In Italia aumentano i casi di usura e prestiti illegali, colpendo famiglie, partite IVA e aziende. Le cause, segnali per riconoscerla, strumenti di tutela, prevenzione e ruolo fondamentale delle istituzioni nel contrasto.
Nel corso di questo ultimo anno 2025, l’Italia ha registrato una crescita significativa dei fenomeni riconducibili all’usura e alla richiesta di prestiti, sia legali che illegali. Il periodo delle festività e l’aumento generale dei costi della vita hanno imposto una pressione finanziaria maggiore su cittadini, lavoratori autonomi e imprese, spingendo molti verso forme di indebitamento rischiose. La difficoltà di accesso al credito bancario tradizionale e la riduzione della presenza fisica degli istituti di credito hanno reso i soggetti economicamente più fragili particolarmente vulnerabili nei confronti di prestatori non autorizzati e di organizzazioni criminali. I dati più recenti evidenziano infatti un incremento degli episodi di usura e delle situazioni di insolvenza, con ricadute gravi sul tessuto sociale e produttivo.
L’incremento delle pratiche usurarie e la crescente domanda di prestiti trovano radici profonde nelle recenti dinamiche sociali ed economiche italiane. Il perdurare di condizioni di incertezza, unitamente all’inflazione e all’aumento dei prezzi delle materie prime, ha reso più oneroso per famiglie e imprese far fronte alle spese ordinarie e straordinarie.
La desertificazione bancaria, fenomeno in forte ascesa dal 2012, si manifesta con la chiusura di migliaia di filiali, soprattutto nelle aree interne e nel Mezzogiorno: dal 2012 al 2024 gli sportelli bancari italiani sono passati da oltre 32.800 a meno di 19.700, penalizzando la clientela tradizionale e aggravando il divario d’accesso ai servizi finanziari.
Accedere a credito legale è diventato più complesso, specialmente per piccole imprese e privati residenti in zone svantaggiate. La difficoltà di dialogo con gli istituti di credito, spesso sostituiti da piattaforme digitali meno accessibili a categorie fragili (anziani, migranti, microimprese), ha aperto varchi sostanziali all’operato delle realtà criminali. Secondo dati Bankitalia, nel 2025 si stima che 165 mila piccole imprese del Sud siano a rischio usura proprio a causa della carenza di supporto bancario.
Le restrizioni normative della BCE, la riduzione degli impieghi vivi e la necessità per le banche di mantenere parametri prudenziali stringenti hanno portato a un aumento dei soggetti “segnalati in sofferenza” nei registri creditizi. Essere classificati come tali compromette ogni possibilità di accedere a nuovi finanziamenti, lasciando lavoratori autonomi e imprenditori senza alternative legali per reperire liquidità.
Il quadro sociale contribuisce ulteriormente ad alimentare la vulnerabilità: le pressioni legate alle festività, l’aumento dei costi e la precarizzazione del lavoro spingono molte famiglie e operatori economici a ricorrere a risorse finanziarie esterne, talvolta senza le opportune garanzie. I recenti interventi normativi puntano a rafforzare il presidio della legalità con nuove sanzioni contro truffe e usura, mentre la percezione di insicurezza cresce anche nei contesti urbani, come indicano i dati Confcommercio su furti, rapine e racket.
Il mix nocivo di carenza di credito, pressione sociale, chiusura delle filiali e aumento dei costi determina un terreno fertile per la proliferazione dell’usura, rendendo urgente il rafforzamento di reti di tutela per i soggetti più esposti.
Il fenomeno dell’usura e dei prestiti a rischio coinvolge in modo trasversale la popolazione italiana, ma alcune categorie continuano a risultare particolarmente esposte:
Infine, la questione del digital divide penalizza chi non può ricorrere al banking online, rendendo ancora più difficile l’accesso a informazioni e strumenti di difesa nelle comunità rurali o tra i meno digitalizzati.
Identificare tempestivamente una situazione di usura è essenziale per limitare i danni economici e personali. Spesso il rischio si annida dietro proposte di prestito apparentemente vantaggiose, ma caratterizzate da condizioni poco trasparenti.
Contrastare efficacemente il fenomeno dell’usura richiede un approccio integrato, in cui la prevenzione gioca un ruolo centrale accanto agli strumenti di tutela e ai supporti istituzionali. Tra le misure più efficaci:
Il principale strumento operativo per sostenere famiglie e PMI a rischio è rappresentato dal Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura, istituito dalla legge 108/1996 e gestito dal Dipartimento del Tesoro. Attraverso questo fondo, sono garantite risorse e garanzie statali utili per facilitare l’accesso a prestiti legali in condizioni di sicurezza e con tassi sostenibili, evitando la dipendenza da attori illegali.
I Confidi, le Associazioni e le Fondazioni costituiscono i canali attraverso cui le PMI e i privati cittadini possono presentare domanda di sostegno; i finanziamenti possono raggiungere un massimo di 40 mila euro per singola operazione, purché i soggetti siano considerati a elevato rischio finanziario sulla base di criteri condivisi con intermediari bancari.
Le risorse vengono ripartite annualmente con meccanismi che premiano l’efficienza, la capacità di utilizzo e la presenza di rischio usura sul territorio. Nel 2025, oltre 33 milioni di euro sono stati stanziati per garanzie su finanziamenti a favore di PMI e famiglie.
Ulteriori incentivi pubblici sono destinati alla rinegoziazione dei debiti, alla sospensione delle rate e al supporto nella riorganizzazione finanziaria. Recenti modifiche normative hanno rafforzato la trasparenza dei Confidi e la supervisione ministeriale sulle erogazioni, per garantire che i fondi arrivino a chi realmente ne ha bisogno.
La sinergia tra settore pubblico e realtà associative costituisce un presidio importante contro l’esclusione sociale ed economica dei soggetti più fragili.