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Stellantis, sulle auto elettriche abbiamo sbagliato: nuovo piano strategico entro metà 2026

di Marcello Tansini pubblicato il
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Stellantis rivede la propria strategia per le auto elettriche dopo aver riconosciuto errori e adottando nuove azioni correttive. L'articolo esplora scelte, bilanciamenti tra elettrico e ibrido e prospettive per il 2026.

Nell’attuale scenario dell’industria automobilistica, caratterizzato da cambiamenti rapidi, aspettative variabili e pressione normativa crescente, la capacità di adattarsi e rivedere strategie è ormai una necessità ineludibile per i grandi gruppi. Il settore, impegnato da anni nella transizione verso motorizzazioni a emissioni ridotte, ha infatti scoperto limiti e complessità ben oltre le previsioni. In questo contesto si inserisce la decisione di Stellantis di ripensare in modo sostanziale il proprio approccio alla mobilità elettrica.

L’azienda, frutto della fusione tra PSA e FCA, si è trovata a dover riconoscere che alcune bussole strategiche degli ultimi anni non hanno prodotto i risultati sperati. I vertici del gruppo hanno evidenziato criticità emerse da previsioni troppo ottimistiche sulla penetrazione dei veicoli a batteria, sia negli Stati Uniti sia in Europa. Inoltre, il cambiamento degli equilibri nei mercati, la pressione derivante dalle nuove regolamentazioni e la necessità di ascoltare con maggiore attenzione i bisogni dei clienti hanno reso indispensabile una revisione della rotta.

In questo passaggio si avverte un’evoluzione di mentalità che va ben oltre lo specifico ambito tecnico. Stellantis mira ora a recuperare un approccio più pragmatico e graduale, basato su una attenta valutazione delle effettive dinamiche di consumo e sull’adozione di tecnologie diversificate. È un riposizionamento che rappresenta anche una presa di responsabilità verso i lavoratori e le economie locali, nonché una revisione delle priorità industriali a fronte di dati di mercato e indicazioni politiche in continua mutazione.

Errori, azioni correttive e nuovi equilibri industriali: il ripensamento delle auto elettriche e il ritorno all’ibrido

La storia recente del gruppo racconta di azioni correttive messe in campo a seguito di un’analisi puntuale degli andamenti commerciali e delle aspettative non pienamente realizzate. Le ipotesi iniziali sulla crescita delle vetture elettriche a batteria si sono rivelate, come dichiarato dall’amministratore delegato Antonio Filosa, “sbagliate”. In particolare, le previsioni di una penetrazione del 50% dei BEV (Battery Electric Vehicles) negli Stati Uniti entro il 2030 sono state confutate dai dati più recenti, fermi a valori ben inferiori. Anche sul mercato europeo, nonostante le politiche di incentivazione, la domanda non ha raggiunto l’intensità pronosticata.

Queste difficoltà si sono riflesse su alcune scelte industriali, come l’investimento sulle gigafactory e le strategie per il rinnovo del parco auto circolante. Il gruppo ha pertanto optato per l’introduzione di soluzioni ibride tradizionali, considerate oggi un compromesso più efficace tra esigenze di sostenibilità, contenimento dei costi e adattamento alle reali aspettative dei consumatori, soprattutto negli Stati Uniti. La svolta è significativa perché, pur non rinunciando alle tecnologie elettriche, rivaluta il valore dell’ibrido come risposta ad una domanda più graduale e meno polarizzata.

L’adozione di questa nuova filosofia ha portato a una ridefinizione delle priorità interne:

  • Rafforzamento delle attività ingegneristiche nei poli nazionali, con oltre 120 nuove assunzioni a Mirafiori e altrettante ad Atessa, a conferma dell’impegno concreto sul territorio.
  • Rilascio di nuovi modelli come Jeep Compass e DS N8 nello stabilimento di Melfi, a testimonianza di una capacità produttiva rimodulata ma solida.
  • Maggiore coinvolgimento dei reparti ricerca e sviluppo nell’identificare tecnologie realmente desiderate dal mercato.
  • Attenzione particolare a sostenibilità e competitività industriale, evitando scelte che possano pregiudicare redditività o tenuta occupazionale.
Nel frattempo, le istituzioni europee e statunitensi hanno intrapreso azioni regolamentari con impatti diretti e indiretti sul comparto produttivo. La discussione dei nuovi regolamenti, sia da parte della Commissione UE (con il cosiddetto “pacchetto automotive”) sia nell’amministrazione statunitense, ha messo in evidenza la necessità di un percorso che concili decarbonizzazione, salvaguardia dei posti di lavoro e accessibilità dei veicoli.

Proprio su questi equilibri si gioca parte della partita: i dazi statunitensi appaiono oggi più prevedibili e meno gravosi rispetto agli scenari precedenti, mentre in Europa l’urgenza di rinnovare un parco auto datato si confronta con i limiti degli incentivi e la complessità della normativa ambientale. L’alleanza con le istituzioni è quindi un elemento chiave; attraverso proposte come la differenziazione degli standard tra auto e veicoli commerciali, o il sistema di “super crediti” per i modelli più compatti, Stellantis ha rilanciato la propria strategia anche come interlocutore autorevole delle politiche industriali comunitarie.

L’obiettivo nel breve termine è dunque quello di perseguire uno sviluppo sostenibile e duraturo, superando logiche di crescita forzata e abbracciando una gradualità orientata al reale. In questo quadro, la scelta di diversificare tra elettrico, ibrido e motorizzazioni tradizionali rappresenta non un passo indietro, ma una lettura attenta dei trend e della responsabilità sociale e industriale.

Verso il 2026: rilancio dei brand, prospettive del nuovo piano strategico e sfide future

Lo sguardo rivolto al medio termine si concentra ora sul nuovo piano strategico, che verrà presentato entro la metà del 2026 in occasione del Capital Market Day. Secondo quanto illustrato da Antonio Filosa, ogni marchio sotto l’ombrello Stellantis presenta una propria storia e un’identità unica: dalla sportività senza compromessi di Alfa Romeo all’affidabilità Jeep, dalla popolarità dei modelli Fiat alla raffinatezza DS. È proprio questa pluralità di competenze specifiche a costituire la forza differenziante dell’azienda, in un momento in cui la capacità di adattarsi alle diverse aree di mercato si dimostra determinante.

Il management ha ribadito il valore dell’ascolto dei clienti come fonte primaria di innovazione, spingendo i dipartimenti di sviluppo a lavorare a stretto contatto con il mercato per anticipare o rispondere in modo tempestivo ai nuovi bisogni. In parallelo, Stellantis si è impegnata a migliorare progressivamente i principali indicatori di performance (KPI), con l’obiettivo dichiarato di recuperare una generazione di cassa positiva trimestre dopo trimestre. Questo percorso richiede però realismo e trasparenza: non sono previste scorciatoie, tanto nella comunicazione ai mercati finanziari quanto nei rapporti con gli azionisti, che verranno aggiornati sugli sviluppi effettivi nel corso dei prossimi mesi.

Le sfide però restano numerose e di ampia portata. Il gruppo è chiamato a confrontarsi con:

  • complessità geopolitica internazionale (come la tensione sulle forniture e la concorrenza cinese),
  • pressione inflattiva e crescita dei costi energetici,
  • necessità di rinnovare in modo equilibrato le proprie produzioni esistenti, puntando su flessibilità e riduzione degli sprechi,
  • continuità di rapporto con le istituzioni e i territori che ospitano fabbriche chiave come Termoli o Mirafiori.
La strada intrapresa da Stellantis non si configura come un semplice ripensamento tecnico, ma come un cambio di paradigma all’interno di un’industria che si confronta tanto con la solidità delle tradizioni quanto con le necessità di innovare in maniera sostenibile e integrata. Più che inseguire la “corsa all’elettrico” a tutti i costi, la nuova linea si fonda su scelte guidate dall’ingegneria e dall’analisi di scenario, con una posizione di dialogo attivo verso istituzioni, lavoratori e consumatori.

Tra prudenza nell’autocelebrazione e visione concreta delle sfide, i vertici aziendali sembrano voler restituire centralità al lavoro industriale e ai modelli di business sostenibili, senza perdere di vista né la competitività né la responsabilità sociale. Il nuovo piano strategico si preannuncia come un percorso di conferma di questa identità poliedrica e di rilancio dei brand, con l’obiettivo di consolidare la presenza in mercati-chiave e superare le difficoltà globali degli ultimi anni. Sarà dunque l’equilibrio fra tradizione e innovazione, pragmatismo operativo e capacità di visione, a delineare il ruolo e il posizionamento dell’azienda nell’automotive dei prossimi anni.



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