Dal 2026 aumenteranno i prezzi di sigarette, e-cig e tabacco trinciato: le nuove accise potrebbero cambiare le abitudini dei consumatori con impatti su salute pubblica e possibili nuove misure future.
Un nuovo scenario fiscale prende forma per tutti i prodotti legati al fumo, coinvolgendo sigarette tradizionali, sigarette elettroniche e tabacco trinciato. Questi cambiamenti derivano dalle recenti scelte normative, che introducono un progressivo incremento delle accise a partire dal 2026. La manovra, secondo quanto confermato da fonti governative e analizzato da esperti del settore, nasce dalla duplice volontà di recuperare risorse per lo Stato e di ridurre l’accessibilità ai prodotti del tabacco tramite la leva del prezzo.
A rendere questa nuova fase particolarmente rilevante è la possibile ricaduta sulle abitudini dei consumatori, sulle dinamiche di mercato e sul gettito fiscale. Secondo relazioni tecniche presentate in sede parlamentare, si stima che l’insieme di questi incrementi potrà generare oltre un miliardo di euro di entrate aggiuntive in tre anni. Il tutto in un contesto in cui il prezzo medio di un pacchetto di sigarette oscilla attualmente tra 5,30 e 5,50 euro e in cui anche le alternative come le e-cig e il tabacco trinciato registrano sempre maggiore interesse tra gli adulti.
All’interno del nuovo disegno fiscale, gli aumenti previsti non saranno automaticamente trasferiti sul consumatore: le compagnie, in base alle condizioni di mercato, potranno decidere se assorbire parte degli incrementi o rifletterli integralmente sui prezzi al dettaglio. Si tratta quindi di una dinamica complessa, potenziata dall’interazione tra le decisioni legislative e quelle imprenditoriali, che influenzerà sensibilmente l’intero comparto tabacchi dal 2026 in avanti.
Le nuove accise su sigarette, tabacco trinciato e dispositivi elettronici segnano un cambiamento significativo per il mercato italiano dei prodotti da fumo. La Relazione tecnica allegata alla manovra finanziaria dettaglia un percorso di incrementi annuali che interesserà tutte le fasce di prezzo, mirando sia a recuperare margini per lo Stato sia a scoraggiare il consumo.
| Anno | Incremento medio/pacchetto | Prezzo finale stimato (base 5,30€) |
| 2026 | +0,15€ | 5,45€ |
| 2027 | +0,25€ | 5,55€ |
| 2028 | +0,40€ | 5,70€ |
È opportuno evidenziare che le società produttrici avranno facoltà di scegliere come modulare il trasferimento di questi aumenti, valutando se integrare parte dei rincari all’interno dei propri margini oppure traslare gli incrementi interamente sul consumatore finale. L’impatto effettivo sui listini dipenderà pertanto anche dalle strategie adottate dai principali operatori del settore.
L’incremento delle accise sui prodotti da fumo genera riflessioni articolate sia sui comportamenti individuali, sia sulle ricadute sociali e sanitarie. Dal punto di vista dei consumatori, l’effettivo innalzamento dei prezzi rappresenterà un disincentivo economico, particolarmente per le fasce di popolazione più giovani e per chi si trova in condizioni di marginalità economica.
Gli esperti del settore, come oncologi, associazioni mediche e autorità sanitarie, pongono l’accento sull’importanza delle misure di prevenzione e su come l’aumento dei prezzi possa ridurre la diffusione dei prodotti da fumo. Secondo alcune campagne, anche la differenza di pochi centesimi a pacchetto è in grado di modificare la propensione all’acquisto, incidendo così sui tassi di consumo nel medio e lungo termine.
Non mancano tuttavia elementi di dibattito tra le diverse parti interessate. Se da una parte il legislatore e le associazioni impegnate nella tutela della salute pubblica spingono per un’ulteriore inasprimento delle accise allo scopo di contenere patologie correlate al tabagismo, alcuni stakeholder sottolineano la necessità di evitare incrementi che possano favorire il commercio illecito e il ricorso a canali non regolamentati.
Rilevanti sono anche le proposte future in discussione: ad esempio, la raccolta firme promossa da Fondazione Aiom per chiedere al Senato un incremento straordinario (fino a 5 euro) del prezzo di tutte le confezioni di tabacco per rafforzare ulteriormente il deterrente economico, seppur tale misura non sia attualmente prevista nella manovra.
L’Italia, del resto, si trova su un sentiero già tracciato a livello comunitario e, dalla storica legge anti-fumo del 2005 fino alle nuove consultazioni promosse dalla Commissione europea, il tema della regolamentazione fiscale delle sigarette e di tutti gli altri prodotti derivati resta centrale nelle strategie di tutela della salute pubblica e di contrasto alle nuove forme di dipendenza.
Alla luce di quanto delineato, emerge come il prossimo triennio sarà caratterizzato da attente valutazioni tra le esigenze di bilancio, la sostenibilità sociale degli aumenti e il rispetto delle direttive comunitarie, nell’ottica di un equilibrio tra le strategie volte alla prevenzione sanitaria e le dinamiche economiche del comparto.