Come funziona il TFR nel 2025 per i dipendenti privati? Regole e tassazione per capire quanto spetta e quando viene erogato
Il Trattamento di Fine Rapporto rappresenta una componente fondamentale della retribuzione differita per i lavoratori dipendenti del settore privato. Con l'arrivo del 2025, è importante conoscere le normative, le modalità di calcolo e il regime fiscale applicabile a questa indennità. In questo articolo analizziamo in dettaglio come funziona il TFR nel 2025, quali sono le regole per il suo calcolo, accantonamento e liquidazione, nonché il trattamento fiscale previsto.
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), conosciuto anche come liquidazione, è un elemento della retribuzione dei lavoratori subordinati che viene accantonato durante il rapporto di lavoro e liquidato al momento della cessazione dello stesso. La disciplina del TFR è regolata principalmente dall'articolo 2120 del Codice Civile, modificato dalla Legge n. 297/1982.
Nel 2025, il sistema di gestione del TFR mantiene la sua struttura fondamentale, offrendo ai lavoratori due possibilità principali:
Il meccanismo di calcolo e accantonamento del TFR segue regole precise che rimangono valide anche per il 2025. Il processo avviene attraverso fasi ben definite:
Il TFR si accantona annualmente attraverso la cosiddetta quota di competenza, calcolata secondo una formula specifica:
Quota annua TFR = Retribuzione annua lorda ÷ 13,5
Il divisore fisso 13,5 rappresenta un coefficiente stabilito dalla legge e rimane invariato per tutti i lavoratori e i settori. La retribuzione annua da considerare comprende tutte le voci retributive corrisposte in misura fissa e continuativa, incluse le mensilità aggiuntive.
Per periodi lavorativi inferiori all'anno, la quota del TFR viene proporzionalmente ridotta. Come stabilisce la normativa, si computano come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni, mentre le frazioni inferiori vengono trascurate nel calcolo.
Per i lavoratori assicurati al Fondo pensioni gestito dall'INPS, dall'importo dell'accantonamento annuo deve essere detratta una somma corrispondente al contributo aggiuntivo dello 0,50% della retribuzione imponibile ai fini contributivi. Questa detrazione, introdotta dall'articolo 3 della Legge n. 297/1982, è destinata a finanziare parzialmente l'assicurazione generale obbligatoria.
La quota di TFR accantonata deve essere rivalutata al 31 dicembre di ogni anno, secondo un meccanismo che prevede:
Un aspetto rilevante per i lavoratori riguarda i tempi di pagamento del TFR alla cessazione del rapporto di lavoro.
La normativa generale non stabilisce un termine specifico entro cui il datore di lavoro deve erogare il TFR al dipendente cessato dal servizio. I tempi effettivi di liquidazione dipendono principalmente da quanto previsto dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) applicabili al settore di riferimento.
In assenza di indicazioni specifiche nel CCNL, la prassi comune prevede tempistiche di liquidazione che mediamente si attestano tra i 30 e i 45 giorni dalla cessazione del rapporto. Alcuni contratti collettivi, tuttavia, possono prevedere termini più stringenti o più estesi.
La Corte di Cassazione, con numerose sentenze tra cui la n. 20836/2018, ha chiarito che in mancanza di una previsione contrattuale specifica, il TFR deve essere corrisposto contestualmente alla cessazione del rapporto di lavoro, poiché da quel momento diventa esigibile.
Anche nel 2025, i lavoratori potranno richiedere anticipazioni sul TFR accantonato, nei limiti e con le modalità previste dall'articolo 2120 del Codice Civile:
Per garantire trasparenza e informazione al lavoratore, il TFR viene regolarmente indicato nella busta paga mensile. Nel 2025, come negli anni precedenti, il cedolino deve riportare in un'apposita sezione:
Il trattamento fiscale del TFR rappresenta un aspetto cruciale da conoscere per valutare correttamente l'importo netto che il lavoratore riceverà al momento della liquidazione.
Per il TFR mantenuto in azienda o presso il Fondo di Tesoreria INPS, il regime fiscale previsto per il 2025 continua a essere quello della tassazione separata, con applicazione di aliquote determinate in base al reddito di riferimento del lavoratore.
Il meccanismo di calcolo prevede:
Il TFR destinato alla previdenza complementare beneficia nel 2025 di un trattamento fiscale più favorevole rispetto a quello lasciato in azienda. Le aliquote applicabili variano in base all'anzianità di iscrizione al fondo:
La disciplina del TFR è stata oggetto di numerose interpretazioni giurisprudenziali che hanno chiarito aspetti controversi della normativa. Alcune sentenze significative, che mantengono la loro rilevanza anche per il 2025, riguardano:
La Corte di Cassazione ha più volte affrontato il tema degli elementi retributivi da includere nel calcolo del TFR. Con la sentenza n. 9252/2019, ha ribadito che vanno computate tutte le somme corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro a titolo non occasionale, escludendo solo i rimborsi spese e le erogazioni eccezionali non correlate al normale svolgimento del rapporto.
Un aspetto rilevante riguarda i termini di prescrizione del diritto al TFR. Secondo la consolidata giurisprudenza della Cassazione (sentenza n. 13678/2020), il termine di prescrizione quinquennale per il TFR decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro, essendo questo il momento in cui il diritto può essere esercitato.
In caso di trasferimento d'azienda, la Cassazione ha stabilito con la sentenza n. 21646/2019 che il cessionario è responsabile in solido con il cedente per i crediti del lavoratore esistenti al momento del trasferimento, incluso il TFR maturato fino a quella data, a meno che il lavoratore non abbia liberato il cedente.