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Partita Iva forfettaria al 26% proposta in manovra finanziaria per agevolare determinate categorie dipendenti

di Marcello Tansini pubblicato il
Manovra finanziaria 2025

La proposta di introdurre un regime forfettario al 26% porta con sé novità, vantaggi e criticità. I requisiti d'accesso, le motivazioni della misura e le possibili prospettive.

Il dibattito sulla possibile revisione del regime forfettario per lavoratori autonomi, dipendenti e pensionati con redditi misti si è riacceso con la nuova proposta avanzata per il 2026. Questa iniziativa prevede, per alcune categorie di contribuenti, una tassazione sostitutiva del 26% in presenza di determinati livelli di reddito, anziché mantenere l'aliquota agevolata standard.

L'ipotesi mira a stimolare l'accesso alla Partita IVA anche a chi percepisce redditi annui superiori alla soglia di esclusione vigente, introducendo però una maggiore progressività fiscale nell'applicazione dell'imposta. Una simile soluzione rappresenterebbe un cambiamento nel panorama delle agevolazioni tributarie per le cosiddette Partite IVA ibride.

Origine e motivazioni della proposta INT sul forfettario al 26%

L'Istituto Nazionale Tributaristi (INT) ha promosso la modifica del regime forfettario in occasione della discussione sulla Legge di Bilancio 2026, presentando una proposta finalizzata ad ampliare la platea dei potenziali beneficiari. L'idea nasce dal confronto con la realtà dei lavoratori che affiancano al lavoro dipendente o alla pensione una seconda attività autonoma e che, fino ad oggi, risultavano esclusi da questo regime se superavano determinate soglie di reddito da lavoro o pensione. La proposta INT mira a rispondere alle criticità riscontrate negli attuali meccanismi del regime forfettario, giudicati troppo rigidi e causa di una perdita immediata dei benefici fiscali superato il tetto di 35.000 euro. Le motivazioni dietro la proposta sono molteplici:

  • Realismo rispetto al mercato del lavoro, che vede sempre più spesso professionisti coinvolti in forme di lavoro ibrido;
  • Favorire la fiscalità trasparente, evitando il ricorso a sistemi alternativi meno chiari;
  • Maggiore equità nella tassazione tra le diverse categorie di contribuenti, bilanciando le esigenze di semplificazione e quelle di entrate erariali;
L'intervento suggerito prevede che, anziché imporre l'uscita dal regime agevolato, chi supera determinati limiti resti nel forfettario con una tassazione più alta, garantendo comunque continuità amministrativa e uno stimolo all'autoimprenditorialità.

Limiti attuali e novità previste dalla Manovra 2026

La disciplina attuale del regime forfettario, regolata dalla Legge 190/2014, prevede:

  • un'aliquota d'imposta sostitutiva del 15% (ridotta al 5% per le start-up nei primi cinque anni);
  • permanenza nel regime per chi percepisce ricavi o compensi fino a 85.000 euro;
  • decadenza immediata oltre i 100.000 euro di ricavi o compensi annui;
  • soglia di reddito da lavoro dipendente o pensione innalzata a 35.000 euro
Novità introdotte dalla proposta consistono nella possibilità, per i soggetti con redditi da lavoro o pensione superiori ai 35.000 euro, di continuare ad accedere al forfettario pagando però un'aliquota sostitutiva maggiorata al 26%. Si mantiene invece invariato il limite dei ricavi a 85.000 euro, in ottemperanza alla normativa europea (Direttiva 2006/112/CE), che consente un'esenzione IVA solo fino a tale soglia.

Tra gli obiettivi della Manovra 2026 c'è la ricerca di un equilibrio tra incentivo alla regolarizzazione delle micro-imprese e stabilità delle entrate fiscali, nonché la riduzione delle criticità legate al cosiddetto scalone, ovvero il brusco passaggio dall'imposizione agevolata a quella ordinaria in caso di superamento della soglia di reddito.

