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Se si è neolaureati quali aziende e settori permettono di lavoro di più in smart working? E a che condizioni e stipendi?

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Smart working per neolaureati

Le dinamiche dell'occupazione, specialmente per quanto riguarda il lavoro da remoto, variano a seconda dell'area disciplinare di studi.

Il lavoro da remoto sta diventando una scelta sempre più popolare tra i neolaureati in Italia, e non è un'opzione che penalizza in termini di genere o di stipendio. Secondo i dati del Rapporto Almalaurea del 2022, cinque anni dopo la laurea, il 21% dei laureati magistrali a ciclo unico e ben il 41% dei laureati magistrali biennali operano in modalità smart working.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i lavoratori a distanza non sono prevalentemente donne né percepiscono stipendi inferiori rispetto ai loro colleghi in presenza. Anzi, il report evidenzia che il lavoro remoto attrae maggiormente il genere maschile e tende a essere associato a contratti a tempo indeterminato nel settore privato. Questi professionisti spesso ricoprono ruoli intellettuali e di alta specializzazione, prevalentemente nei campi dell'informatica, della comunicazione, delle finanze e delle assicurazioni, nonché nella ricerca.

Interessante notare che c'è una correlazione diretta tra la remunerazione e la scelta del lavoro remoto: più alta è la retribuzione media mensile netta, maggiore è la percentuale di laureati che optano per il lavoro da remoto. Questa tendenza suggerisce che il lavoro a distanza possa offrire non solo flessibilità ma anche opportunità economiche vantaggiose, sfatando così alcuni miti comuni sulle dinamiche di genere e compensi nel lavoro remoto.

  • Smart working per neolaureati, i settori che lo favoriscono
  • Nuove condizioni per lo smart working

Smart working per neolaureati, i settori che lo favoriscono

Dal 1998 AlmaLaurea conduce annualmente un'indagine sulla situazione lavorativa dei laureati italiani, misurando l'incidenza dell'impiego, le caratteristiche del lavoro svolto, inclusi il ruolo e il salario, e il grado di utilizzo delle competenze acquisite durante gli studi universitari. Questo studio approfondito si avvale non solo delle risposte fornite dai laureati attraverso questionari specifici ma anche di dati profilati dei laureati e di informazioni amministrative fornite dalle università.

Le dinamiche dell'occupazione, specialmente per quanto riguarda il lavoro da remoto, variano a seconda dell'area disciplinare di studi. Nell'ambito delle tecnologie dell'informazione e dell'Ict, oltre il 70% dei lavoratori opera in modalità remota, segnando il picco tra tutte le discipline. Anche tra i laureati in ingegneria ed economia, la tendenza al lavoro remoto è marcata, con rispettivamente il 54% e il 51% degli occupati che non si recano fisicamente sul posto di lavoro.

Al contrario, nei settori come quello medico-sanitario, farmaceutico e delle scienze motorie e sportive, la percentuale di lavoratori in smart working è decisamente inferiore, non superando il 20%. Questo indica come certe professioni richiedano necessariamente la presenza fisica.

L'analisi del genere mostra che il lavoro da remoto è più frequente tra i laureati maschi, i quali rappresentano il 45,3% contro il 38,3% delle laureate. Questo divario di genere è ancora più evidente nel settore dell'Ict, dove i lavoratori maschi in smart working raggiungono il 73,4% contro il 59% delle loro colleghe femmine. Nelle aree meno propense al lavoro da remoto, invece, le donne tendono a essere leggermente più rappresentate.

Questi dati suggeriscono che il lavoro da remoto per i neolaureati non si limita a essere una semplice soluzione per conciliare vita privata e professionale, spesso correlata a minori opportunità di avanzamento di carriera, ma rappresenta un vero e proprio smart working. In questo modello, i lavoratori godono di una maggiore autonomia nella gestione del proprio tempo e di retribuzioni legate al raggiungimento di obiettivi specifici, evidenziando un trend in crescita nella valorizzazione del lavoro flessibile.

Nuove condizioni per lo smart working

Lo studio ha messo in luce una correlazione diretta tra le retribuzioni nei vari settori disciplinari e l'incidenza del lavoro da remoto tra i laureati. Più elevata è la paga, maggiore è la tendenza a lavorare da remoto.

Al vertice di questa tendenza si posizionano i professionisti del settore delle tecnologie informatiche e Ict, dove oltre il 70% degli occupati lavora da remoto, con una retribuzione media mensile netta di 1.835 euro. Seguono gli ingegneri industriali e dell'informazione, con il 54% dei lavoratori in modalità remota e uno stipendio medio di 1.876 euro al mese, il più alto tra i gruppi analizzati. Il settore economico occupa la terza posizione, con oltre la metà dei suoi professionisti (51%) che lavorano da remoto e percepiscono in media 1.686 euro al mese.

In contrasto, le discipline meno inclini al lavoro da remoto, come le scienze motorie e sportive, il settore medico-sanitario e farmaceutico, e quello agrario-forestale e veterinario, mostrano percentuali molto più basse di lavoro remoto, tutte al di sotto del 25%, e con stipendi medi inferiori rispetto agli altri gruppi disciplinari.

Questi dati suggeriscono che la natura dell'attività professionale e la necessità di interazione fisica diretta possono limitare le possibilità di adottare il lavoro da remoto, nonostante le evidenti differenze retributive che caratterizzano i vari settori.