L'emergenza burnout sul lavoro coinvolge sempre più cittadini e aziende italiane, con ripercussioni su salute, economia e società. Sintomi, cause, categorie a rischio e costi, tra dati e strategie di prevenzione.
La sindrome da burnout rappresenta una delle manifestazioni più evidenti dello squilibrio psicologico generato da contesti lavorativi caratterizzati da pressioni eccessive e prolungate. Si tratta di un insieme di sintomi fisici, psicologici e comportamentali che si sviluppano come reazione a uno stress cronico sul posto di lavoro, portando l'individuo a una condizione di esaurimento emotivo, distacco mentale e ridotta produttività.
Riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come fenomeno occupazionale, questa condizione incide in modo crescente sul benessere psicosociale della popolazione italiana, incidendo negativamente sulla qualità della vita e sulle dinamiche delle organizzazioni. L'attenzione verso il burnout è cresciuta negli ultimi anni, in risposta all'aumento dei casi e all'impatto economico e sociale che genera sull'intero sistema paese.
I dati messi in luce dal report di UnoBravo fotografano una situazione preoccupante: il 44% dei lavoratori italiani dichiara di sentirsi regolarmente sotto stress nell'ambiente d'ufficio, con una percentuale che sale al 56% tra i giovani adulti (25-34 anni). Quasi un italiano su tre afferma di aver sperimentato sintomi compatibili con la sindrome da burnout almeno una volta nel corso della carriera. Sono numerosi i fattori che contribuiscono a questa tendenza: aumento delle richieste lavorative, difficoltà a conciliare sfera personale e impegni professionali, incertezza economica dovuta alla volatilità del mercato, scarsa riconoscenza da parte delle aziende.
Sintomi come stanchezza cronica, demotivazione e frustrazione rappresentano solo la punta dell'iceberg di un disagio che si propaga trasversalmente tra i diversi settori produttivi. Le donne risultano particolarmente vulnerabili, con tassi di stress superiore agli uomini, mentre il personale giovane si ritrova spesso a fronteggiare aspettative non realistiche e percorsi professionali discontinui. La diffusione di modelli organizzativi sempre più esigenti ha contribuito a rendere lo stress lavoro-correlato una condizione quotidiana, spesso sottovalutata, anche per effetto dello stigma sociale che ancora accompagna il malessere psicologico.
Riconoscere precocemente i segni dello stress lavorativo patologico rappresenta un passo chiave per la prevenzione. I sintomi della sindrome da burnout tendono a insorgere in modo graduale e multifattoriale, coinvolgendo sia la sfera emotiva sia quella fisica. I principali segnali di allarme includono:
L'origine della sindrome da burnout è da ricercarsi nell'interazione complessa tra fattori individuali, relazionali e ambientali. Tra le principali cause identificate dalla letteratura scientifica si riscontrano:
Non tutte le professioni e i contesti territoriali presentano lo stesso livello di esposizione al rischio burnout. Secondo recenti analisi, le categorie con incidenza più elevata includono:
Le ripercussioni della sindrome da burnout sono di vasta portata, incidendo sia sull'individuo sia sul tessuto sociale ed economico. Dal punto di vista della salute, il burnout è associato a un rischio più elevato di sviluppare patologie cardiovascolari, disturbi gastrointestinali, disfunzioni del sistema immunitario, ansia cronica e forme depressive, oltre a una maggiore suscettibilità a comportamenti nocivi come abuso di sostanze o isolamento sociale. La compromissione del benessere psico-fisico si riflette inevitabilmente anche sulle prestazioni lavorative: si registra un calo consistente della produttività, incremento degli errori e ridotta capacità di innovare.
Per le aziende il fenomeno si traduce in aumento di assenteismo, presenteismo (ovvero presenza fisica senza effettivo rendimento), turnover e difficoltà nel trattenere personale qualificato. Gli ambienti di lavoro colpiti spesso faticano a mantenere standard qualitativi adeguati, sperimentando conflitti interni e perdita di competitività.
Sul piano delle finanze pubbliche, l'aumento delle richieste di assistenza sanitaria, delle certificazioni di malattia e della necessità di programmi di prevenzione determina un aggravio dei costi a carico dei sistemi sanitari e previdenziali nazionali.
La persistenza di livelli elevati di burnout si configura pertanto come una minaccia alla salute pubblica, oltre che una variabile critica nella governance delle risorse umane e nella sostenibilità dei sistemi di welfare.
Le stime degli analisti mostrano che il costo annuo del burnout per il sistema-Italia supera gli 88 miliardi di euro, tenendo conto sia della perdita di produttività (calo della resa lavorativa, errori, rallentamenti) sia delle assenze per malattia giustificate da stress o disturbi correlati. Il fenomeno genera anche costi nascosti, quali la perdita di know-how aziendale dovuta al turnover e il peggioramento del clima organizzativo.
Secondo la metodologia illustrata nelle recenti ricerche, questi dati includono anche il costo medio individuale, calcolato sulla base del salario giornaliero e dei giorni persi, oltre all'impatto della riduzione della qualità del lavoro e della soddisfazione dei dipendenti In pratica:
Voce di costo |
Importo stimato (miliardi di euro/anno) |
Assenteismo legato allo stress |
16,7 |
Perdita di produttività |
71,8 |
Totale impatto economico annuale |
88,5 |
Una percentuale consistente di lavoratori ammette di aver considerato l'idea di lasciare il proprio impiego a causa dello stress e solo una minoranza chiede supporto psicologico, segno che il problema rimane ancora in parte sommerso e sottostimato nella sua reale incidenza.