A chi si applica la nuova aliquota del 26% e i requisiti d'accesso

La proposta avanzata dall'INT riguarda coloro che cumulano redditi da lavoro dipendente o pensione superiori ai 35.000 euro e vogliono gestire una seconda attività in Partita IVA semplificando gli adempimenti fiscali. In pratica l'aliquota al 26% verrebbe applicata nei seguenti casi:

  • Contribuenti che al 31 dicembre dell'anno precedente riportano un reddito annuo da lavoro dipendente o assimilato (o da pensione) oltre la soglia attualmente fissata a 35.000 euro;
  • Persone che mantengono ricavi o compensi dalla propria attività autonoma entro il limite di 85.000 euro annui;
  • Chi si trova nella condizione di lavoratore ibrido, desideroso di mantenere la semplificazione fiscale e amministrativa rispetto al regime ordinario;
La tabella seguente sintetizza il confronto tra la disciplina vigente e la proposta:

Soglia di reddito da lavoro/pensione

Aliquota sostitutiva

Fino a 35.000 euro

5% (primi 5 anni) / 15%

Oltre 35.000 euro

26% (solo parte eccedente, secondo la proposta)

Nessuna modifica viene prospettata per chi ha cessato l'attività lavorativa dipendente o assimilata entro l'anno precedente, che resta escluso dal limite di cumulabilità. Restano valide tutte le altre condizioni previste dalla disciplina forfettaria, tra cui i vincoli di non partecipazione a società di persone/associazioni e la limitata detraibilità/cumulabilità con altre agevolazioni.

Impatto pratico, vantaggi e criticità della proposta

L'introduzione della soglia al 26% rappresenterebbe, sul piano pratico, una soluzione intermedia tra l'attuale forfettario e il regime ordinario. Tra gli effetti sono stati individuati:

  • Maggior continuità nell'accesso al regime agevolato per lavoratori con situazioni di reddito variabile;
  • Progressività interna che evita la perdita secca dei benefici fiscali superato il tetto dei 35.000 euro;
  • Riduzione della complessità amministrativa rispetto al passaggio all'IRPEF ordinaria;
Tra i possibili ostacoli si individuano:
  • Necessità di specifici coordinamenti con i profili previdenziali, soprattutto per chi già versa contributi su differenti posizioni;
  • Possibili sovrapposizioni con altre misure agevolative in discussione, come il Concordato preventivo biennale;
  • Rischi relativi alla sostenibilità amministrativa e interpretativa, che potrebbero necessitare di chiarimenti attuativi da parte dell'Agenzia delle Entrate.
Nel bilanciare vantaggi e criticità, la misura mira ad aumentare la platea dei potenziali fruitori, ma richiede soluzioni precise per evitare disallineamenti normativi e difficoltà applicative.

Convenienza e prospettive del regime forfettario

La valutazione sull'effettiva convenienza del nuovo assetto proposto dipende da molteplici fattori. Il regime forfettario, già pensato per ridurre gravami fiscali e oneri burocratici, pone ora il tema di come l'aliquota del 26% potrebbe impattare sulle scelte dei lavoratori e dei piccoli imprenditori con redditi superiori alle attuali soglie. Per molti professionisti, infatti, la semplicità di gestione e la prevedibilità del carico fiscale sono elementi di grande attrattiva, anche a fronte di una minore aliquota rispetto al regime ordinario.

Alcuni elementi da monitorare nei prossimi sviluppi:

  • L'incidenza dei costi fissi e variabili sul margine di convenienza, specie nei settori ad alta spesa;
  • La perdita di alcune deduzioni e detrazioni fiscali non compatibili con il meccanismo dell'imposta sostitutiva;
  • Il futuro coordinamento con la normativa europea e le direttive sull'esenzione IVA;
In prospettiva, la proposta di nuovo regime si inserisce in uno scenario fiscale italiano in cerca di maggiore flessibilità e capacità di adattamento alle realtà lavorative attuali.


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