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Smart working 2025 in Italia, i lavoratori privati e della PA che potranno usarlo, le modalità e in quali aziende

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Modalità di implementazione dello smart

Lo smart working in Italia sta diventando una componente sempre più integrata nel mondo del lavoro, con una diffusione crescente sia nel settore privato che in quello pubblico.

Nel 2025 lo smart working sarà una realtà consolidata per milioni di lavoratori italiani sia nel settore privato che pubblico. Secondo l'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il numero di smart worker in Italia dovrebbe raggiungere i 3,75 milioni, con una crescita rispetto ai 3,55 milioni stimati nel 2024.

Questa evoluzione è un cambiamento nel modo in cui le aziende e le amministrazioni pubbliche stanno organizzando il lavoro, in risposta alla domanda crescente di flessibilità da parte dei dipendenti e alle necessità di efficienza operativa. Vediamo quindi:

  • Come cambia lo smart working nel 2025
  • Modalità di implementazione dello smart working

Come cambia lo smart working nel 2025

Le grandi aziende italiane sono state tra le prime a integrare lo smart working come modalità di lavoro permanente. Nel 2024, il 96% di queste imprese ha implementato politiche di lavoro agile, coinvolgendo circa 1,91 milioni di dipendenti. L’Osservatorio rileva che il lavoro agile nelle grandi imprese italiane rappresenta ormai uno standard, con una media di circa 9 giorni al mese di lavoro da remoto per ciascun dipendente.

L’adozione dello smart working in queste realtà è favorita dalla possibilità di accedere a risorse tecnologiche avanzate e di organizzare programmi di formazione per i dipendenti, rendendo la transizione verso modalità di lavoro flessibile più efficace. Le grandi aziende adottano spesso modelli di smart working ibrido, consentendo ai lavoratori di scegliere gli spazi e gli orari, puntando a responsabilizzare i dipendenti sui risultati piuttosto che sul tempo trascorso in ufficio. Questa autonomia favorisce una maggiore produttività e soddisfazione, aspetti che spingono le aziende a mantenere o incrementare il numero di giorni di lavoro flessibile.

Nelle piccole e medie imprese la situazione è più complessa. Nel 2024, il numero di smart worker nelle PMI italiane è sceso a 520.000 rispetto ai 570.000 del 2023. Nonostante il calo, il lavoro agile continua a essere praticato con una media di 6,6 giorni al mese. In molte di queste aziende, soprattutto le più piccole, i processi di digitalizzazione sono ancora incompleti, e la cultura aziendale tende a privilegiare la presenza fisica in ufficio.

Alcune PMI stanno cercando di adottare modalità di smart working per attrarre talenti, soprattutto nei settori più competitivi come quello tecnologico. In questi casi, le PMI che riescono a garantire un certo grado di flessibilità possono contare su una maggiore fidelizzazione dei dipendenti e su una riduzione dei tassi di turnover.

Anche la Pubblica Amministrazione ha introdotto politiche di smart working, seppure con una diffusione più contenuta rispetto al settore privato. Nel 2024, il numero di dipendenti pubblici che lavorano in modalità agile è stato di circa 500.000, in leggera diminuzione rispetto ai 515.000 del 2023. Il lavoro agile nella PA è organizzato con una media di 7 giorni al mese e si concentra soprattutto nei settori amministrativi e nei ruoli che non richiedono la presenza fisica.

Le difficoltà della PA nel consolidare lo smart working derivano dalla necessità di aggiornare le infrastrutture tecnologiche e dalla mancanza di un quadro normativo uniforme. La Pubblica Amministrazione sta lavorando per aumentare il numero di smart worker, con previsioni di crescita del 5% nel 2025. La PA mira ad adottare modalità di lavoro flessibile per migliorare l'efficienza dei servizi e rispondere alle richieste di una forza lavoro sempre più attenta all'equilibrio tra vita lavorativa e personale.

Modalità di implementazione dello smart working

Le modalità di implementazione dello smart working variano in base alla tipologia e alle dimensioni dell’organizzazione. Le grandi aziende tendono a offrire una maggiore flessibilità, permettendo ai dipendenti di organizzare le giornate di lavoro da remoto. Alcune imprese hanno anche creato policy che consentono di svolgere il 100% delle attività da remoto per alcuni ruoli specifici, soprattutto in settori come la tecnologia e il supporto clienti.

Nelle PMI e nella PA la gestione del lavoro agile è più rigida: il numero di giorni di smart working è spesso predefinito e limitato, con poche possibilità di scelta autonoma per i dipendenti. Anche l’accesso agli strumenti tecnologici è spesso limitato, il che può influire sull’efficienza e sulla qualità del lavoro a distanza. Per migliorare la gestione dello smart working, alcune PMI stanno esplorando l’uso di software di monitoraggio della produttività, strumenti di videoconferenza e piattaforme collaborative, ma la diffusione di queste soluzioni rimane lenta.

Guardando al futuro, l’Osservatorio del Politecnico di Milano prevede una espansione dello smart working in Italia. Per le grandi aziende, che già hanno adottato con successo modelli di lavoro flessibile, la tendenza è quella di mantenere o incrementare il numero di giorni di lavoro a distanza. L’implementazione di tecnologie avanzate, come le piattaforme di collaborazione e i sistemi di gestione dei progetti, sarà determinante per migliorare l’efficienza e la sicurezza dei dati nel contesto del lavoro a distanza.

Nel settore pubblico, la crescita dello smart working potrebbe essere facilitata da nuovi investimenti in digitalizzazione e infrastrutture tecnologiche, così come da riforme normative che standardizzino le modalità di lavoro agile. Con una forza lavoro pubblica sempre più orientata alla flessibilità, la PA italiana potrebbe ridurre i costi operativi e migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini.