Il potere d'acquisto degli insegnanti in Italia riflette l'impatto di salari, inflazione e contesto europeo. Scuola dell'infanzia, primaria e secondaria tra differenze, progressioni e prospettive future.
Il potere di acquisto di un insegnante è un termometro della condizione economica degli operatori scolastici in Italia. Negli ultimi anni l'equilibrio tra stipendi, costo della vita e politiche salariali è stato oggetto di accesi dibattiti. L'erosione legata all'inflazione, il ritardo dei rinnovi contrattuali e la lenta progressione di carriera generano un contesto in cui la retribuzione reale degli insegnanti delle scuole dell'infanzia, primaria e secondaria risulta spesso insufficiente a garantire uno standard di vita adeguato. La situazione italiana si distingue inoltre per un confronto svantaggioso rispetto ai colleghi europei.
Il quadro retributivo degli insegnanti italiani si caratterizza per una sostanziale stagnazione dei salari reali. Dal 2019 ad oggi, l'inflazione cumulata in Italia ha superato il 20%, mentre gli aumenti salariali riconosciuti al personale della scuola si sono fermati tra il 3% e il 9%. Questo fenomeno, documentato da indagini giornalistiche e rapporti ufficiali (tra cui quelli OCSE ed Eurostat), mette in luce come le manovre fiscali come il taglio del cuneo contributivo o l'accorpamento degli scaglioni IRPEF abbiano limitato solo parzialmente la perdita di potere d'acquisto:
Gli insegnanti della scuola dell'infanzia in Italia si trovano alla base della scala retributiva del comparto scolastico. Lo stipendio iniziale lordo annuo si aggira attorno ai 25.670 euro e può arrivare, dopo 35 anni di servizio, a circa 37.426 euro. Questa crescita contenuta si scontra con l'aumento dei prezzi, determinando una graduale perdita di valore reale dello stipendio.
Altre evidenze riguardano:
Gli insegnanti della scuola primaria ricevono una retribuzione leggermente superiore rispetto ai colleghi dell'infanzia, ma ancora lontana dagli standard di numerosi Paesi europei. Una docente a inizio carriera percepisce uno stipendio lordo annuo di circa 28.000 euro, con un massimo che può raggiungere poco più di 40.000 euro dopo molti anni di servizio.
Nel dettaglio troviamo:
Nel segmento della scuola secondaria (di primo e secondo grado), lo stipendio iniziale lordo si attesta sui 27.000 euro, con la possibilità di raggiungere circa 43.000 euro dopo 35 anni di servizio. Tuttavia, come emerso da recenti analisi, la crescita percentuale degli stipendi resta inferiore a quella registrata dall'inflazione, aggravando la penalizzazione dei docenti più esperti:
|
Fascia di esperienza |
Stipendio lordo annuo (euro) |
|
Inizio carriera |
27.000 - 29.000 |
|
35 anni di servizio |
fino a 42.911 |
Per i docenti della scuola secondaria superiore con oltre 28 anni di anzianità, l'aumento registrato tra il 2019 e il 2025 resta sotto il 9%, con una perdita di potere d'acquisto superiore a 2.000 euro l'anno anche considerando gli sgravi fiscali recenti.
Le risorse rese disponibili dal contratto nazionale e dalle misure fiscali risultano insufficienti a colmare il divario rispetto al costo della vita e agli stipendi medi dei laureati. Inoltre, in Italia il differenziale con i dirigenti scolastici resta tra i più elevati d'Europa.
L'Italia si colloca agli ultimi posti nella classifica dei salari dei docenti in Europa occidentale, soprattutto se valutati in PPA (Parità di Potere d'Acquisto). Paesi come Germania, Olanda e Lussemburgo garantiscono ai loro insegnanti stipendi annui di entrata superiori a 50.000 euro, con possibilità di crescita più rapide e consistenti:
|
Paese |
Stipendio docente (PPA) |
|
Italia |
32.306 |
|
Paesi Bassi |
59.056 |
|
Austria |
53.990 |
|
Irlanda |
46.670 |
|
Lussemburgo |
da 52.570 a 103.564 |
|
Francia |
da 29.815 a 48.028 |
|
Spagna |
da 37.381 a 59.895 |
Lo scenario internazionale mette in luce non solo la retribuzione più bassa, ma anche la progressione più lenta e la minor elasticità rispetto all'accrescimento della professionalità o ai carichi di lavoro. Questo contribuisce a rendere l'Italia meno attrattiva per i professionisti dell'insegnamento e a determinare un turnover altalenante e, in alcuni territori, lacune nella copertura delle cattedre (soprattutto per le materie scientifiche).
L'analisi delle carriere dei docenti italiani evidenzia diversi elementi distintivi: