L’iter che dovrebbe portare al nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le Funzioni Locali 2022–2024 è in stallo. Allo stato attuale, dopo una serie di incontri tra rappresentanze sindacali e ARAN, le trattative sono bloccate, coinvolgendo circa 400.000 lavoratori della pubblica amministrazione locale. Questa fase di blocco penalizza chi, quotidianamente, assicura servizi essenziali e rende ancora più evidente la distanza tra le richieste delle parti sociali e le disponibilità economiche concrete.
Le tappe della trattativa e il quadro attuale
Le trattative per il rinnovo del contratto Funzioni Locali 2022-2024 hanno visto un percorso lungo e articolato, caratterizzato da una successione di incontri ufficiali fra ARAN, CGIL, CISL e UIL.
Già scaduto da fine 2021, il contratto coinvolge una platea vasta di lavoratrici e lavoratori con aspettative particolarmente alte dopo un triennio segnato da inflazione e perdita di potere d’acquisto. Dopo oltre 15 incontri, numerose proposte e altrettanti rilanci, si è arrivati a una situazione di stallo dovuta a divergenze sostanziali su temi economici e normativi. La trattativa è stata scandita da alcune date chiave:
- 2 dicembre 2024: ARAN presenta una nuova bozza, recependo parzialmente alcune istanze sindacali, tra cui il ripristino dei criteri per le mansioni superiori e sperimentazioni sull’orario di lavoro.
- 9 settembre 2025: Prosegue la discussione su incrementi salariali e criticità dei fondi decentrati.
- 2 ottobre 2025: Nuovo confronto; le organizzazioni sindacali sottolineano la necessità di risorse aggiuntive e critiche sulla gestione dei fondi servizi esterni e straordinari.
- 14 ottobre 2025: Prossimo appuntamento fissato, atteso con particolare attenzione da tutti i lavoratori e le amministrazioni del comparto.
Le principali novità proposte dall’ARAN: aspetti salariali e normativi
La proposta negoziale più recente dell’ARAN comprende sia elementi salariali che modifiche normative strutturali. Fra le novità spiccano
l’aumento dell’indennità di servizio esterno e di condizioni di lavoro di 2 euro e l’incremento del fondo per lo straordinario, ma a carico della contrattazione decentrata negli enti privi di dirigenza. La proposta pone sul tavolo una serie di modifiche che toccano anche ordinamento professionale e progressioni economiche.
Le principali proposte dell'ARAN sono, in particolare, le seguenti:
- Riclassificazione di materie sottoponibili ad atto unilaterale;
- Aumento del valore minimo delle nuove indennità;
- Revisione della disciplina della malattia per lavoratori a tempo determinato;
- Sperimentazione su base volontaria della settimana lavorativa di quattro giorni (36 ore su 4 giorni), con taglio di ferie e permessi;
- Incremento del punteggio aggiuntivo per progressioni per personale privo di scatti da oltre sei anni;
- Estensione di nuove tutele legali con rimborso delle spese in caso di aggressione;
- Beneficio dei buoni pasto esteso anche al lavoro agile;
- Nuove regole sull’orario multiperiodale e confronto sindacale obbligatorio su piani triennali.
Le richieste e le posizioni dei sindacati: CGIL, CISL, UIL
Le organizzazioni sindacali spingono, invece, sulla necessità di risorse aggiuntive e misure perequative. La CGIL ribadisce che il semplice spostamento di fondi senza nuovi stanziamenti non è sufficiente: occorre superare le lacune nel potere d’acquisto e garantirne il recupero effettivo.
La CISL, invece, sollecita una chiusura rapida della trattativa, sottolineando il rischio che la mancata firma possa ritardare gli aumenti a tutto il 2026, bloccando anche il rinnovo dei contratti 2025–2027 già finanziati. Secondo le posizioni espresse:
- CGIL e UIL si oppongono all’uso delle risorse decentrate per finanziare lo straordinario senza specifici finanziamenti aggiuntivi e respingono qualunque ipotesi di peggioramento del regime di malattia;
- Entrambe sostengono l’urgenza di risorse per un fondo perequativo esteso a tutto il comparto, in risposta alle disparità rispetto ad altri settori della pubblica amministrazione;
- La CISL, pur rilevando i miglioramenti ottenuti nelle bozze ARAN, fa appello all’unità sindacale e alla responsabilità collettiva per la sottoscrizione dell’accordo e il superamento dello stallo.
I nodi critici: risorse, fondi perequativi e contratto decentrato
Uno dei principali ostacoli al
rinnovo contrattuale è rappresentato dalla questione finanziaria: gli stanziamenti attuali sono ritenuti insufficienti dai rappresentanti dei lavoratori, mentre la proposta del fondo perequativo non copre l’intero fabbisogno del comparto.
L’impiego delle risorse dei fondi decentrati per finanziare lo straordinario, senza adeguate coperture statali, rischia di depotenziare altri istituti fondamentali, come indennità di servizio e progressioni economiche. Le criticità più dibattute possono essere così riassunte:
- Inadeguatezza delle risorse disponibili rispetto all’andamento dell’inflazione e alla necessità di recupero salariale;
- Persistenza di tetti normativi che bloccano l’incremento del salario accessorio;
- Assenza di un vero fondo perequativo, indispensabile per colmare i divari con altri comparti pubblici;
- Rischio di spostamenti di risorse tra istituti contrattuali, senza un reale beneficio sui valori netti in busta paga;
- Limitazioni alle soluzioni per la carenza di personale che ostacolano i servizi ai cittadini.
Effetti dello stallo: conseguenze su lavoratori e sistema degli enti locali
L’attuale blocco nella discussione sul nuovo CCNL Funzioni Locali produce effetti significativi non solo sul reddito dei dipendenti del settore, ma anche sull’efficienza e sull’efficacia dei servizi offerti ai cittadini. In attesa della sottoscrizione, il riconoscimento degli arretrati e degli incrementi retributivi rimane sospeso, generando frustrazione e insicurezza in una categoria che già registra retribuzioni tra le più basse della pubblica amministrazione. Dal punto di vista degli enti:
- La mancata conclusione delle trattative blocca le nuove assunzioni e le progressioni di carriera;
- I servizi rischiano di essere penalizzati, con ricadute negative sulla qualità della risposta alle esigenze dei territori;
- Senza nuove regole, strumenti come il lavoro agile e le nuove tutele rimangono inapplicati;
- Permanenza delle disparità di trattamento tra comparti pubblici e rallentamento nel percorso di attrattività delle posizioni lavorative nelle autonomie locali.
Prossimi appuntamenti e scenari possibili per il rinnovo del contratto
La discussione proseguirà nel
prossimo incontro già previsto per il 14 ottobre, che rappresenta uno snodo decisivo per segnare un passo avanti nella trattativa. In quella sede sono attese risposte più articolate sulle effettive risorse disponibili e sulle modalità di implementazione delle proposte avanzate da entrambe le parti. Scenario probabile degli sviluppi futuri:
- Accordo rapido: consentirebbe il riconoscimento immediato degli arretrati e l’avvio della tornata contrattuale 2025–2027 senza ulteriori ritardi;
- Perdurare dello stallo: rischierebbe uno slittamento dei benefici retributivi e normativi fino almeno al 2026, con una perdita di valore rispetto all’inflazione;
- Eventuale apertura di canali perequativi, come auspicato dalle sigle sindacali, con strumenti e fondi ad hoc stanziati dal Governo, migliorerebbe la distribuzione delle risorse tra enti e comparti.