Sempre più enti locali stanno definendo normative specifiche per i bandi e gli appalti, imponendo requisiti che garantiscono maggiori tutele per i lavoratori delle aziende.
Alcuni enti locali hanno iniziato a stabilire linee guida proprie, introducendo, dove consentito dalle normative vigenti, un salario minimo locale. L'autorità comunale non detiene il potere di imporre un salario minimo obbligatorio per tutte le imprese presenti sul proprio territorio.
Le aziende sono tenute a rispettare unicamente le disposizioni legislative nazionali, che, anche in mancanza di una soglia salariale minima definita, garantiscono il diritto a una remunerazione capace di assicurare al lavoratore e alla sua famiglia condizioni di vita dignitose, oltre agli accordi derivanti dalla contrattazione collettiva.
Una misura analoga era stata precedentemente introdotta dal Comune di Livorno, che ha stabilito il salario orario minimo di 9 euro lordi per i dipendenti comunali e quelli coinvolti in appalti comunali, requisito ora indispensabile nei futuri bandi.
Questa iniziativa sta trovando riscontro in altri Comuni, come Bacoli, dove il sindaco Josi Gerardo Della Ragione ha imposto un salario minimo di 9 euro l'ora per i lavoratori municipalizzati e quelli coinvolti in concessioni demaniali e comunali, proteggendo in particolare i lavoratori stagionali, come quelli nelle spiagge. Questa disposizione favorisce le imprese etiche, che rispettano i diritti dei lavoratori, equilibrando le condizioni di concorrenza negli appalti pubblici, spesso sfavorevoli per chi mantiene standard lavorativi dignitosi.
Un'azione simile è stata intrapresa dal Comune di Pellezzano, che ha incaricato i sindacati di garantire un trattamento economico minimo di 9 euro l'ora per tutti i contratti legati all'ente locale.
L'interesse crescente di numerosi enti locali per l'istituzione di un salario minimo indica che la discussione su questo tema rimane rilevante, nonostante le recenti dichiarazioni del governo Meloni che escludono tale misura dai loro piani.
Prevale l'idea che l'introduzione di un salario minimo in Italia sia una questione di tempo, eventualmente legata a un cambio di maggioranza parlamentare, sebbene molto dipenderà dalle azioni del governo attuale nel rafforzare la contrattazione collettiva.
Qualora si raggiungesse l'obiettivo di garantire a tutti i lavoratori una retribuzione dignitosa e una protezione adeguata attraverso la contrattazione collettiva, potremmo affermare che, benché sotto una differente denominazione, un salario minimo esiste de facto in Italia, superando in molti settori la soglia di 9 euro lordi proposta dalle forze di opposizione. Se questo risultato non dovesse concretizzarsi, l'adozione di una normativa nazionale potrebbe rappresentare l'unica via percorribile.