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Quanto si spende per il Cenone di Natale? I costi medi 2025 in casa o al ristorante

di Marcello Tansini pubblicato il
costi cenone di natale 24-25 dicembre 20

Nel 2025 il Cenone di Natale si contraddistingue tra tradizione e rincari: confronto tra i costi a casa e al ristorante, analisi delle principali voci di spesa, menu tipici, trend dei prezzi e consigli per risparmiare senza rinunciare alla qualità.

Le festività natalizie del 2025 si preannunciano all’insegna di una nuova attenzione al budget, mantenendo però il valore della convivialità e la passione per la tradizione gastronomica italiana. L’analisi dei dati più recenti permette di disegnare un quadro in cui i prezzi per festeggiare la Vigilia e il Natale, sia in casa che fuori, risultano influenzati da diversi fattori: inflazione alimentare, rincari delle materie prime e cautela nelle spese da parte delle famiglie. Se da un lato l’entusiasmo per i piatti tipici resta inalterato, dall’altro si registrano scelte più oculate e, in molti casi, una riduzione delle portate standard. Questo scenario ha portato a un incremento generale dei costi, ma anche alla ricerca sempre più attiva di soluzioni in grado di coniugare qualità, tradizione e risparmio.

Cenone di Natale a casa: spesa media, trend dei prezzi e tipologie di menu

La casa rimane il luogo privilegiato dove trascorrere la serata della Vigilia e il pranzo del 25 dicembre. Circa il 70% delle famiglie italiane opta per una celebrazione domestica, secondo i dati raccolti da importanti osservatori nazionali. La spesa complessiva per imbandire la tavola si attesta su una media di 46,41 euro a persona per un menu tradizionale Natalizio, segnando un incremento del 5% rispetto all’anno precedente.

L’aumento dei prezzi coinvolge la quasi totalità degli ingredienti cardine delle festività: dal pesce fresco alle carni, passando per dolci, frutta e prodotti da forno. Alcuni articoli, come cacao e cioccolato, hanno registrato rincari anche a doppia cifra. Nonostante ciò, la maggior parte dei nuclei familiari cerca di non rinunciare a piatti iconici, valutando però con sempre maggiore attenzione promozioni, offerte e nuove modalità di acquisto, come i punti vendita diretta e l’utilizzo di surgelati di qualità.

Si segnala che una parte significativa delle famiglie (circa il 31%) decide di diminuire di almeno una portata il menu rispetto agli anni passati, introducendo una maggiore selezione delle pietanze e una razionalizzazione delle quantità. Il budget medio individuale per la Vigilia è di 62,02 euro a persona, mentre per il pranzo di Natale si scende a circa 57,42 euro. Rispetto al 2015, la spesa complessiva è più alta del 20%, ma, considerando l’inflazione alimentare, il potere d’acquisto risulta proporzionalmente inferiore.

La scelta del menu riflette le preferenze regionali e familiari: la Vigilia è ancora sinonimo di piatti a base di pesce, mentre il pranzo di Natale vede protagoniste le carni e i dolci tipici locali. Un elemento chiave è l’approccio sempre più pragmatico, che porta a conciliare la ricerca della qualità con strategie di contenimento dei costi.

Menu classico, economico e ristretto: differenze e risparmi possibili

Secondo l’indagine dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, sono tre le principali tipologie di menu celebrati in ambito domestico: classico, economico e ristretto. Ciascuna si caratterizza per una composizione differente e offre diversi margini di risparmio.

  • Menu classico: comprende antipasti elaborati, primi piatti tradizionali, secondi di pesce o carne, contorni vari e una selezione di dolci. Il costo medio stimato è di circa 46,41 euro a persona per la Vigilia e 57,82 euro a persona per Capodanno. Si distingue per la varietà di portate e la presenza di ingredienti selezionati, spesso regionali o tipici.
  • Menu economico (low cost): favorisce ingredienti più accessibili senza rinunciare alla tipicità. Il costo si aggira attorno a 26,52 euro a persona a Natale (con un incremento del 2-3% rispetto al 2024) e 32,84 euro a persona per Capodanno. La differenza di spesa, rispetto al classico, si traduce in una riduzione del 43%.
  • Menu ristretto: la vera novità del 2025. Si basa su una riduzione del numero di portate, anche in termini qualitativi, permettendo un risparmio fino al 52% rispetto al menu classico per Natale e al 61% per Capodanno. In questa soluzione vengono preferiti piatti unici, ingredienti stagionali e preparazioni meno elaborate.
La scelta tra queste soluzioni dipende dalle necessità economiche, ma anche dal desiderio di mantenere intatte le abitudini familiari. Molti optano per il menu ristretto per evitare sprechi alimentari e ottimizzare le risorse, soprattutto in un periodo caratterizzato da prezzi crescenti e redditi stagnanti. Un altro elemento che caratterizza il 2025 è l’aumento dell’acquisto di prodotti surgelati, specialmente per le materie prime più costose come il pesce.

