La settimana lavorativa di 4 giorni si sta diffondendo anche in Italia: sempre più aziende la sperimentano, tra nuovi modelli, effetti su produttività, benessere, esperienze nel pubblico e confronti con l'estero.
L'attenzione verso la settimana lavorativa di 4 giorni è cresciuta considerevolmente, riflettendo una tendenza globale che mira a bilanciare produttività e qualità della vita. In Italia, la “settimana corta” è ancora in fase sperimentale, adottata principalmente da alcune grandi imprese che intendono offrire maggiore flessibilità e benessere ai propri dipendenti.
La crescente attenzione verso una riduzione delle giornate lavorative si inserisce in un contesto caratterizzato da un mercato del lavoro molto competitivo e da una cultura manageriale storicamente ancorata alla presenza fisica in azienda. Oggi, tuttavia, l'innovazione organizzativa e un rinnovato interesse per il welfare aziendale stanno creando il terreno per modelli di lavoro più sostenibili. Le prime esperienze raccolte in Italia confermano l'entusiasmo tra i lavoratori, mentre anche le istituzioni stanno discutendo nuove regolamentazioni sul tema.
Con il termine settimana corta si indica una modalità di organizzazione dell'orario di lavoro che prevede un impegno distribuito su 4 giorni anziché 5, mantenendo invariato lo stipendio o, secondo alcuni modelli, riducendolo solo in minima parte. La finalità di questa riorganizzazione risiede nel promuovere un maggiore equilibrio tra sfera privata e attività professionale, riducendo il tempo passato in ufficio e mettendo al centro la performance piuttosto che la semplice presenza.
Il quadro normativo in Italia, al momento, non prevede una regolamentazione uniforme a livello nazionale. Tuttavia, sono state presentate in Parlamento tre proposte di legge che mirano alla riduzione dell'orario settimanale di lavoro, sia attraverso la diminuzione delle ore totali sia tramite il passaggio a 4 giorni settimanali senza penalizzazioni economiche. Alcuni testi legislativi propongono incentivi per le imprese che adottano la settimana lavorativa ridotta, come fondi specifici e sgravi contributivi, oltre alla promozione di contratti collettivi con orari più flessibili.
Le proposte di legge n. 142 e n. 1505 perseguono la diminuzione dell'orario settimanale rispettivamente a 34 e 32 ore, introducendo strumenti per stimolare le aziende ad aderire su base volontaria (i dettagli consultabili su Camera dei Deputati). Nonostante l'attesa per un provvedimento unificato, l'effettiva attuazione resta vincolata alla contrattazione interna alle imprese. Attualmente, la settorialità delle sperimentazioni e la mancanza di linee guida nazionali rendono l'applicazione varia e frammentata, con modelli differenti a seconda delle esigenze aziendali e del contesto produttivo.
Nel panorama nazionale si registra un interesse crescente da parte di alcune importanti imprese verso la settimana corta. Queste aziende rappresentano un laboratorio privilegiato per valutare gli impatti di una riorganizzazione delle modalità lavorative su larga scala. Ogni realtà ha adottato il modello in modo personalizzato per rispondere alle proprie specificità organizzative e produttive:
L'istituto bancario ha precorso i tempi, configurandosi come il primo caso di grande banca italiana ad adottare la settimana lavorativa di 4 giorni su base volontaria. Il modello, definito “4x9”, prevede giornate di 9 ore con salario inalterato e la possibilità di usufruire di 120 giorni di lavoro flessibile annuale. L'accordo è stato esteso a numerose filiali e rappresenta un esempio pionieristico nel settore bancario nazionale, con una forte attenzione ai bisogni organizzativi e dei singoli.
La storica azienda del caffè offre un approccio flessibile attraverso il “venerdì breve”, in cui i dipendenti terminano l'attività lavorativa con 4 ore di anticipo, recuperando eventualmente le ore nei giorni precedenti. Questa soluzione si inserisce in un accordo più ampio che include permessi retribuiti supplementari per chi svolge attività di cura o genitoriali, e nuove formule di welfare aziendale e premio obiettivi, per incentivare la produttività e la motivazione individuale.
L'azienda leader nella produzione di occhiali, a seguito di accordi sindacali, propone due diversi modelli: una settimana corta di 20 giorni annui o, in alternativa, la rinuncia ai permessi in cambio di una riduzione della settimana lavorativa e uno stipendio pieno. L'esperimento ha coinvolto circa 10.000 lavoratori, dimostrando grande attenzione alle esigenze individuali e al bilanciamento vita-lavoro.
L'azienda automobilistica ha introdotto una settimana di 33,5 ore con alternanza tra settimane da 4 e da 5 giorni, a seconda dei turni. Questo modello altamente personalizzato si accompagna a programmi per il benessere psicofisico, corsi fitness e l'opportunità di lavorare in modalità smart working per alcuni dipendenti. L'iniziativa è stata ben accolta, favorendo maggiore autonomia e flessibilità nella gestione del tempo.
Il gruppo assicurativo-finanziario controllato dal Ministero dell'Economia ha avviato il progetto Flex4Future dal 2024. Tre i pilastri principali: smart working illimitato, abolizione delle timbrature e riduzione della settimana lavorativa a quattro giorni. Il monitoraggio dell'iniziativa ha rilevato un marcato miglioramento dell'equilibrio vita-lavoro e un significativo incremento di produttività, specialmente grazie all'integrazione delle tecnologie digitali.
Tra le aziende del comparto design, Thun ha promosso la “smart week”, che prevede la settimana corta a parità di retribuzione per una selezione di dipendenti, con esclusione di alcune categorie. L'organizzazione delle giornate lavorative è orientata a favorire la collaborazione e la pianificazione strategica, rispondendo alle diverse esigenze di progetto e alle dinamiche interne dei team.
La Società Italiana degli Autori ed Editori ha introdotto un modello di “smart week” in cui i lavoratori possono usufruire di settimane da quattro giorni nei periodi estivi e a dicembre, senza decurtazioni economiche. L'iniziativa, a carattere volontario, accompagna nuovi strumenti di welfare destinati a incentivare coesione e motivazione nella fase di sperimentazione.
L'adozione della settimana di 4 giorni in Italia promette diversi benefici, ma solleva anche questioni complesse. I principali vantaggi si concentrano su una migliore qualità della vita, la riduzione dello stress, il contenimento dell'assenteismo e una maggiore attrattività per i talenti più richiesti dal mercato. Un numero crescente di aziende evidenzia inoltre un rafforzamento dei rapporti di fiducia tra management e collaboratori e una diminuzione del turnover:
I primi dati raccolti nelle aziende che hanno avviato la sperimentazione della settimana corta in Italia dipingono un quadro generalmente positivo. Secondo il monitoraggio interno di SACE, ad esempio, il 65% dei dipendenti ha segnalato un migliore equilibrio tra vita personale e professionale, mentre il 26% ha riportato un incremento della produttività. Feedback simili emergono anche da aziende come Luxottica, dove la soddisfazione dei lavoratori coinvolti ha spinto a un'estensione progressiva della misura.
I vantaggi non si limitano solo al benessere: la riduzione dei giorni lavorativi, abbinata a modelli di welfare evoluto e smart working, favorisce migliori performance, riduzione del burnout e minore ricorso alle assenze per malattia. Tuttavia, restano delle differenze tra i vari contesti aziendali: alcune realtà mettono in luce rischi di sovraccarico di lavoro concentrato, mentre in altre la natura delle mansioni non consente una piena applicazione della settimana corta.