Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Quanto è il reale potere di acquisto di un insegnante di asilo, scuola primaria e secondaria con il suo stipendio in Italia

di Marcello Tansini pubblicato il
Insegnante di asilo, scuola primaria

Il potere d'acquisto degli insegnanti in Italia riflette l'impatto di salari, inflazione e contesto europeo. Scuola dell'infanzia, primaria e secondaria tra differenze, progressioni e prospettive future.

Il potere di acquisto di un insegnante è un termometro della condizione economica degli operatori scolastici in Italia. Negli ultimi anni l'equilibrio tra stipendi, costo della vita e politiche salariali è stato oggetto di accesi dibattiti. L'erosione legata all'inflazione, il ritardo dei rinnovi contrattuali e la lenta progressione di carriera generano un contesto in cui la retribuzione reale degli insegnanti delle scuole dell'infanzia, primaria e secondaria risulta spesso insufficiente a garantire uno standard di vita adeguato. La situazione italiana si distingue inoltre per un confronto svantaggioso rispetto ai colleghi europei.

Come l'inflazione e la politica salariale influenzano il reddito degli insegnanti

Il quadro retributivo degli insegnanti italiani si caratterizza per una sostanziale stagnazione dei salari reali. Dal 2019 ad oggi, l'inflazione cumulata in Italia ha superato il 20%, mentre gli aumenti salariali riconosciuti al personale della scuola si sono fermati tra il 3% e il 9%. Questo fenomeno, documentato da indagini giornalistiche e rapporti ufficiali (tra cui quelli OCSE ed Eurostat), mette in luce come le manovre fiscali come il taglio del cuneo contributivo o l'accorpamento degli scaglioni IRPEF abbiano limitato solo parzialmente la perdita di potere d'acquisto:

  • Inflazione sopra il 20% dal 2019 al 2025, con prezzi di beni e servizi saliti in misura superiore agli adeguamenti contrattuali.
  • I rinnovi dei contratti collettivi arrivano in ritardo: il CCNL 2019-2021 è stato firmato nel 2022 e quello 2022-2024 risulta già scaduto.
  • L'indennità di vacanza contrattuale (IVC) garantisce solo piccoli incrementi, per lo più assorbiti negli aumenti degli anni successivi.
  • Interventi fiscali come il taglio del cuneo e le riforme IRPEF hanno un impatto più marcato sulle fasce salariali basse, mentre l'effetto si attenua per i docenti delle classi di stipendio superiori.
Ne deriva che la principale leva per tutelare il potere d'acquisto risiede nella capacità della contrattazione collettiva di garantire aumenti che tengano il passo dell'inflazione, elemento finora insufficiente. Le conseguenze sono tangibili nella riduzione della capacità di spesa rispetto agli anni precedenti, come confermato dai dati sulla spesa mensile delle famiglie e dall'effettivo contenuto del carrello della spesa di molti operatori del settore.

Il potere d'acquisto di un insegnante della scuola dell'infanzia in Italia

Gli insegnanti della scuola dell'infanzia in Italia si trovano alla base della scala retributiva del comparto scolastico. Lo stipendio iniziale lordo annuo si aggira attorno ai 25.670 euro e può arrivare, dopo 35 anni di servizio, a circa 37.426 euro. Questa crescita contenuta si scontra con l'aumento dei prezzi, determinando una graduale perdita di valore reale dello stipendio.

Altre evidenze riguardano:

  • L'incremento retributivo complessivo è inferiore sia rispetto ai colleghi delle scuole primarie e secondarie che a lavoratori con pari titolo di studio in altri settori.
  • Dal 2019 il salario lordo medio annuale è cresciuto in misura molto modesta (intorno al 3-4%), contro un'inflazione di oltre il 20%.
  • Il netto mensile per chi inizia la carriera si attesta poco sopra i 1.200 euro, con incrementi lenti per anzianità.
  • A parità di potere d'acquisto, il docente italiano della scuola dell'infanzia resta tra i meno competitivi in Europa occidentale.
Questo scenario mette in rilievo alcune fragilità: la scarsa appetibilità economica della professione può generare difficoltà nel reclutamento e nella stabilizzazione degli organici, soprattutto al Nord e nelle grandi città, dove il costo della vita è superiore.

Il potere d'acquisto di un insegnante della scuola primaria in Italia

Gli insegnanti della scuola primaria ricevono una retribuzione leggermente superiore rispetto ai colleghi dell'infanzia, ma ancora lontana dagli standard di numerosi Paesi europei. Una docente a inizio carriera percepisce uno stipendio lordo annuo di circa 28.000 euro, con un massimo che può raggiungere poco più di 40.000 euro dopo molti anni di servizio.

Nel dettaglio troviamo:

  • Incrementi retributivi annui che non tengono il passo con l'aumento del costo della vita.
  • Una progressione salariale molto lenta e legata quasi esclusivamente all'anzianità, in assenza di veri meccanismi premianti.
  • Il guadagno mensile netto resta compreso tra 1.300 e 1.600 euro, determinando un potere d'acquisto limitato, soprattutto nelle grandi aree urbane.
  • Il confronto con colleghi europei evidenzia una forchetta importante: in Germania e Lussemburgo, gli stipendi di partenza sono superiori di oltre il 50%.
Va sottolineato come l'ulteriore compressione del potere di acquisto renda meno attrattiva la scuola primaria per i profili meglio qualificati, con ricadute anche sulla percezione sociale della funzione docente in questo segmento strategico per lo sviluppo delle competenze di base.

Il potere d'acquisto di un insegnante della scuola secondaria in Italia

Nel segmento della scuola secondaria (di primo e secondo grado), lo stipendio iniziale lordo si attesta sui 27.000 euro, con la possibilità di raggiungere circa 43.000 euro dopo 35 anni di servizio. Tuttavia, come emerso da recenti analisi, la crescita percentuale degli stipendi resta inferiore a quella registrata dall'inflazione, aggravando la penalizzazione dei docenti più esperti:

Fascia di esperienza

Stipendio lordo annuo (euro)

Inizio carriera

27.000 - 29.000

35 anni di servizio

fino a 42.911

Per i docenti della scuola secondaria superiore con oltre 28 anni di anzianità, l'aumento registrato tra il 2019 e il 2025 resta sotto il 9%, con una perdita di potere d'acquisto superiore a 2.000 euro l'anno anche considerando gli sgravi fiscali recenti.

Le risorse rese disponibili dal contratto nazionale e dalle misure fiscali risultano insufficienti a colmare il divario rispetto al costo della vita e agli stipendi medi dei laureati. Inoltre, in Italia il differenziale con i dirigenti scolastici resta tra i più elevati d'Europa.

Il confronto internazionale: i docenti italiani nel contesto europeo

L'Italia si colloca agli ultimi posti nella classifica dei salari dei docenti in Europa occidentale, soprattutto se valutati in PPA (Parità di Potere d'Acquisto). Paesi come Germania, Olanda e Lussemburgo garantiscono ai loro insegnanti stipendi annui di entrata superiori a 50.000 euro, con possibilità di crescita più rapide e consistenti:

Paese

Stipendio docente (PPA)

Italia

32.306

Paesi Bassi

59.056

Austria

53.990

Irlanda

46.670

Lussemburgo

da 52.570 a 103.564

Francia

da 29.815 a 48.028

Spagna

da 37.381 a 59.895

Lo scenario internazionale mette in luce non solo la retribuzione più bassa, ma anche la progressione più lenta e la minor elasticità rispetto all'accrescimento della professionalità o ai carichi di lavoro. Questo contribuisce a rendere l'Italia meno attrattiva per i professionisti dell'insegnamento e a determinare un turnover altalenante e, in alcuni territori, lacune nella copertura delle cattedre (soprattutto per le materie scientifiche).

Progressione di carriera, gap retributivo e carichi di lavoro tra i diversi gradi scolastici

L'analisi delle carriere dei docenti italiani evidenzia diversi elementi distintivi:

  • La progressione salariale risulta lenta: dopo 35 anni, lo stipendio massimo aumenta di circa il 49% rispetto alla soglia iniziale, meno che in numerosi altri Paesi OCSE.
  • Permane un sensibile divario retributivo interno tra scuola dell'infanzia, primaria e secondaria, non corrispondente a differenze sostanziali nella formazione richiesta agli insegnanti.
  • Lo scarto tra stipendi di docenti e dirigenti scolastici è tra i più alti d'Europa (premium oltre il 100%), un'anomalia rispetto a molti partner europei.
  • La valutazione dei carichi di lavoro va oltre le lezioni in aula, includendo ore dedicate a preparazione, correzione, aggiornamento e riunioni. Il monte ore annuale effettivo è comparabile a quello di altri lavoratori pubblici, benché distribuito su meno settimane.
  • Le discipline STEM risultano meno retribuite rispetto alle opportunità fuori dalla scuola, mentre un laureato in materie umanistiche può avere, nel comparto scolastico, una posizione salariale più vantaggiosa rispetto agli ex colleghi di corso che lavorano altrove.
Queste dinamiche contribuiscono alla minore attrattività della professione docente, in particolare nei settori tecnico-scientifici e nelle aree ad alto costo della vita.