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Sindrome da burnout: quanto costa all'Italia l'emergenza stress sul lavoro e le città coinvolte

di Marcello Tansini pubblicato il
Emergenza stress sul lavoro

L'emergenza burnout sul lavoro coinvolge sempre più cittadini e aziende italiane, con ripercussioni su salute, economia e società. Sintomi, cause, categorie a rischio e costi, tra dati e strategie di prevenzione.

La sindrome da burnout rappresenta una delle manifestazioni più evidenti dello squilibrio psicologico generato da contesti lavorativi caratterizzati da pressioni eccessive e prolungate. Si tratta di un insieme di sintomi fisici, psicologici e comportamentali che si sviluppano come reazione a uno stress cronico sul posto di lavoro, portando l'individuo a una condizione di esaurimento emotivo, distacco mentale e ridotta produttività.

Riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come fenomeno occupazionale, questa condizione incide in modo crescente sul benessere psicosociale della popolazione italiana, incidendo negativamente sulla qualità della vita e sulle dinamiche delle organizzazioni. L'attenzione verso il burnout è cresciuta negli ultimi anni, in risposta all'aumento dei casi e all'impatto economico e sociale che genera sull'intero sistema paese.

La diffusione dello stress lavorativo e del burnout in Italia: numeri e tendenze attuali

I dati messi in luce dal report di UnoBravo fotografano una situazione preoccupante: il 44% dei lavoratori italiani dichiara di sentirsi regolarmente sotto stress nell'ambiente d'ufficio, con una percentuale che sale al 56% tra i giovani adulti (25-34 anni). Quasi un italiano su tre afferma di aver sperimentato sintomi compatibili con la sindrome da burnout almeno una volta nel corso della carriera. Sono numerosi i fattori che contribuiscono a questa tendenza: aumento delle richieste lavorative, difficoltà a conciliare sfera personale e impegni professionali, incertezza economica dovuta alla volatilità del mercato, scarsa riconoscenza da parte delle aziende.

Sintomi come stanchezza cronica, demotivazione e frustrazione rappresentano solo la punta dell'iceberg di un disagio che si propaga trasversalmente tra i diversi settori produttivi. Le donne risultano particolarmente vulnerabili, con tassi di stress superiore agli uomini, mentre il personale giovane si ritrova spesso a fronteggiare aspettative non realistiche e percorsi professionali discontinui. La diffusione di modelli organizzativi sempre più esigenti ha contribuito a rendere lo stress lavoro-correlato una condizione quotidiana, spesso sottovalutata, anche per effetto dello stigma sociale che ancora accompagna il malessere psicologico.

Segnali di allarme: come riconoscere i sintomi del burnout

Riconoscere precocemente i segni dello stress lavorativo patologico rappresenta un passo chiave per la prevenzione. I sintomi della sindrome da burnout tendono a insorgere in modo graduale e multifattoriale, coinvolgendo sia la sfera emotiva sia quella fisica. I principali segnali di allarme includono:

  • Esaurimento fisico e mentale: sensazione di stanchezza profonda e persistente, non alleviata dal riposo.
  • Cambiamenti emotivi: irritabilità, cinismo, apatia, riduzione della motivazione e dell'entusiasmo per il lavoro.
  • Ridotta efficienza: difficoltà di concentrazione, calo della produttività e aumento della frequenza di errori.
  • Disturbi somatici: cefalee, disturbi gastrointestinali, insonnia, dolori muscolari.
  • Alterazione delle abitudini relazionali: isolamento dai colleghi, conflitti interpersonali e ritiro dalla vita sociale.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità classifica il burnout attraverso tre dimensioni fondamentali: esaurimento emotivo, depersonalizzazione (distanza psicologica dai compiti lavorativi e dalle persone) e senso di inefficacia. L'intensità e la combinazione di questi sintomi variano tra individuo e individuo, rendendo la diagnosi spesso complessa. Tuttavia, la presenza contemporanea di più campanelli d'allarme merita attenzione e approfondimento specialistico. Importante sottolineare che simili manifestazioni non devono essere confuse con una fisiologica reazione di stress, poiché il burnout rappresenta una condizione clinica che richiede specifici interventi di sostegno.

L'origine della sindrome da burnout è da ricercarsi nell'interazione complessa tra fattori individuali, relazionali e ambientali. Tra le principali cause identificate dalla letteratura scientifica si riscontrano:

  • Carico di lavoro eccessivo: mansioni complesse, pressioni costanti sulle performance, tempi stretti e urgenze continue favoriscono l'esaurimento delle risorse emotive e fisiche.
  • Bassa autonomia e controllo: la percezione di non poter intervenire sulle modalità organizzative, sulle proprie responsabilità e sugli obiettivi accelera la perdita di motivazione.
  • Mancanza di riconoscimento: la carenza di gratificazioni, feedback o avanzamenti professionali crea demoralizzazione crescente, specie in chi investe molte energie.
  • Scarso supporto sociale: relazioni conflittuali con colleghi o superiori, isolamento e assenza di reti collaborative aggravano lo stress percepito.
  • Squilibrio lavoro-vita privata: richieste lavorative che invadono il tempo personale, rendendo difficile il recupero e la rigenerazione psico-fisica.
A questi si aggiungono fattori personali quali la tendenza al perfezionismo, la scarsa tolleranza alla frustrazione, precedenti disturbi d'ansia o dell'umore. Mentre a livello sociale, un clima di precarietà, forte competitività e crisi economiche possono rappresentare amplificatori di rischio. La sinergia di queste dinamiche rende il burnout una sindrome trasversale, la cui prevenzione richiede interventi su più livelli.

Le categorie e i settori lavorativi più a rischio: focus sulle città italiane coinvolte

Non tutte le professioni e i contesti territoriali presentano lo stesso livello di esposizione al rischio burnout. Secondo recenti analisi, le categorie con incidenza più elevata includono:

  • Professioni di aiuto: medici, infermieri, operatori sanitari e assistenti sociali affrontano un continuo coinvolgimento emotivo, carenza di personale e situazioni di emergenza che intensificano la pressione psicologica.
  • Settore educativo: insegnanti e educatori spesso si confrontano con responsabilità significative, aspettative irrealistiche e contesti relazionali complessi.
  • Retail e vendite: i lavoratori sono sottoposti a obiettivi di performance stringenti, interazioni frequenti con il pubblico e orari non regolamentati.
  • Professioni legate a ospitalità, sicurezza e forze dell'ordine: elevate responsabilità, gestione di emergenze e turni prolungati motivano un livello di stress superiore.
Alcune aree urbane italiane risultano particolarmente colpite: Bologna, Genova e Milano si distinguono per alti tassi di stress lavorativo e insoddisfazione rispetto all'equilibrio tra lavoro e vita privata. La presenza di economie dinamiche, il costo della vita elevato e la competitività accentuata contribuiscono a rendere questi ambienti più vulnerabili al fenomeno.

Le conseguenze della sindrome da burnout: impatti sulla salute, sulle aziende e sulle finanze pubbliche

Le ripercussioni della sindrome da burnout sono di vasta portata, incidendo sia sull'individuo sia sul tessuto sociale ed economico. Dal punto di vista della salute, il burnout è associato a un rischio più elevato di sviluppare patologie cardiovascolari, disturbi gastrointestinali, disfunzioni del sistema immunitario, ansia cronica e forme depressive, oltre a una maggiore suscettibilità a comportamenti nocivi come abuso di sostanze o isolamento sociale. La compromissione del benessere psico-fisico si riflette inevitabilmente anche sulle prestazioni lavorative: si registra un calo consistente della produttività, incremento degli errori e ridotta capacità di innovare.

Per le aziende il fenomeno si traduce in aumento di assenteismo, presenteismo (ovvero presenza fisica senza effettivo rendimento), turnover e difficoltà nel trattenere personale qualificato. Gli ambienti di lavoro colpiti spesso faticano a mantenere standard qualitativi adeguati, sperimentando conflitti interni e perdita di competitività.

Sul piano delle finanze pubbliche, l'aumento delle richieste di assistenza sanitaria, delle certificazioni di malattia e della necessità di programmi di prevenzione determina un aggravio dei costi a carico dei sistemi sanitari e previdenziali nazionali.

La persistenza di livelli elevati di burnout si configura pertanto come una minaccia alla salute pubblica, oltre che una variabile critica nella governance delle risorse umane e nella sostenibilità dei sistemi di welfare.

Il costo economico del burnout per l'Italia: dati su produttività, assenteismo e perdita finanziaria

Le stime degli analisti mostrano che il costo annuo del burnout per il sistema-Italia supera gli 88 miliardi di euro, tenendo conto sia della perdita di produttività (calo della resa lavorativa, errori, rallentamenti) sia delle assenze per malattia giustificate da stress o disturbi correlati. Il fenomeno genera anche costi nascosti, quali la perdita di know-how aziendale dovuta al turnover e il peggioramento del clima organizzativo.

Secondo la metodologia illustrata nelle recenti ricerche, questi dati includono anche il costo medio individuale, calcolato sulla base del salario giornaliero e dei giorni persi, oltre all'impatto della riduzione della qualità del lavoro e della soddisfazione dei dipendenti In pratica:

Voce di costo

Importo stimato (miliardi di euro/anno)

Assenteismo legato allo stress

16,7

Perdita di produttività

71,8

Totale impatto economico annuale

88,5

Una percentuale consistente di lavoratori ammette di aver considerato l'idea di lasciare il proprio impiego a causa dello stress e solo una minoranza chiede supporto psicologico, segno che il problema rimane ancora in parte sommerso e sottostimato nella sua reale incidenza.

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