remunerazione – sostanzialmente un corrispettivo “a gettone” – può variare sensibilmente in relazione al reparto, alla specializzazione e alla criticità operativa.

Novità 2025: stop all’impiego dei medici a gettone negli ospedali pubblici

Come previsto dal decreto del Ministro della Salute, dal 31 luglio 2025 i medici a gettone non potranno più essere utilizzati dalle aziende sanitarie pubbliche per coprire turni ospedalieri. Questa scelta deriva dall’esigenza di fronteggiare la frammentazione e la discontinuità delle cure legate al massiccio ricorso a personale esterno. Si tratta di una risposta a una spesa che nel solo periodo gennaio-agosto 2023 ha raggiunto oltre 476 milioni di euro, con punte dell’80% di turni coperti da gettonisti in alcune strutture.

La normativa non esclude del tutto il ricorso a medici esterni, ma limita questa soluzione a circostanze del tutto eccezionali e prevede deroghe solo “al netto delle procedure” per colmare immediatamente le carenze di organico. Inoltre, le cooperative spesso inseriscono clausole che impediscono l’assunzione dei loro affiliati presso il SSN per almeno due anni dopo la cessazione dei contratti, rendendo la transizione più complessa.

Queste misure rispondono a una crisi strutturale: secondo la Uil, tra il 2026 e il 2030 oltre 35mila medici andranno in pensione, aggravando la carenza di personale e ponendo pressioni ulteriori su pronto soccorso e reparti ospedalieri.

Medico a gettone: quanto guadagna e chi sostiene i costi

Il tema del medico a gettone stipendio è uno degli aspetti più controversi. Nel 2025, le tariffe per i medici gettonisti restano elevate:

  • Pronto soccorso: 700-1.000 euro per un turno di 12 ore (60-90 euro/ora)
  • Anestesia e rianimazione: 1.200-1.800 euro per turno di 12 ore (100-150 euro/ora)
  • Altri reparti specialistici: 800-1.200 euro per 12 ore (65-105 euro/ora)
In media, i turni possono portare a compensi mensili dell’ordine di 8.000-15.000 euro netti, superando di molto la retribuzione di medici dipendenti ospedalieri all’inizio della carriera – circa 5.000 euro mensili – e avvicinandosi a quella dei dirigenti sanitari di lunga esperienza.

I costi sostenuti per i medici a gettone sono a carico delle strutture sanitarie pubbliche che li assoldano tramite cooperative, con un impatto notevole sul bilancio del SSN. Questa dinamica ha fatto emergere critiche per lo sperpero di risorse pubbliche, mentre rimangono difficilmente quantificabili i costi sociali e clinici connessi alla frammentazione dell’assistenza.

Le regole 2025 per diventare medico a gettone: criteri e trasparenza

A partire dal 2025, solo i professionisti qualificati possono essere incaricati come medici a gettone, in particolare per i contesti ad alta criticità come i pronto soccorso. I principali requisiti, secondo le più recenti disposizioni ministeriali, prevedono:

  • Attestazione di competenza in emergenza-urgenza o esperienza documentata in reparto ospedaliero
  • Certificazioni professionali obbligatorie (ACLS, ATLS o equivalenti)
  • Iscrizione regolare all’Ordine dei Medici
Le aziende sanitarie, inoltre, sono tenute a:
  • Stipulare contratti con durata limitata e bandi trasparenti
  • Verificare periodicamente il possesso dei requisiti
L’obiettivo è contrastare l’uso eccessivo di medici a gettone e garantire standard più elevati di sicurezza e qualità delle cure.

Rischi e criticità per pazienti e sistema sanitario: formazione, continuità e responsabilità

L’impiego dei medici a gettone comporta significative criticità di natura clinico-organizzativa e giuridica. Sul piano della sicurezza assistenziale, la presenza di professionisti inseriti spesso senza una formazione specifica per il contesto assegnato (ad esempio, un radiologo impiegato in chirurgia d’urgenza) espone a rischi di errori, ritardi diagnostici e discontinuità nella presa in carico dei pazienti.

La mancanza di familiarità con i protocolli interni, la frammentazione dei turni tra operatori diversi e la possibilità di cumulare molte ore consecutive (fino a 36 ore senza interruzione) aggravano la possibilità di errori e impattano sulla qualità dell’assistenza. I pazienti possono trovarsi di fronte a figure temporanee prive di esperienza specifica nel trattamento di urgenze ospedaliere.

Il quadro normativo di riferimento è rappresentato dalla Legge Gelli-Bianco (L. 24/2017) e dal DPR 137/2012, che impongono obblighi assicurativi per la responsabilità civile professionale a tutti i medici, inclusi i gettonisti. Tuttavia, la responsabilità principale in caso di danno ricade sulla struttura sanitaria: il paziente ha comunque diritto al risarcimento anche se in servizio era presente un medico a gettone, mentre per colpa grave è possibile la rivalsa sul professionista.

Permangono incertezze in merito alla possibilità per le cooperative di rivalersi sui medici anche per colpa lieve, fattore che spinge molti gettonisti a dotarsi di polizze assicurative aggiuntive.

Osservazioni finali: prospettive future e punti aperti

L’abolizione graduale del modello del medico a gettone pone una sfida, ma offre anche opportunità di riqualificazione per il sistema sanitario pubblico. Il superamento della formula emergenziale dei gettonisti richiede investimenti nella formazione, riorganizzazione dei turni e nuove assunzioni. La valorizzazione della figura del medico dipendente e il rafforzamento delle condizioni di lavoro potrebbero ridurre il ricorso a soluzioni temporanee e migliorare la sicurezza delle cure.

Per cittadini e famiglie è essenziale rimanere informati sui propri diritti, anche attraverso le fonti governative ufficiali, e attivare canali di tutela nel caso di errori clinici collegati alla discontinuità assistenziale. L’evoluzione normativa e organizzativa in atto, si spera, possa finalmente ridisegnere profondamente la sanità italiana nei prossimi anni come ce ne è urgente bisogno

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