Quanto guadagnano davvero gli influencer italiani. Cifre reali, fattori che influenzano i compensi e differenze tra micro e top influencer nel mondo dei social
Quanto guadagnano realmente i content creator che pubblicano foto e video su Instagram e TikTok e che sono molto attivi sui social network? A quanto pare dopo la crisi Ferragni-Fedez, il settore ha subito un significativo ridimensionamento che ha modificato le aspettative di guadagno per molti creator digitali.
Facciamo un esempio concreto a livello internazionale. Clint Brantley, noto per le sue sessioni di gioco a Fortnite trasmesse a oltre 400 mila follower su TikTok, YouTube e Twitch, è un content creator a tempo pieno da tre anni. Nonostante una media di 100mila visualizzazioni per video, il suo ultimo anno fiscale si è chiuso con un reddito inferiore alla retribuzione media annua dei lavoratori statunitensi, pari a 58.084 dollari.
I guadagni di Brantley derivano principalmente dalle mance dei follower e da qualche piccolo accordo di sponsorizzazione. Queste entrate, spesso irregolari, non sono sufficienti per acquistare una casa, con il rischio costante che i flussi di denaro possano interrompersi improvvisamente.
La realtà economica di fare l'influencer oggi è ben lontana dall'immaginario di yacht, crociere di lusso e ristoranti stellati. Riuscire a ottenere un reddito dignitoso come creatore di contenuti è diventata una sfida sempre più ardua.
Secondo il Wall Street Journal, nel 2025 il 48% dei creator digitali ha guadagnato meno di 15.000 dollari, mentre solo il 13% ha superato i 100.000 dollari. Questi dati ridimensionano drasticamente il sogno di facili guadagni tramite contenuti digitali, avvicinandolo sempre più a uno dei tanti lavori sottopagati della gig economy.
Il mercato globale dei content creator, che vale 21 miliardi di dollari, continua comunque a crescere anche in Italia, dove nel 2025 si contano circa 350.000 professionisti con un fatturato complessivo di 348 milioni di euro. Questo dimostra come, nonostante le difficoltà, il settore mantenga un certo appeal economico, specialmente per chi riesce a emergere dalla massa.
Secondo un report dettagliato di DeRev, azienda specializzata in marketing digitale, esistono differenze significative tra le varie piattaforme in termini di potenziale di monetizzazione:
Per i creator di media e bassa popolarità, noti come micro-influencer o mid-tier influencer (con follower tra i 10.000 e i 100.000), ottenere un reddito dignitoso e stabile è diventato sempre più complesso nel 2025. Le piattaforme hanno significativamente aumentato i requisiti per la monetizzazione e i brand sono diventati molto più selettivi negli accordi di sponsorizzazione, privilegiando l'engagement e la pertinenza rispetto ai numeri puri.
In base ai dati raccolti nel mercato italiano, un micro-influencer con circa 20.000-50.000 follower può aspettarsi di guadagnare tra i 200 e i 1.500 euro per post sponsorizzato, a seconda del settore di specializzazione e della qualità del proprio pubblico. Tuttavia, per molti la frequenza di queste collaborazioni non è sufficiente a garantire uno stipendio mensile costante.
La promessa di una vita da miliardario si è trasformata in uno specchio della società contemporanea, dove la maggior parte dei content creator guadagna cifre modeste, simili a quelle di lavori tradizionali. Solo una minoranza riesce a raggiungere la vetta di quel 13% di top earner, un traguardo sempre più lontano e irto di ostacoli.
Dietro le quinte di post apparentemente spensierati e video virali, molti creator denunciano il rischio di burnout, una realtà così concreta da aver portato alcuni casi estremi al suicidio. Per emergere in un mercato sempre più saturo e presentarsi con successo agli sponsor, gli aspiranti influencer devono produrre continuamente contenuti coinvolgenti, passando le giornate a pianificare, filmare, e fare editing di foto e video, mantenendo al contempo un costante contatto con la propria community.
Molti creator italiani hanno condiviso le loro esperienze, rivelando come non abbiano tempo per altre attività e, come molti liberi professionisti, non godano di ferie retribuite, assistenza sanitaria, contributi pensionistici o altri vantaggi tipici dei dipendenti aziendali. Questo aspetto spesso trascurato della professione rivela come dietro l'apparente glamour si nasconda una realtà lavorativa estremamente impegnativa.
Il 2025 ha portato significative sfide per il settore degli influencer in Italia, con l'introduzione di nuove normative che hanno reso più complessa la gestione dei contenuti sponsorizzati. L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha intensificato i controlli sulla trasparenza delle collaborazioni commerciali, richiedendo etichette chiare e inequivocabili per i contenuti sponsorizzati.
Inoltre, dopo lo scandalo del Pandoro-gate, il governo italiano ha implementato regole più severe per la pubblicità sui social media, incluse sanzioni più pesanti per la pubblicità occulta e requisiti di trasparenza fiscale. Questi cambiamenti normativi hanno costretto molti influencer a rivedere le proprie strategie di business e a investire in consulenza legale, aumentando i costi operativi.
La prospettiva che TikTok possa affrontare restrizioni o addirittura chiusure in alcuni mercati occidentali nel 2025 getta un'ombra sul futuro di milioni di utenti, privandoli di un punto di riferimento consolidato. In Italia, dove la piattaforma conta oltre 19 milioni di utenti attivi mensili, questa incertezza ha spinto molti creator a diversificare la propria presenza su più piattaforme, aumentando ulteriormente il carico di lavoro necessario per mantenere una presenza efficace online.
Questa minaccia si somma alla crescente sfiducia del pubblico, evidenziata da vari scandali nel settore che hanno eroso la credibilità degli influencer agli occhi dei consumatori e, di conseguenza, degli inserzionisti.
In Italia, episodi come il Pandoro-gate e la crisi del modello Ferragnez hanno minato profondamente la credibilità degli influencer. La recente controversia riguardante Cristina Fogazzi, nota come l'Estetista Cinica, ha suscitato polemiche per l'affitto della Pinacoteca di Brera per 95.000 euro, culminando in un evento criticato per il suo carattere inappropriato, con cena nella storica Biblioteca Braidense.
Analogamente, negli Stati Uniti, la vicenda Kardashian ha scosso profondamente la fanbase. La celebre influencer è stata multata dalla SEC per 1,26 milioni di dollari per aver promosso in modo occulto una società di criptovalute, manipolando il prezzo delle azioni a suo vantaggio e a discapito dei suoi follower.
Questi eventi hanno portato a un cambio di percezione nel pubblico italiano, con un sondaggio condotto da YouGov nel 2025 che ha rivelato come il 62% degli intervistati dichiari di fidarsi meno degli influencer rispetto a due anni fa. Questo calo di fiducia si traduce direttamente in minore efficacia delle campagne pubblicitarie e, di conseguenza, in budget più ridotti da parte dei brand.
Di fronte alle sfide crescenti, gli influencer italiani più lungimiranti hanno adottato strategie di diversificazione del reddito per garantirsi maggiore stabilità finanziaria. Non si limitano più ai soli post sponsorizzati, ma stanno esplorando molteplici fonti di guadagno: