Negli ultimi mesi, il settore portuale italiano è stato interessato da una serie di decisioni giudiziarie di ampia portata in materia di retribuzione durante i periodi di ferie. Il dibattito si è acceso in seguito alle sentenze emesse dal Tribunale di Venezia, che hanno ridefinito i criteri di calcolo delle spettanze per i lavoratori portuali.
Queste pronunce hanno destato particolare interesse non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche nelle imprese del comparto, preoccupate per le possibili ricadute finanziarie derivanti dal riconoscimento di arretrati fino a 18 anni.
Sentenze recenti e normativa: cosa cambia per i lavoratori portuali
Le decisioni emesse dalla sezione lavoro del tribunale veneziano segnano un cambiamento significativo nella prassi del calcolo salariale per i giorni di assenza dovuti a ferie. In risposta a una serie di ricorsi presentati da lavoratori del Terminal intermodale Venezia (Tiv), i giudici hanno stabilito che la retribuzione percepita durante i periodi di ferie non può essere inferiore alla normale paga ordinaria. In particolare, vanno incluse tutte le indennità e le componenti retributive che il dipendente riceve durante i periodi di lavoro effettivo. Per la precisione:
- Secondo quanto stabilito dalle ultime sentenze, ogni giorno di ferie deve essere retribuito sulla base della media delle spettanze ricevute nei dodici mesi precedenti.
- La direttiva europea 2003/88/CE e una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2006 hanno avuto un ruolo determinante nel rafforzare il diritto dei lavoratori alla piena equiparazione tra salario da lavoro effettivo e compensi durante la fruizione delle ferie annuali.
- L’articolo 11 del Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori dei Porti ha sempre disciplinato il trattamento retributivo delle ferie, ma la nuova interpretazione amplia le componenti da considerare nel calcolo.
Il principio ormai affermato dalle corti sostiene che,
durante le ferie, non solo la retribuzione base ma anche le indennità di servizio, come quelle per il disagio, il lavoro notturno o a turni, debbano essere riconosciute. Queste componenti possono incidere notevolmente sull’importo complessivo spettante, specie in considerazione della possibilità di richiedere arretrati a partire dal 2007, secondo le sentenze in oggetto.
Calcolo degli importi spettanti: esempi pratici di arretrati e indennità
Dal punto di vista operativo, il ricalcolo delle spettanze richiede un’analisi dettagliata delle buste paga dei singoli lavoratori per individuare tutte le indennità fisse e variabili maturate nei dodici mesi antecedenti ogni periodo di ferie. La somma riconosciuta a titolo di arretrati può variare sensibilmente, a seconda della posizione lavorativa e delle maggiorazioni spettanti:
- Le sentenze recenti hanno portato a riconoscimenti variabili tra gli 11mila e i 33mila euro per ciascun dipendente solo per i lavoratori del terminal Tiv, a seconda delle indennità normalmente percepite (ad esempio, gruiste, operatori polivalenti, planner).
- In alcuni casi, l’importo complessivo tra indennità e contributi può raggiungere anche 50-60mila euro per persona.
- Gli importi spettanti vengono calcolati sulla media mensile delle retribuzioni degli ultimi dodici mesi per ciascun anno di ferie godute dal 2007 a oggi, comprendendo tutte le voci accessorie (indennità per turnazione, disagio, reperibilità, ecc.).
| Mansione |
Arretrati stimati |
Indennità incluse |
| Gruista |
Fino a 33.000 € |
Turni, disagio, rischio |
| Planner |
Circa 20.000 € |
Turni, reperibilità |
| Polivalente |
Tra 11.000 e 18.000 € |
Flessibilità, disponibilità |
Rischi e conseguenze per aziende e lavoratori: il punto dei terminalisti
L’attuale situazione genera
molteplici interrogativi sulla sostenibilità finanziaria dei pagamenti dovuti a seguito delle sentenze. Le associazioni di categoria, in particolare la sezione Terminal Operators di Confindustria Genova, hanno espresso forte preoccupazione per l’impatto dei ricalcoli sugli equilibri aziendali:
- Numerose imprese portuali, specialmente quelle di dimensioni contenute, si trovano ora esposte al rischio di dover far fronte a debiti imprevisti e potenzialmente insostenibili.
- La possibilità di rivendicazioni massive di arretrati potrebbe mettere a repentaglio la continuità delle attività operative e della stessa occupazione nei porti con minore capacità finanziaria.
- I terminalisti ritengono che la recente interpretazione della normativa rischi di compromettere la validità e l’efficacia delle clausole del contratto collettivo nazionale (CCNL) costruito e negoziato nell’arco di 25 anni di relazioni industriali positive.
Le aziende sono già alle prese con richieste formali, in alcuni casi supportate da sentenze e lettere di messa in mora da parte dei lavoratori coinvolti. Gli operatori segnalano inoltre che interventi retroattivi su periodi lavorativi molto lunghi generano difficoltà nella ricostruzione delle spettanze, con il rischio di errori e contestazioni ulteriori.
Si evidenzia inoltre una potenziale rottura negli equilibri sindacali e nel rapporto di fiducia tra le parti, con i sindacati che si stanno mobilitando per garantire il rispetto dei diritti acquisiti senza compromettere la stabilità contrattuale.
Leggi anche