Cenone di Natale e Capodanno al ristorante: quanto si spende nel 2025?

La scelta di celebrare fuori casa coinvolge una quota minoritaria di famiglie italiane, ma rappresenta una voce di spesa significativa e in crescita. Secondo le ricerche della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), il costo medio per un menu completo al ristorante nel periodo natalizio si attesta su 74-82 euro a persona, con oscillazioni a seconda della tipologia di struttura e della località. In particolare, per il pranzo del 25 dicembre in Toscana la media raggiunge gli 82 euro (quasi il 5% in più rispetto al 2024), mentre a livello nazionale il prezzo si posiziona tra i 60 e gli 80 euro per i ristoranti di fascia media, con punte anche sopra i 120 euro per locali di alta cucina.

L’inflazione nel settore della ristorazione è contenuta attorno al 2-3% nel 2025, grazie a una maggiore resilienza della filiera italiana che sfrutta ingredienti stagionali e fornitori locali. Tuttavia, il giro d’affari complessivo cresce sia per effetto dell’aumento delle prenotazioni che del listino prezzi, arrivando a superare i 450 milioni di euro solo per Natale, con oltre 93.000 ristoranti aperti per le festività.

Considerando il rallentamento del potere d’acquisto della famiglie, il numero di coloro che scelgono il ristorante rimane relativamente stabile, con una lieve flessione rispetto al 2024 (ad esempio in Toscana si scende dal 10% al 9,3% della popolazione), preferendo soluzioni "tutto incluso", spesso ancora più vantaggiose rispetto al menù à la carte. Rimangono comunque disponibili opzioni sia di livello base (trattorie locali 30-40 euro) che di alta gamma (ristoranti stellati oltre 120 euro).

Prezzi medi, differenze tra tipologie di ristoranti e variazioni territoriali

I prezzi dei menu nelle strutture ricettive si presentano estremamente variegati: la fascia media nazionale è compresa tra 60 e 80 euro a persona, le trattorie tradizionali offrono spesso proposte tra i 30 e i 40 euro, mentre l’alta cucina può superare i 120 euro. Il costo comprende generalmente più portate, bevande incluse, e spesso anche il coperto.

Le variazioni territoriali sono pronunciate: regioni con un’alta presenza turistica o una forte tradizione enogastronomica (come Toscana, Lombardia, città d’arte e località di montagna) presentano prezzi tendenzialmente più elevati. Altrove, soprattutto nei piccoli centri, si trovano ancora offerte più accessibili.

Tipologia ristorante Prezzo medio menu (€/persona)
Trattoria locale 30-40
Fascia media 60-80
Alta ristorazione 120 e oltre

Un ulteriore elemento che incide sulle differenze di spesa è il tipo di formula proposta (tutto compreso o à la carte), con la prima preferita da 7 persone su 10. I menu a prezzo più basso sono spesso legati a un numero inferiore di portate e qualità "base" per vini e dolci. Le città maggiori e le destinazioni turistiche evidenziano infine un maggiore impatto dei rincari dovuti alla domanda elevata.

Le voci di spesa che incidono maggiormente sulla tavola delle feste

Pesce, carne, frutta fresca e dolci rappresentano le principali voci che determinano l’aumento dei costi della tavola. L’analisi delle dinamiche dei prezzi indica: rincari marcati per pesci e frutti di mare (fino al +4,4% su base annua), crescite a doppia cifra per ingredienti come il cacao (+20,7%) e il cioccolato (oltre il +9%), aumenti sulle carni (+8% bovino), uova e formaggi stagionati (+7%).

L’eccezione principale riguarda l’olio d’oliva e gli spumanti: in alcune aree questi prodotti segnano prezzi leggermente più bassi rispetto al 2024 (-17% per l’olio d’oliva e -3% per lo spumante). Tuttavia, la grande maggioranza delle altre materie prime è coinvolta nella spinta inflattiva, con impatti considerevoli su tutte le tipologie di menu, sia domestiche sia dei locali.

Un fattore ricorrente è il crescente ricorso ai surgelati, specie per pesce e frutti di mare, che pur offrendo un risparmio rispetto al fresco, risultano anch’essi soggetti a rincari, anche se più contenuti. L’incidenza maggiore sulla spesa, dunque, è legata ai prodotti premium e alla varietà del menu: ogni riduzione delle portate comporta un risparmio proporzionale sia in termini assoluti che percentuali.