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Infarto per stress, in quali condizioni si ha diritto al risarcimento dell'azienda seconda sentenza Cassazione

di Marcello Tansini pubblicato il
Storica sentenza Cassazione

Lo stress sul lavoro può causare infarto: quando la Cassazione riconosce il risarcimento, il ruolo del datore e come si calcola il danno.

Negli ambienti professionali moderni, la pressione eccessiva derivante da ritmi intensi, carichi insostenibili e aspettative elevate rappresenta un fattore di rischio documentato per la salute dei lavoratori, in particolare per quanto riguarda patologie cardiovascolari come l'infarto. Il quadro giuridico italiano individua lo stress da lavoro come una causa sempre più riconosciuta di infortuni e malattie professionali.

Nel corso degli ultimi anni, la giurisprudenza della Cassazione ha posto particolare attenzione al legame tra condizioni lavorative usuranti e danni alla salute dei dipendenti, affermando la responsabilità dell'azienda qualora non siano state adottate adeguate misure di prevenzione in ottemperanza all'articolo 2087 del Codice Civile e al Decreto Legislativo 81/2008. In questo contesto, il tema "Stress da lavoro e infarto risarcimento" assume una portata sempre più rilevante, sia per la tutela dei lavoratori, sia per le ricadute su organizzazioni e società.

Infortunio da stress sul lavoro: quali condizioni riconosce la Cassazione per il risarcimento

La Suprema Corte ha consolidato l'orientamento in base al quale uno sforzo professionale che generi uno stato di stress cronico può costituire infortunio sul lavoro, soprattutto quando sfocia in eventi acuti come l'infarto. Non è necessario che il danno derivi da un singolo episodio violento: l'accumulo di situazioni stressanti nel tempo viene pienamente considerato. Ai fini del riconoscimento del risarcimento, la Cassazione richiede che venga dimostrato un nesso causale tra le condizioni lavorative e il danno alla salute:

  • Turni eccessivamente prolungati e ripetuti
  • Impossibilità di recupero psico-fisico
  • Pressione costante su obiettivi e carichi di lavoro irragionevoli
  • Assenza di patologie preesistenti
Una novità significativa introdotta dalla giurisprudenza riguarda l'inversione dell'onere della prova: dimostrato il collegamento tra lavoro e malattia, non è più il lavoratore (o i suoi eredi) a dover provare il comportamento negligente del datore di lavoro. Sarà invece l'azienda a dover mostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per salvaguardare la salute del proprio organico e di aver rispettato la normativa vigente. Questo principio, ribadito con forza da recenti sentenze, offre garanzie più ampie alla parte lesa nello scenario del "Stress da lavoro e infarto risarcimento".

Dimostrare il nesso causale tra stress lavorativo e infarto: oneri e inversione della prova

Nel procedimento volto all'ottenimento del risarcimento per un infarto connesso allo stress professionale, la prima responsabilità è quella di provare la correlazione causale tra l'esposizione al rischio lavorativo e la patologia insorta. Questa dimostrazione può basarsi su documentazione sanitaria, testimonianze, eventuali precedenti riconoscimenti di "causa di servizio" o valutazioni medico-legali dettagliate:

  • Raccolta sistematica delle cartelle cliniche e delle diagnosi
  • Dimostrazione dell'assenza di elementi extra-lavorativi che abbiano inciso in modo prevalente
  • Valutazione dell'intero andamento del rapporto di lavoro, non solo dell'episodio immediato
Una volta raggiunto il livello di "probabilità qualificata" che lega l'infarto alle condizioni di stress lavorativo, il compito di provare l'avvenuta adozione di tutte le cautele passa in capo al datore di lavoro (inversione dell'onere della prova). L'azienda deve dimostrare con fatti concreti di aver rispettato le previsioni dell'art. 2087 c.c e delle normative specifiche sulla sicurezza.

Ruolo e responsabilità del datore di lavoro secondo la giurisprudenza recente

Il datore di lavoro è tenuto a garantire un ambiente sicuro sia dal punto di vista fisico che psicologico. Le sentenze più attuali chiariscono che la semplice presenza di misure formali non è sufficiente; è necessario un monitoraggio reale delle condizioni e l'attuazione di pratiche organizzative che riducano i fattori stressogeni. Questo implica l'obbligo di:

  • Redigere il Documento di Valutazione dei Rischi aggiornato
  • Adottare sistemi di gestione dei turni che rispettino tempi di riposo adeguati
  • Formare e sensibilizzare i lavoratori sui rischi psicosociali
  • Vigilare costantemente sull'effettiva osservanza delle misure di prevenzione adottate
La responsabilità del datore di lavoro permane persino in presenza di comportamenti imprudenti o negligenti da parte dei dipendenti, qualora si accerti che le misure preventive non siano state idoneamente implementate o valutate in relazione alle specificità organizzative. Il rispetto formale di obblighi normativi non esonera dall'analisi delle condizioni reali nell'impresa, soprattutto quando le dinamiche stressogene siano radicate nella cultura aziendale o nelle prassi operative.

Riconoscimento e calcolo del risarcimento: danno fisico, morale e thin skull rule

Una volta accertata la responsabilità datoriale, il danno indennizzabile copre una vasta gamma di conseguenze: dal danno biologico temporaneo e permanente, fino a quello morale e patrimoniale. Le più recenti pronunce riconoscono, in casi di malattie come l'infarto da sovraccarico lavorativo, anche il risarcimento per le sofferenze emotive patite, oltre che per i danni materiali:

Tipologia di danno

Descrizione

Danno biologico

Compromissione della salute psico-fisica temporanea o permanente

Danno morale

Sofferenza interiore, ansia e timori per il futuro derivanti dall'evento stressante o doloroso

Danno patrimoniale

Perdita di reddito, spese mediche e riduzione della capacità lavorativa

Un punto di rilievo è l'applicazione della thin skull rule: il responsabile del danno deve rispondere integralmente anche degli aggravamenti prodotti da eventuali fragilità preesistenti della vittima, a condizione che il danno sia conseguenza diretta e prevedibile dell'evento occorso. Questo orientamento amplia la protezione risarcitoria in caso di infarto connesso a stress lavorativo, evitando che particolari condizioni di salute del lavoratore costituiscano motivo di riduzione dell'indennizzo.

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